100 milioni di bambini nel mondo lavorano e non vanno a scuola

In occasione della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, che cadeva lo scorso 12 giugno, l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha elaborato un rapporto dedicato in particolare alla situazione delle bambine e delle ragazze. E ha denunciato che nel mondo sono 100 milioni i bambini che lavorano e non vanno a scuola, un numero destinato a aumentare dato che la crisi economica potrebbe spingere un numero crescente di bambine e bambini nel lavoro minorile.
"L'accesso all'istruzione di base e alla formazione, per le bambine e i bambini, deve far parte delle soluzioni per il futuro" ha affermato il Direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, nel presentare il rapporto. L'espressione di una speranza che si scontra con una realtà che non registra dati positivi e rende sempre più irraggiungibile l'obiettivo che si era dato l'Unesco, l'agenzia dell'Onu che promuove la cultura e l'educazione, di fare in modo che entro il 2015 tutti i bambini del mondo dovessero avere la possibilità di andare almeno alla scuola primaria.
Il rapporto dell'Ilo registra che ci sono ancora circa 75 milioni di bambini in tutto il mondo non iscritti alla scuola primaria. Bassi anche i tassi di iscrizione alla scuola secondaria che nei paesi in via di sviluppo è pari al 61% per i ragazzi e al 57% per le ragazze, la metà nei paesi più poveri.
Il rapporto precisa che "l'aumento della povertà dovuto alla crisi obbliga le famiglie povere con molti bambini a scegliere quale figlio mandare a scuola" e molto spesso la scelta è a scapito delle bambine.
I bambini coinvolti nel lavoro minorile sono oltre 100 milioni. In particolare un ampio numero di ragazze è impiegato nell'agricoltura e nel settore manifatturiero, molte quelle impiegate nei pesanti lavori domestici. Tante sottoposte alle forme peggiori di lavoro minorile che comprendono la schiavitù, il lavoro forzato, la prostituzione e la pornografia. Il rapporto denuncia che "le bambine, più dei coetanei maschi, devono occuparsi dei lavori domestici nelle proprie case e se a questo si aggiunge anche il lavoro svolto fuori casa, si crea un 'doppio vincolo' che aumenta il rischio di abbandono scolastico da parte delle bambine", oltre che realizzare fin dall'infanzia quella doppia schiavitù che colpisce le donne.

29 luglio 2009