Lo denuncia "L'Espresso"
L'autista di Grillo a capo di 13 società in paradisi fiscali
Tra gli amministratori dei capitali depositati in Costa Rica la cognata del leader del M5S

Mentre il megalomane, qualunquista di destra Grillo predica moralità e trasparenza in politica e a parole si scaglia contro gli evasori e gli speculatori finanziari, un'inchiesta pubblicata su l'Espresso il 12 marzo svela che in realtà Grillo, tramite il suo autista, Walter Vezzoli, e sua cognata, Nadereh Tadjik, è a capo di tredici società aperte nel paradiso fiscale del Costa Rica, quasi tutte con sede a Santa Cruz, appositamente costituite per gestire grossi affari immobiliari, investimenti, commercio, agricoltura, allevamento, turismo, alberghi, sviluppo di attività immobiliari e fiduciarie, import export e soprattutto costruzioni di lusso fra cui spicca il mega progetto per un resort da mille e una notte, denominato "Ecofeudo" in quanto dotato di ogni comfort ivi compreso un rifugio antiatomico e fornito di particolari filtri depuratori progettati per difendersi da contaminazioni chimiche, biologiche e batteriologiche, completamente autossuficiente, affacciato sul golfo di Papagayo, la località turistica più rinomata del Costa Rica.
Almeno quattro di queste società risultano registrate come "sociedad anonima" che non consente di risalire alla vera identità degli azionisti. Così come non è dato sapere neppure chi abbia finanziato queste iniziative. Non a caso il Paese del Centroamerica all'epoca era inserito nella black list dei paradisi fiscali dal Tesoro italiano mentre a livello internazionale l'Ocse lo colloca in una lista grigia di Stati che hanno fatto i primi passi verso una maggiore trasparenza.
Dalle carte che L'Espresso ha potuto consultare emerge però che tra gli amministratori compare insieme a Vezzoli più volte il nome di Nadereh Tadjik, ovvero la cognata di Grillo, sorella di sua moglie Parvin, di origini iraniane.
Nadereh ricopre incarichi diversi a seconda delle società. Qualche volta è presidente, oppure tesoriere o anche "secretario".
Non solo. Una delle tredici società "Armonia Parvin sa" ossia lo stesso nome della signora Grillo, con sede a Santa Cruz, provincia di Guanacaste, nell'appartamento numero dieci di Villla Mariposa, la presidente Nadereh Tadijk e il secretario Vezzoli sono affiancati da un terzo amministratore: Enrico Cungi, toscano, classe 1953, balzato agli onori della cronache giudiziarie nel 1996 in quanto coinvolto in un'indagine per narcotraffico. Arrestato in Costa Rica e poi estradato in Italia ha passato tre mesi nel carcere romano di Rebibbia, ma non risultano condanne a suo carico. Cungi è poi tornato a vivere nel Paese del Centroamerica dove gestisce alcune attività commerciali, tra cui anche la società Armonia Parvin insieme alla cognata e all'autista di Grillo.
"A che cosa serve questa costellazione di società, dotate per altro di capitali sociali minimi, non più di 10 mila dollari ciascuna? - si chiedono a L'Espresso - È difficile dare una risposta precisa, visto che l'oggetto sociale indicato nelle carte appare a dir poco ampio. Ad aumentare la difficoltà c'è poi il fatto che il livello di trasparenza delle informazioni societarie in Costa Rica è tra i più bassi al mondo. Almeno una delle società targate Vezzoli-Tadijk ha però in cantiere un progetto ben preciso. Ecofeudo, infatti, è il nome di un resort extra lusso da 30 ettari da costruire sulle colline della baia Papagayo. A giudicare dalle foto pubblicate Ecofeudo non sarà un villaggio popolare. La zona è considerata una delle più promettenti per chi vuole investire nel turismo. Nel resort le ville saranno di alto livello: "potranno avere una superficie fino a 750 metri quadri coperti su un'area propria di 5000 metri quadri".
A dir poco stizzita la reazione di Grillo che, via web farfuglia citando alcuni stralci dell'intervista rilasciata da Vezzoli a un quotidiano, evita accuratamente di entrare in merito alla questione, non spiega nulla, non chiarisce niente e soprattutto non replica alle accuse, ma, sarcasticamente si permette di suggerire ai giornalisti de L'Espresso di "Consultare Wikipedia e scoprire che per società anonima (Sociedad Anònima, abbreviazione: S.A.), in Costa Rica e in quasi tutti i Paesi del mondo in cui si parla spagnolo, si intende quella che in italiano viene comunemente denominata Società per Azioni. Verifica delle fonti - si legge ancora - La Costa Rica non è paradiso fiscale già dal 2011. Questa è la lista OCSE dei Paesi con gli standard fiscali riconosciuti dall'organismo internazionale in cui compare la Costa Rica insieme agli altri stati come l'Italia".
In realtà, replicano a L'Espresso: "Contrariamente a quello che sostiene il blog di Beppe Grillo, 'L'Espresso' non ha mai parlato di 'società anonime' aperte da Walter Vezzoli in Costa Rica. Noi abbiamo scritto che l'autista di Grillo risulta amministratore di 13 società in Costa Rica, tutt'ora attive. In Costa Rica per le 'sociedad anonima', così come per tutte le altre società, non c'è trasparenza su azionisti e bilanci. Proprio come succede, per esempio, in Svizzera e nei paesi caraibici... Fino al 2009, quando vennero create le 13 società di Vezzoli, il Costa Rica era anche inserito nella lista nera dell'Ocse e dell'Agenzia delle Entrate come paradiso fiscale. Oggi, l'Agenzia delle Entrate considera il Costa Rica un paese a fiscalità privilegiata per 'attività i cui proventi affluiscono da fonti estere' - continua il settimanale - Quanto al progetto Ecofeudo, la società omonima creata da Vezzoli, dalla cognata di Grillo e da Simone Pennino risulta ancora attiva, così come il documentatissimo sito Web che propaganda il progetto per la costruzione di un resort".
In effetti basta consultare il sito costaricense di consulenza "Cvfirm.com" per capire che effettivamente con il termine "Societad Anomima" in Costarica si intende una struttura societaria che ha tra le proprie caratteristiche la possibilità di nascondere molto facilmente i nomi dei veri soci che possono essere rivelati solo su richiesta di un giudice nel corso in un procedimento giudiziario.
Proprio per questo si chiamano paradisi fiscali: perché trattasi di società che non sono riconducibili a nessuno e pertanto libere di operare come meglio credono. Del resto non è certo un caso che tutti i più grossi scandali italiani: dallo Ior del Vaticano al Banco Ambrosiano della P2, tanto per citare i più eclatanti, sono stati generati da società di questo tipo.
Di fronte a tutto ciò torna alla mente un vecchio adagio popolare che recita: chi va al mulino prima o poi s'infarina; è già successo con la Lega Nord di Bossi (arrivato in parlamento sull'onda di Tangentopoli agitando il cappio contro i corrotti e ora beccato coi lingotti d'oro spartiti all'interno del "cerchio magico"); è già successo con Di Pietro arrivato nella stanza dei bottoni sull'onda delle sue inchieste giudiziarie contro i "mariuoli" e poi beccato con un patrimonio milionario e decine di immobili mentre il capogruppo dell'Idv alla Regione Lazio finiva in manette il 12 novembre scorso perché si giocava il finanziamenti pubblici destinati al partito alle slot machine; e succederà prima o poi anche col Movimento 5 stelle perché, checché ne dica il suo leader megalomane, qualunquista e di destra Grillo, la corruzione, le tangenti, il furto e lo spreco di denaro pubblico, sono elementi connaturati al sistema capitalista e allo Stato borghese. Un sistema che è fondato sullo sfruttamento dell'operaio e il furto del plusvalore da esso prodotto per costituire il capitale, sulla legge del massimo profitto e sull'imperativo "arricchitevi", non può essere per definizione "onesto", "etico", rispettoso di "regole"; e la corruzione non è una sua "anomalia", ma un suo costituente indispensabile, senza il quale la sua economia e la sua macchina statale non potrebbero funzionare.
Solo con l'abbattimento del capitalismo e l'instaurazione del socialismo, perciò, potrà essere iniziata e vinta una vera battaglia per estirpare per sempre la corruzione dalla società.

20 marzo 2013