Successo dello sciopero nella scuola e nel settore pubblico contro i tagli del governo e il precariato e per il contratto
200 mila lavoratori pubblici e scuola nei cortei con la Cgil
Vergognosa retromarcia di Epifani sullo sciopero generale invocato a gran voce dai manifestanti
La polizia manganella il pacifico corteo di studenti e precari a Roma

Oltre 200 mila lavoratori pubblici, insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Ata) della scuola (precari e non), ricercatori universitari, dipendenti di accademie e conservatori e studenti dell'Onda, sono scesi in piazza a Roma (100 mila), Milano (70 mila), Napoli (10 mila), Bologna (20mila), Reggio Emilia (10mila), Modena (5mila) e poi ancora a Torino, Bergamo, Ancona e in diverse altre città d'Italia, nell'ambito dello sciopero generale della Funzione Pubblica e della Flc (Federazione lavoratori della conoscenza), indetto dalla Cgil contro le "riforme" Brunetta e Gelmini, gli odiosi tagli di Tremonti alle risorse e al personale e lo smantellamento della scuola e dell'Università pubbliche.
A Roma, dove era concentrata la manifestazione nazionale della scuola (mentre i pubblici sfilavano anche a Milano e Napoli), un lungo e partecipato corteo tinto unicamente di rosso dalla marea di bandiere, striscioni e cappellini della Cgil, è sfilato da piazza della Repubblica fino a piazza del Popolo per chiedere più risorse per il rinnovo dei contratti, più fondi per scuola, Università e ricerca e per la stabilizzazione dei precari. Molti spezzoni del corteo, in particolare quelli composti da dipendenti ministeriali, hanno invocato a più riprese e a gran voce lo sciopero generale nazionale contro il governo.
In testa al corteo un grande striscione con scritto: "Lavoro pubblico e conoscenza: beni comuni" seguito dalla richiesta: "investire in conoscenza per il futuro del Paese".
Molti e anche divertenti gli slogan e i cori contro il neoduce Berlusconi e i suoi gerarchi Tremonti, Brunetta e Gelmini. Su tutti si distinguono i manifestanti napoletani che cantano: "E' nata na riform è nata ner, gelmini dic che bon nu signor nun è bon... O partigiano portalo via o silvio ciao silvio ciao ciao ciao, o partigiano portalo via nun mo fid do vede,..." e ancora: "Giro giro tondo casca il mondo casca Gelmini e ridono i bambini. Giro giro tondo casca il mondo casca Tremonti e poi facciamo i conti. Giro giro tondo casca il mondo casca Brunetta e la scuola è perfetta". Ha partecipato il PMLI (vedi articolo a parte) come anche a Milano.
Secondo i primi dati diffusi dalla Cgil l'adesione allo sciopero è stata tra il 50 e il 60% tra il pubblico impiego e di circa il 30% nella scuola.
Al fianco dei lavoratori sono scesi in piazza anche gli studenti medi e universitari dell'Onda (vedi articolo a parte). I liceali sono partiti dalla Piramide con alla testa un grande striscione: "Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli. Bloccare la riforma, riprenderci il futuro" e sono riusciti a raggiungere il ministero dell'Istruzione urlando slogan contro la Gelmini. Gli universitari invece sono partiti da piazzale Aldo Moro e, nonostante le brutali cariche della polizia subite in piazza dei Cinquecento, sono riusciti ad arrivare davanti al ministero dell'Economia al grido: ''Noi la crisi non la paghiamo''. Negli scontri - denuncia l'Onda - sono rimasti feriti una decina di studenti.
Brutalmente caricati dalle "forze dell'ordine" del regime neofascista agli ordini del ministro fascio-leghista Maroni anche i cortei studenteschi di Torino e Bologna.
Il corteo di Torino era aperto da un grande crocifisso di cartone: "Intendevamo portarlo simbolicamente davanti alla sede del Pdl, in corso Vittorio Emanuele - racconta un rappresentante degli studenti - per manifestare contro l'intenzione di introdurre l'obbligo di esporlo nelle scuole. Ma non eravamo ancora venuti a contatto con la polizia, che ci ha strappato uno striscione e ci ha caricato e manganellato senza ragione."
A Bologna invece le manganellate sono volate davanti alla sede del consolato greco in via Indipendenza dove gli studenti si erano riuniti per manifestare la propria solidarietà allo studente ucciso in Grecia un anno fa.
Ma alla grande combattività espressa in piazza dai manifestanti e al successo dello sciopero fa da contraltare l'atteggiamento rinunciatario del vertice della Cgil che pare non abbia nessuna intenzione di dare un giusto seguito alla grande mobilitazione dei lavoratori. Lo ha confermato lo stesso Epifani che, durante il comizio conclusivo, invece di muovere la piazza e indire subito lo sciopero generale nazionale contro il governo del nuovo Mussolini, ha rilanciato la battaglia di retroguardia in "difesa della Costituzione repubblicana" che di fatto è stata già cancellata dall'instaurazione della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e guerrafondaia. Senza mai nominare la parola "sciopero generale" Epifani ha affermato: "Voglio stringere un nuovo patto con la piazza come già accaduto anni fa: rimettiamo in piedi il comitato 'Salviamo la Costituzione'. Riprendiamo la battaglia perché non c'è difesa del lavoro pubblico, della scuola e della sanità se non difendiamo la Costituzione. La Cgil sta e resterà sempre dalla parte della Costituzione".
Una vergognosa retromarcia consumata dallo stesso palco di piazza del Popolo dove appena un mese fa, in occasione della mobilitazione nazionale contro la crisi del 14 novembre scorso, lo stesso Epifani aveva lanciato l'appello a Cisl e Uil: "Se anche voi pensate che il governo debba agire sul fisco, siamo pronti a fare insieme uno sciopero generale".

16 dicembre 2009