Per la rivalutazione delle pensioni e la legge per gli anziani non autosufficienti
200 mila pensionati in piazza contro il governo Prodi
Grandi manifestazioni in tutta Italia
La polizia di Amato impedisce vigliaccamente la protesta davanti a Palazzo Chigi
L'avevano promesso nelle conclusioni della manifestazione nazionale al Palaottica di Roma del 15 maggio scorso: in assenza di risposte adeguate e tempestive i pensionati italiani scenderanno di nuovo in piazza. E così è stato. I sindacati confederali dei pensionati hanno promosso e tenuto il 12 giugno una giornata di lotta di grande successo, con una partecipazione straordinaria, di quelle che se ne vedono poche e che bisogna tornare indietro nel tempo per trovarne di analoghe. I numeri parlano da soli: oltre 200 mila pensionate e pensionati in piazza. Oltre 100 manifestazioni in tutt'Italia. Non c'è stata città di una certa importanza che non abbia visto sfilare i cortei o registrato dei presidi di lotta.
Manifestazioni numerose e combattive: 15 mila in Emilia-Romagna, altrettanti in Toscana e in Campania, 10 mila in Puglia e oltre 8 mila in Sicilia. 12 mila a Roma, 10 mila a Bologna, 5 mila all'Aquila, 8 mila a Genova, 20 mila a Torino, 5 mila a Cagliari, 4 mila a Messina, e poi Milano, Trento, Ancona, Napoli, Terni e ancora tante altre. Una protesta forte ed esplicita contro la politica economica e sociale del governo Prodi, contro la sua indifferenza nei confronti dei problemi degli anziani che negli anni si sono aggravati notevolmente. In primo luogo l'impoverimento costante del valore delle pensioni e dunque il peggioramento drastico delle condizioni di vita di milioni di pensionati indigenti, l'assenza di una normativa legislativa adeguata a sostegno dei non autosufficienti lasciati per la stragrande maggioranza sulle spalle delle famiglie di riferimento, un peggioramento generalizzato delle prestazioni sociosanitarie per gli ultra-sessantacinquenni.
Sono gli stessi problemi - hanno detto i sindacati nei comizi - che i pensionati posero al centro della grande manifestazione di Roma nell'aprile del 2004, alla quale parteciparono circa un milione di pensionati. Sono passati, da allora 3 anni senza ottenere (né dal governo del neoduce Berlusconi allora in carica, né da quello attuale del dittatore democristiano Prodi) risposte soddisfacenti. Ivi comprese quelle contenute nella Finanziaria 2007 relative alle detrazioni fiscali per gli ultra-sessantacinquenni e un fondo per la non autosufficienza con appena 500 milioni di euro in tre anni.
Non si può far finta di non sapere che vi sono milioni di pensionati che percepiscono un assegno pensionistico da fame, assolutamente insufficiente a sopravvivere. Lo dice un ente governativo come l'Istat con dati recenti: un terzo dei 16 milioni di pensionati, esattamente il 31% percepisce tra i 500 euro e i 1.000 euro al mese, il 24% non arriva a 500 euro, solo il 22% supera i 1.500 euro. Due le priorità poste al centro di questa vertenza: una consistente rivalutazione di tutte le pensioni fino a 3 mila euro mensili; a partire da quelle più basse di natura previdenziale, cioè quelle che si basano sui contributi effettivamente versati. L'altra priorità da troppo tempo sollevata senza esito riguarda la definizione di una legge che sostenga le persone non autosufficienti e le loro famiglie sulle quali attualmente grava l'onere dell'assistenza.
Da denunciare con forza il vergognoso e vigliacco comportamento tenuto dalla polizia di Amato nel corso della manifestazione tenutasi a Roma. Alle pensionate e ai pensionati convenuti nella capitale è stato impedito di manifestare pacificamente sotto le finestre di Palazzo Chigi. Sono stati spintonati e fatti sloggiare malamente senza nessuna giustificazione. Sono stati umiliati dal diktat fascista di abbassare le bandiere e togliere i cappellini sindacali. E sono stati persino schedati in modo intimidatorio. Il governo precedente di "centro-destra" difficilmente avrebbe saputo fare di peggio. Alle pensionate e ai pensionati colpiti da questo ingiusto atto repressivo va la nostra piena militante solidarietà.
Mentre scriviamo si apprende che il governo avrebbe deciso di portare al tavolo concertativo coi sindacati una proposta di 1,3 miliardi di euro da inserire nel prossimo Dpef per l'aumento delle pensioni più basse. Ma a parte una valutazione specifica sulla bontà o meno di questa proposta (l'aumento si aggira sui 65 euro e interessa due milioni di pensionati), l'impressione per non dire la certezza è che si tratti di una contropartita per ottenere dai segretari di Cgil, Cisl e Uil Epifani, Bonanni e Angeletti l'innalzamento dell'età pensionabile. Se così fosse dovrebbe essere rispedita al mittente senza tentennamenti! Staremo a vedere.

20 giugno 2007