Le "forze dell'ordine" caricano e manganellano
I No TAV si battono a Roma contro lo scempio della Valsusa
Ma Letta e Hollande tirano diritto sulla Torino-Lione. Attaccato il PD favorevole all'alta velocità

Hanno sostenuto una battaglia politica lunga un'intera giornata proprio nella Capitale occupata abusivamente dai rappresentanti delle lobby governative italiane e francesi; hanno vinto contro la repressione poliziesca che voleva impedire il corteo; hanno raggiunto l'obbiettivo: assedio del vertice Letta - Hollande.

Viva i No TAV, i movimenti per la casa e i movimenti dei migranti che hanno dato l'ennesima dura lezione al governo Letta-Alfano!

La giornata di lotta

Sono oltre 5mila, sono determinati a conquistare lo spazio per la protesta nel centro storico di Roma. Il concentramento a Campo De Fiori, nei pressi dell'ambasciata francese, sin dalle sue prime battute, è particolarmente combattivo.

La giornata di lotta era iniziata in mattinata con l'incontro degli studenti No Tav al liceo Mamiani in occupazione. Nel pomeriggio, un corteo non autorizzato, scadendo la parola d'ordine "se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città", ha aggirato l'imponente e soffocante schieramento di "forze dell'ordine", schierato intorno al parlamento ed ha vittoriosamente raggiunto il concentramento. Altri manifestanti intanto avevano improvvisato un presidio sotto il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), organo governativo che stanzia concretamente i fondi per le grandi opere. Altri manifestanti intanto avevano raggiunto e circondato la sede nazionale del PD per denunciare la posizione pro TAV del partito di Epifani. Sul sito dei No TAV, Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi Precari Metropolitani di Roma, così spiegherà la scelta della manifestazione di attaccare il PD: "Al primo posto nelle attenzioni di questo partito non ci sono i senza casa, gli sfrattati, i pignorati, i precari, gli studenti, i migranti, gli abitanti aquilani alle prese con una difficile ricostruzione della propria città e della propria dignità. Sono le lobby del mattone, gli imprenditori come Ligresti, la Lega delle cooperative, i profitti legati alla rendita e al consumo di suolo, invece, i fari di riferimento sui quali puntare e sui quali investire. Una vergogna da difendere anche con l'inasprimento degli apparati di controllo sia a livello locale che nazionale. Ecco perché il PD è stato un obiettivo praticato dalla mobilitazione promossa in occasione del vertice Italia-Francia..."

Le "forze dell'ordine" con una gestione della piazza estremamente pericolosa e repressiva hanno tentato di impedire ai manifestanti che urlavano "Corteo! Corteo!" di defluire dalla piazza. In via Giubbonari l'imponente schieramento si è fronteggiato col corteo bloccato. Partono le prime proditorie e violente cariche. E' a questo punto che la rabbia compressa dei manifestanti si è scagliata anche contro la sede del PD di via Giubbonari, che ha subito l'imbrattamento della targhetta e della porta e la contestazione "fascisti"!

Il corteo e il cordone di "forze dell'ordine" si fronteggiano fino a sera, quando i manifestanti hanno la meglio, l'assedio militare viene tolto. Inizia la marcia "scortata" da un imponente schieramento militare. La manifestazione si conclude al Circo Massimo. Nonostante le cariche e la repressione arrivano a concludere il corteo diverse migliaia di manifestanti.

Le masse devono controllare e dire l'ultima parola sui finanziamenti pubblici!

Obbedendo al direttore dell'orchestra antipopolare, il nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, che esprime "la più netta condanna di questi atti di violenza", le veline governative ancora una volta si sono scatenate contro i No TAV e i movimenti, bollando la manifestazione come un semplice susseguirsi di violenze. Nessuno si pone il problema che l'aver rinchiuso il corteo e l'averlo manganellato è una violentissima azione repressiva a fronte della quale è ben poca cosa un assedio e una targhetta imbrattata.

La questione inoltre è politica. Il PD è stato attaccato perché si è schierato a favore del TAV. Ma vanno dette anche altre cose per chiarezza. La violenza maggiore è stata quella di Letta che nel summit con Hollande ha chiacchierato di miliardi da destinare alle lobby del cemento per devastare il territorio. Parlavano di devastare la Val di Susa proprio mentre in Sardegna, nell'ennesima tragedia annunciata e provocata, si muore sotto il fango e le alluvioni. Questa è violenza reazionaria! Si parla di regalare miliardi mentre in tutta Italia gli operai e i lavoratori vengono licenziati a decine di migliaia, i giovani non hanno futuro, le famiglie sono costrette a vivere per strada, si tagliano servizi e si aumentano le tasse. Questa è violenza reazionaria! Ecco, per quanto la propaganda antipopolare si possa scatenare, la protesta contro il TAV, il PD e il governo Letta è destinata a crescere, poiché tra le masse si sta diffondendo una coscienza sempre più chiara delle dimensioni del disastro economico e sociale orchestrato da Napolitano e Letta-Alfano.

In piazza c'era lo striscione "1 km di TAV = 1000 case popolari". E su dei cartelli era scritto: "500 metri di Tav = 1 ospedale da 1200 posti letto = 226 ambulatori = 38 sale operatorie".

Cosa si potrebbe fare con quei 27 miliardi di euro destinati al TAV? Cosa si potrebbe fare con quelle decine di milioni di euro all'anno che il governo spende per mantenere il calcagno di ferro della militarizzazione sulle popolazioni della Val di Susa in rivolta? Dare lavoro ai giovani, costruire decine di scuole, ospedali, finanziare la cassa integrazione, risanare il territorio che frana addosso agli italiani.

Non farlo è un atto di profondissima arroganza e violenza nei confronti delle masse. Ma non c'è verso che il rinnegato Napolitano e il suo protetto Letta che, insieme al suo compare Hollande, retrocedano da un progetto ancora una volta definito "prioritario". Evviva, allora, la coscienza che sta tornando a prendere piede tra le masse che non esiste nulla di ineluttabile, che esse devono e possono mettere in campo una dura lotta per imporre il proprio volere su ogni euro di spesa pubblica da stanziare. Noi chiediamo a questi combattenti, in primo luogo le operaie e gli operai, le studentesse e gli studenti, di confrontarsi anche con la questione principale: la loro lotta è inseparabile dalla lotta contro il capitalismo e per la conquista del socialismo. Solo il socialismo fermerà definitivamente lo scempio, destinerà i fondi nell'interesse delle masse e potrà imporre una politica di rispetto e cura delle risorse naturali, del territorio, della salute delle masse popolari italiane.

27 novembre 2013