Oltre metà dell'elettorato cileno diserta le urne
La "sinistra" borghese batte la destra. I leader studenteschi, tra cui la eletta revisionista Vallejo, afflitti dal cretinismo parlamentare portano acqua al mulino della socialdemocratica Bachelet

La socialdemocratica Michelle Bachelet, la candidata della coalizione di centrosinistra, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali che si sono svolte il 17 novembre col 46,67% dei voti. La coalizione Nueva Mayoria, capitanata dalla Bachelet, è composta da 8 formazioni che vanno dal Partito comunista a quello socialista, dalla Sinistra cittadina alla Democrazia cristiana.

Non ha comunque superato il 50% più uno e per l'elezione sarà necessario il passaggio al secondo turno in programma il prossimo 15 dicembre dove l'attende la sfida con la seconda classificata, la rappresentante della destra, Evelyn Matthei, l'ex ministra del lavoro nel governo in scadenza di Sebastian Piñera, che ha raggiunto il 25% dei voti.

La Bachelet ha già incamerato l'appoggio del terzo candidato del primo turno, il leader del Partito progressista, Marco Enriquez-Ominami che ha sfiorato l'11% dei voti. Un appoggio che dovrebbe consentire alla "sinistra" borghese di battere la destra, vincere il ballottaggio e mettere la Bachelet sulla stessa poltrona presidenziale che ha già occupato nel suo primo mandato tra il 2006 e il 2010.

Il vincitore delle elezioni, che hanno interessato anche il rinnovo dei due rami del parlamento e alcune amministrazioni locali, è stata comunque la diserzione del voto che ha superato oltre la metà dei 13,5 milioni degli elettori, avvicinandosi alle percentuali record del 60% registrate nelle ultime elezioni comunali.

Il popolo cileno ha già sperimentato gli effetti del governo della "sinistra" borghese durante il primo mandato della Bachelet e non ha abboccato alle sue promesse di cambiamento. I precedenti governi di centrosinistra tra l'altro si erano ben guardati dallo smantellare il mostro istituzionale e economico neoliberista messo in piedi sotto la dittatura di Pinochet e messo al centro della discussione solo a partire dal 2011 quando centinaia di migliaia di giovani studenti invasero le piazze per rivendicare il diritto allo studio e dell'Università pubblica.

Non a caso la Bachelet, tornata in Cile dopo quattro anni trascorsi all'agenzia dell'Onu per le donne, ha messo in piedi la coalizione Nueva Mayoria con un programma di "sinistra" appoggiato da diversi leader delle passate lotte studentesche. E che ha come temi principali la riforma costituzionale, che dovrebbe cancellare l'ancora vigente costituzione di Pinochet, la riforma tributaria per alzare le tasse alle imprese dal 20% al 25% e la riforma dell'istruzione in senso pubblico.

Fra i parlamentari eletti il 17 novembre ci sono diversi dei leader studenteschi che avevano guidato la protesta degli ultimi due anni nelle università, da Camila Vallejo e Karol Cariola, militanti del Partito comunista, agli indipendenti Giorgio Jackson e Gabriel Boric. Afflitti dal cretinismo parlamentare hanno portato acqua al mulino della socialdemocratica Bachelet.

Appena eletta, Camila Vallejo, ha dichiarato che "faremo approvare nuove leggi sui temi per i quali abbiamo lottato: il diritto all'istruzione pubblica, gratuita e di qualità. Una nuova costituzione per il Cile che si lasci definitivamente alle spalle la disastrosa eredità politica, culturale, economica e sociale di Augusto Pinochet. Una nuova legge del lavoro che assicuri i diritti dei lavoratori. Una sanità decente che non sia basata sulla speculazione e il lucro. Un sistema pensionistico giusto e ugualitario. Un insieme di trasformazioni che la società cilena sta domandando da molti anni". Punti importanti del programma della Bachelet che la Vallejo accredita alla "presenza dei comunisti nell'alleanza Nueva Mayoria" che lo avrebbe "spostato molto più verso i diritti del popolo, verso l'approfondimento della democrazia". Tornata coi piedi per terra dal volo pindarico dei buoni propositi affermava che "ora si tratterà di far in modo che questi cambiamenti non rimangano sulla carta". Appunto.

Da parte sua la Bachelet, attraverso i suoi portavoce, ha assicurato che non è attirata dalle posizioni che girano in una parte del continente latinoamericano e si ispirano al cosiddetto socialismo del XXI secolo di Maduro e Morales ma guarderà soprattutto al modello brasiliano. Che quanto a promesse di cambiamento in favore del popolo non mantenute non è certo secondo a nessuno. E fra i primi complimenti ha ricevuto quelli dell'ex presidente brasiliano Lula da Silva.

27 novembre 2013