Estremo tentativo di Napolitano per non farsi interrogare sulla trattativa stato-mafia
Ma cos'ha da nascondere?

“Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire e tenderei a fare anche indipendentemente dalle riserve espresse dai miei predecessori Cossiga e Scalfaro sulla costituzionalità della norma di cui all'art. 205 del c.p.p.”.
È la sprezzante risposta inviata dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla Corte d'Assise di Palermo che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia.
Il 17 ottobre scorso, Napolitano, su richiesta della Procura, è stato citato come teste per riferire sulle confidenze fattegli dal suo ex consigliere giuridico, Loris D'Ambrosio, morto nel luglio 2012 dopo le pesantissime polemiche relative alle sue telefonate con l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino, oggi imputato di falsa testimonianza nel giudizio palermitano.
In una missiva del 4 aprile 2012, tra l'altro, il defunto consigliere giuridico del Quirinale, invocava direttamente l'intervento del procuratore nazionale antimafia, Grasso, per "coordinare meglio", ossia far avocare l'inchiesta del tribunale di Palermo; e si rivolgeva anche al procuratore generale della Cassazione affinché sollecitasse lui stesso, come "suo superiore", un nuovo intervento avocatorio di Grasso.
Nel motivare il suo rifiuto ad essere interrogato, Napolitano tra l'altro sottolinea che: "Dei problemi relativi alle modalità dell'eventuale mia testimonianza la Corte da lei presieduta è peraltro certamente consapevole, come ha - nell'ordinanza del 17 ottobre - dimostrato di esserlo dei 'limiti contenutistici' da osservare ai sensi della sentenza della Corte costituzionale del 4 dicembre 2012". A tal proposito Napolitano ribadisce che: “la lettera indirizzatami il 18 giugno 2012 dal dottor Loris D'Ambrosio... è stata, per mia libera iniziativa, pubblicata nella raccolta di miei interventi del periodo 2006-2012 'Sulla giustizia'. Quella mia iniziativa, di certo non dovuta, corrispose a un intento di massima trasparenza nel documentare e onorare il travaglio umano e morale del consigliere D'Ambrosio, provocato dalla diffusione, sulla stampa, di testi registrati (non si sa quanto correttamente e integralmente riprodotti) di conversazioni con il senatore Mancino, intercettate dalla Procura di Palermo, e da cui venivano ricavati elementi di grave sospetto su comportamenti tenuti dal mio collaboratore... Quella lettera era caratterizzata da profonda 'amarezza e sgomento' e direi anche indignazione per interpretazioni (dello scambio di telefonate con il senatore Mancino) e più in generale, arbitrarie insinuazioni che colpivano la costante linearità della condotta tenuta dal dottore D'Ambrosio, in modo particolare rispetto all'impegno dello Stato nella lotta contro la mafia; c) Il giorno seguente, 19 giugno 2012, lo invitai nel mio studio - alla presenza del segretario generale della Presidenza della Repubblica - per tentare di rasserenarlo, e per confermargli stima e fiducia e farlo anche per iscritto, consegnandogli la lettera (inserita poi a sua volta nella pubblicazione da me già ricordata - con la quale lo invitavo a mantenere l'incarico di mio consigliere”.
Precisazioni messe nero su bianco in una lettera che Napolitano ha inviato alla procura di Palermo che a sua volta però ritiene che la missiva quirinalizia “non può essere intesa come sostitutiva della testimonianza, non esaurisce l'argomento da chiarire così come da capitolato di prova” e insiste affinchè il capo dello Stato si presenti di persona a testimoniare.
Ma cos'ha da nascondere Napolitano? Perché difende a spada tratta l'operato di D'Ambrosio e di conseguenza quello dell'imputato ex ministro degli Interni Mancino?
In ogni caso il rifiuto a testimoniare in un processo così grave e importante per ricostruire finalmente una minima verità storica sulle stragi e le guerre di mafia che hanno insanguinato il Paese negli ultimi decenni da parte di chi dovrebbe essere il massimo garante del rispetto delle regole e del diritto democratico borghesi è a dir poco sospetto!

4 dicembre 2013