Ingiusta Repressione dei lavoratori autoferrotranvieri di Genova
Multe per 2 milioni di euro, fascicoli aperti in procura contro l'occupazione della sede del consiglio comunale

Maxi-operazione repressiva nel capoluogo ligure. Su mandato del prefetto di Genova, Giovanni Balsamo, migliaia di sanzioni, che vanno dai 1.000 ai 1.500 euro, vengono consegnate da carabinieri, polizia, vigili urbani a casa dei lavoratori Amt (Azienda Municipale Trasporti) di Genova. L'ammontare è di 2 milioni di euro. Repressione nera d'ampio respiro: sotto tiro anche i sindacati. L’Autorità di garanzia per gli scioperi in una nota all'Amt chiede informazion i su ruolo e responsabilità nell'organizzazione della protesta da parte delle sigle sindacali presenti in azienda. Se lo sciopero è stato un'azione spontanea, allora solo i lavoratori pagheranno le loro ammende (250 euro il primo giorno, 500 il secondo), ma se sarà stabilito che c'è un concorso dei sindacati, anche loro verranno multati: da 2500 euro a 25.800.
Alla ritorsione politico-pecuniaria si aggiunge quella della magistratura. Sono tre fascicoli aperti contro ignoti. Uno riguarda un'azione provocatoria e mirata a colpire la protesta dei lavoratori, il proiettile spedito in una busta indirizzata al presidente di Amt, Lino Ravera, il secondo l’interruzione del pubblico servizio legata allo sciopero selvaggio, il terzo, invece ipotizza, i reati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento, minaccia e oltraggio al corpo amministrativo e politico, in riferimento all’occupazione della sede del consiglio comunale di Genova e alla contestazione del sindaco, a carico di un centinaio di autisti.
Solidarietà ai lavoratori
Spezzare le reni ad una protesta che espandendosi, nelle sue forme dure e nei suoi contenuti antistituzionali, avrebbe costretto istituzioni locali, regionali e governo a fare una consistente retromarcia sulla politica di privatizzazione dei trasporti e dei servizi che sta mettendo a dura prova le masse popolari. E' questo l'obbiettivo della repressione.
Ma noi ci chiediamo: Chi è fuori legge, rispetto alla stessa legge borghese?
Nel 2011 è stato votato un referendum in Italia contro la privatizzazione e l'esternalizzazione dei servizi. Con il primo quesito si chiedeva di abrogare l'art. 23 bis sui "Servizi pubblici locali di rilevanza economica" del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 convertito nella legge n. 133 del 6 agosto 2008, nonché l'art. 15 del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135 convertito nella legge n. 166 del 20 novembre 2009. Sotanzialmente chi votava “SI’” era contro la privatizzazione dei servizi.
Il 96,15% dei votanti genovesi si schierò contro la privatizzazione: una delle percentuali più alte d'Italia. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che lo sciopero ad oltranza sia stato sostenuto con simpatia e solidarietà dalla popolazione di Genova.
Se le fascistissime leggi antisciopero non consentono di difendere la volontà popolare, ben vengano le forme di protesta come quelle attuate dai ferrotranvieri genovesi.
Il sindaco arancione Marco Doria, che definisce “attentato alla democrazia” la protesta dei lavoratori, mentre è proprio lui ad attentare alla democrazia dal momento che vuole privatizzare i servizi pubblici quantunque sia contraria il 96,2% della popolazione di Genova. Il suo è un atto profondamente antidemocratico, contro il quale è sacrosanta e legittima la durissima protesta degli autoferrotranvieri.
Anche su questa lotta si gioca l'effettiva possibilità delle masse lavoratrici italiane di avere diritto di parola su quanto le riguarda. Per questo i lavoratori dell'Amt di Genova non vanno lasciati soli. Intanto vanno ritirate le multe e i provvedimenti giudiziari, va fermato il processo di privatizzazione a cui si oppongono i lavoratori, va appoggiata la richiesta di tenere un regolare referendum interno sull'accordo, senza il quale non può avere nessuna validità effettiva. La loro lotta è la lotta di tutti i tranvieri e di tutti i lavoratori e le masse popolari italiane contro la privatizzazione dei beni e servizi pubblici. Lo sciopero nazionale di 4 ore nel Tpl (Trasporto pubblico locale) proclamato per il prossimo 6 dicembre dall'Unione sindacale di base (Usb) è da appoggiare, ma occorre lo sciopero generale di tutte le categorie, proclamato unitariamente da tutti i sindacati, per salvaguardare i servizi pubblici e bloccare la criminale ondata di dismissioni e privatizzazioni che si vuol imporre al Paese.

4 dicembre 2013