“Fronte della Gioventù Comunista” o nuova operazione revisionista?
Sinceri comunisti, ragazze e ragazzi rivoluzionari se volete il socialismo unitevi al PMLI

Poiché noi marxisti-leninisti siamo molto interessati all'unità dei sinceri comunisti e alla causa del socialismo, non potevamo non pronunciarci in proposito ad una delle organizzazioni che da pochi anni a questa parte si propone come l’organizzazione marxista-leninista della gioventù proletaria e studentesca italiana, il Fronte della Gioventù Comunista (FGC).
Il Fronte della gioventù comunista si è costituito nell'assemblea del 9-10 giugno 2012 a Roma in risposta all'appello del collettivo giovanile e studentesco "Senza Tregua". Alessandro Mustillo, già leader di "Senza Tregua" e ora coordinatore nazionale del FGC, risulta anche membro della Direzione nazionale e responsabile giovani di Comunisti Sinistra Popolare (CSP) di Rizzo. All'assemblea è intervenuto, fra gli altri, un rappresentante della KNE, l'organizzazione giovanile del Partito comunista della Grecia (KKE), ed è pervenuto un messaggio dei giovani del PC cubano.
Sin dalla sua fondazione il FGC si è dichiarato come un’organizzazione distaccata e autonoma rispetto ai partiti che si richiamano al marxismo-leninismo in Italia, considerandosi come un movimento che mira all’unificazione di tutti i giovani marxisti-leninisti d’Italia. Difficilmente però possono essere considerate veritieri questi discorsi, viste le innumerevoli similitudini rivendicative e ideologiche tra il CSP e il FGC (non ultima la creazione di un nuovo partito comunista in Italia, in questo caso sembra che il CSP si consideri già ufficiosamente il nuovo PCI), non è difficile immaginare che nella pratica il FGC altro non è che un appendice del partito di Rizzo. Una riprova ancor più schiacciante di questo legame la si può ritrovare nelle tesi del secondo congresso di CSP, che si terrà a gennaio 2014 dove di parla esplicitamente del sostegno che CSP sta dando a questa organizzazione all’interno della quale già operano dirigenti e militanti del CSP.
 
Il revisionismo del Fronte
A livello ideologico il FGC si richiama formalmente al marxismo-leninismo. Ma può tale organizzazione fregiarsi di tale nome? Guardiamo nel dettaglio.
In tutti i documenti, a partire da quello del 1° congresso, a livello ideologico si parla generalmente di marxismo e in alcuni casi si accenna anche al leninismo, nessun accenno a Stalin e mai si cita o ci si richiama come riferimento politico ad un altro maestro del proletariato internazionale, Mao. Qui il FGC commette un gravissimo errore ideologico, non solo perché non riconosce Mao come l'alfiere della lotta contro il revisionismo moderno, lo spartiacque tra veri e falsi comunisti, ma con un'analisi errata della storia del movimento comunista internazionale appioppa l'etichetta di Paese socialista all'URSS revisionista dopo il colpo di Stato revisionista di Krusciov al XX Congresso del PCUS, condanna la rottura dei rapporti tra l'URSS e la Cina come se si trattasse della rottura tra paesi socialisti e non una rottura di carattere ideologico tra revisionisti e marxisti-leninisti. Che, al di là delle coperture ideologiche di comodo, significa non considerare nemmeno Stalin come linea di demarcazione fra marxismo-leninismo e revisionismo, e quindi scendere a patti con quest'ultimo.
Non una parola viene pronunciata dal FGC sulla Grande Rivoluzione Culturale proletaria cinese, la quale fu il punto più alto della lotta ideologica di classe già qua sopra citata tra comunisti e revisionisti del mondo intero e che vedeva in prima fila, oltre la classe operaia, le studentesse e gli studenti cinesi organizzati nelle Guardie Rosse. Fu proprio il vento rosso della GRCP che fece montare nel mondo intero la lotta di classe per l'indipendenza nazionale e la conquista del socialismo. Per l'Italia basta ricordare il Sessantotto e il Sessantanove in cui operai, braccianti, studenti che si battevano contro i governi borghesi e democristiani, il capitalismo e il revisionismo moderno.
Ma questo a quanto pare non viene capito o viene volutamente tralasciato dal FGC che al contrario si rammarica della spaccatura che in Italia si venne creare in particolare tra il 1968 e il 1977 tra il PCI revisionista e le masse popolari in particolare giovanili che aprivano finalmente gli occhi sul tradimento riformista che il PCI fin dalla sua fondazione portava in seno, partendo da Gramsci (sul quale il FGC ha organizzato a Roma ai primi di novembre un seminario di studio), passando da Togliatti fino ad arrivare a Berlinguer. Non solo nei documenti il FGC si ritiene essere l'erede della storia del PCI che non è mai stato un partito veramente comunista per quanto si camuffasse come tale, recuperando la strategia opportunista di nascondersi dietro settori di “sinistra” in realtà trotzkista, tipo Secchia per poi fare salva complessivamente la storia e la linea del partito revisionista. Superficiali infatti le critiche a Togliatti e a Berlinguer. Pur criticando quest'ultimo riguardo l'appoggio alla NATO, il compromesso storico con la DC e l'eurocomunismo, cadono nella comune morale borghese di un Berlinguer come uomo esempio di onesta e moralità, invece di smascherarlo sul fatto che mentiva spudoratamente alle masse e al proletariato spacciandosi per comunista quando altro non era che un riformista, un traditore dell'ideale comunista e della classe operaia! Non a caso tacciono sul fatto che Berlinguer è colui che ha dichiarato esaurita la spinta della Rivoluzione d'Ottobre e che la democrazia borghese è un valore universale.
Chissà cosa pensa il FGC della centrale indicazione di Lenin: “La prima condizione del vero comunismo e la rottura con l'opportunismo”.
A livello internazionale il Fronte tiene una posizione antimperialista, su questo ci può essere unità di azione col PMLI riguardo la denuncia dell’Unione Europea imperialista e l’uscita dell’Italia dall’euro. Il discorso cambia quando certi paesi vengono additati come modelli di società socialista mentre nella realtà non lo sono in quanto in nessuno di essi vige la dittatura del proletariato ed è stato eliminato il capitalismo, ci riferiamo alla Corea del Nord, Cuba e Venezuela. Basti ricordare l’omaggio militante della delegazione del Fronte guidata per l’occasione da Alessandro Mustillo, al presidente del Venezuela Maduro, succeduto allo scomparso Hugo Chavez (antimarxista-leninista per sua stessa ammissione), in visita in Italia.
Riscontriamo con piacere per quanto concerne le lotte immediate che il Fronte avanza diverse rivendicazioni simili a quelle del PMLI. Analisi simili alle nostre le produce anche sui giovani e sull'istruzione, ma non prende in considerazione la fondamentale questione del governo della scuola e dell'università. Nel documento politico addirittura esprime una posizione generalizzata e non corrispondente alla realtà quando afferma che “La coscienza antifascista nella nostra generazione è tutta da riconquistare”.
 
L'inganno del Fronte
Dopo aver analizzato la linea ideologica del FGC, basata sulla rivendicazione storica di appartenenza al PCI revisionista e riconoscendosi nei suoi massimi esponenti a vari livelli, lasciando per strada al tempo stesso quelli che sono i veri maestri del socialismo scientifico, Mao in testa, e dopo un’attenta analisi delle rivendicazioni politiche, uguali in larga parte a quelle del CSP di Rizzo, si può concludere affermando che il Fronte non è altro che l’ennesima operazione revisionista e opportunista che in un periodo storico in cui il vento del socialismo ritorna a soffiare seppur ancora debolmente tra le masse in lotta, ha bisogno di richiamarsi almeno formalmente al marxismo-leninismo, per attrarre a sé e indirettamente al CSP le nuove generazioni di giovani operai e studenti che la crisi capitalista sta portando alla riscoperta del socialismo. La stessa operazione compiuta da PRC e PdCI, dopo lo scioglimento del PCI, affinché i sinceri comunisti e le masse di sinistra non escano dal capitalismo e dalla Costituzione borghese. Un nuovo ostacolo tra il PMLI e gli anticapitalisti che si avvicinano al socialismo.
Mustillo mente, sapendo di mentire quanto afferma nel messaggio conclusivo al 1° congresso che il FGC in Italia è nato per sopperire alla mancanza di partiti o organizzazioni degne del nome comunista. Da 36 anni esiste in Italia il vero partito comuista, il PMLI, e non si definisce tale tanto per farsi bello agli occhi dei rivoluzionari e per ingannarli ma perché la sua formazione politica e la sua linea ideologica, organizzativa, programmatica sono la storia di anni di fedeltà al marxismo-leninismo pensiero di Mao e di lotta intransigente al fianco della classe operaia e le masse popolari e giovanili contro la borghesia, il capitalismo e i loro lacchè siano essi di destra o di “sinistra”.
Dov'erano nel frattempo coloro che poi hanno fondato CSP e FGC? Perché non hanno combattuto le organizzazioni revisioniste di cui facevano parte? È credibile questa “illuminazione sulla via di Damasco”? Perché non hanno fatto una franca autocritica sulle loro esperienze passate? Hanno forse paura che venga smascherata la linea che, a parte l'adozione della fraseologia rivoluzionaria, in fondo non è cambiata? Ma soprattutto: perché non hanno nemmeno ricercato un confronto con il PMLI prima di dar vita al Fronte e al CSP? Perché, pur ignorando il nostro Partito, ne adottano strumentalmente molte sue parole d'ordine? Queste le domande che dovrebbero porsi le compagne e i compagni che in buona fede militano in questi partiti.
Per tutto questo ragazze e ragazzi che volete cambiare il mondo, riteniamo che l’avvenire non è sotto le false bandiere rosse del FGC e CSP, né sotto quelle analoghe del PRC e PdCI e simili, ma sotto le vere bandiere rosse con falce martello ed effige di Mao del PMLI.

18 dicembre 2013