Caos organizzativo e sabotaggio delle lobby sanitarie private
Obama rinvia la pur blanda riforma sanitaria

 
Lo scorso primo ottobre è entrata in vigore la riforma sanitaria voluta da Barack Obama, la cosiddetta "Obamacare", cavallo di battaglia della sua presidenza. Un avvio disastroso dovuto a problemi di collegamenti in rete col sito del governo andato in tilt dopo poche ore e che ha creato una situazione paradossale con milioni di americani che hanno ricevuto la lettera di disdetta dalla propria assicurazione, non in linea con la nuova legge, ma che sono rimasti improvvisamente senza copertura sanitaria dato che per problemi tecnici non sono riusciti a procurarsi una nuova polizza. La nuova legge prevede infatti l'obbligo di acquisto online delle nuove polizze.
Obama aveva promesso che la sottoscrizione di una polizza sanitaria sarebbe stata facile e veloce come qualsiasi acquisto online, con vari siti Internet che avrebbero messo a confronto le varie tariffe e permesso chiarezza e velocità di scelta fra le offerte delle compagnie assicurative. La fede nelle possibilità della rete è stata sconfitta dalla realtà di un sistema informatico che doveva gestire questo consistente flusso di domande e non ha retto che poche ore. La Casa Bianca e il ministero della Sanità avevano subito creato una task force informatica per rendere il sito funzionante entro fine novembre, o almeno antro l'anno. Un rinvio dell'applicazione della riforma dettato da problemi tecnici che ha costretto l'amministrazione americana a consentire a chi è rimasto senza copertura medica di mantenere ancora per un anno il precedente piano assicurativo.
Sono i circa 15,4 milioni, il 5% della popolazione, gli americani coperti da piani assicurativi individuali che per primi hanno dovuto fare i conti con “Obamacare”. E l'intasamento della rete non è l'unico loro problema. Le lobby sanitarie private, che fino all'ultimo hanno tentato di ostacolare l'approvazione della legge firmata da Obama il 23 marzo 2010, hanno già trovato, loro sì, la strada per mantenere se non aumentare i loro profitti. Con molta rapidità hanno inviato le disdette per le polizze che avevano coperture basse o non rispondenti ai requisiti della nuova legge, e quindi in gran parte a basso costo. Il blocco della rete ha finora impedito la stipula delle nuove polizze a prezzi rialzati.
Il rincaro medio delle polizze è dato per certo tanto che varie stime danno in 25 milioni il numero di quelli che non sono mai stati assicurati e che per risparmiare o perché non hanno soldi per pagarsi la polizza potrebbero non assicurarsi, nonostante sia obbligatorio.
Una situazione che era ben chiara alla Casa Bianca fin dal 2010 e che ha messo finora in difficoltà il ministro della Sanità, Kathleen Sebelius. Obama si assumeva personalmente la responsabilità dei disservizi online e in una intervista alla Nbc del 7 novembre si diceva “dispiaciuto”. Non era evidentemente sufficiente e il 13 novembre con un discorso alla nazione in diretta dalla Casa Bianca annunciava il rinvio della riforma.
Il 18 novembre tornava con un intervento in rete per chiedere aiuto ai suoi circa 200 mila supporter registrati sul sito della Organizing For Action, l'organizzazione che ha preso il posto della macchina della propaganda online che ha sostenuto Obama nelle sue vincenti campagne elettorali presidenziali. Dobbiamo “assicurare la registrazione nel sito della Obamacare a un'ampia maggioranza di americani e ho bisogno di tutto il vostro aiuto, di voi volontari per aiutare le persone a iscriversi in altri modi”. Solo così, affermava Obama, si sarebbe applicata la legge che consentirà a “milioni di americani, per la prima volta in vita loro, di non vivere con l'incubo di essere costretti a vendere la casa o di finire falliti, in caso di malattia". Ma ancora non è così.

18 dicembre 2013