Straordinaria giornata di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell'edilizia
Oltre il 70% di adesione e migliaia di operai alle 4 manifestazioni interregionali di Palermo, Napoli, Roma, Milano
Inaccettabile la proposta di rinnovo contrattuale ance e coop

In migliaia hanno scioperato e manifestato il 13 dicembre per chiedere un giusto rinnovo del contratto di lavoro scaduto da un anno, la salvaguardia delle previdenze previste dal CCNL e il rilancio del lavoro nel settore edilizio, che negli ultimi anni ha visto bruciare ben 300mila posti di lavoro operai, 700mila se si conta anche indotto e artigiani. Il successo della giornata di sciopero non era tuttavia scontato, data la condizione dei lavoratori edili in Italia, tra le più ricattabili e difficili, la diffusione del lavoro nero e del precariato, che nel settore registra le percentuali più alte, e, non da ultimo, il violento attacco padronale ai diritti degli edili che dura ormai da oltre un anno. Sta anzitutto in queste premesse il successo dello sciopero che ha registrato percentuali di adesione che oscillano, nelle varie aziende edili italiane, dal 50% al 100%, e rivela un incremento di combattività in una categoria operaia storicamente già molto combattiva e avanzata. I blocchi totali dei cantieri hanno riguardato anche il TAV ed EXPO.
Migliaia gli operai si sono riversati nelle quattro manifestazioni interregionali in quattro capoluoghi. A Palermo la manifestazione più numerosa, con oltre diecimila lavoratori provenienti da tutte le province dell'isola, con i disoccupati edili degli oltre 80 comitati costituiti nella regione e i precari degli enti locali siciliani che attendono il rinnovo del contratto in scadenza il 31 dicembre. Il corteo ha sfilato fino a Palazzo d'Orleans, sede del governo regionale. A Napoli i lavoratori dell’edilizia del Sud, partendo dalla sede della Regione Campania, sono arrivati a piazza dei Martiri, davanti alla sede dell'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili). A Roma in piazza Santi Apostoli migliaia di lavoratori provenienti dal Centro Italia hanno chiesto "contratto subito". In uno striscione hanno scritto scritto e "ANCE ascolta: l'APE non si tocca", riferendosi al tentativo dell'Associazione di categoria di cancellare con rinnovo del contratto l'Anzianità Professionale Edila.
A Milano, davanti ai cantieri Expo si sono riuniti in oltre 4mila lavoratori, provenienti da tutto il Nord.

Rispedito al mittente il diktat antioperaio di ANCE e COOP
La proclamazione dello sciopero di 8 ore era avvenuto a seguito dello strappo tra i sindacati e le associazioni di categoria, ANCE e COOP, lo scorso 21 novembre, quando le associazioni padronali avevano avanzato una proposta di rinnovo del contratto inaccettabile, che non prevedeva alcun aumento salariale, l'aumento del part-time al 50%, del lavoro a chiamata e imponeva l’eliminazione dell'APE, istituto contrattuale che garantisce il riconoscimento economico dell’anzianità per una professione caratterizzata dalla discontinuità e dal “nomadismo” lavorativo.
Non c'è una sola ragione per cui gli operai edili debbano accettare il diktat padronale sul rinnovo del contratto che è in sostanza un durissimo attacco al CCNL. Infatti non ha alcuna concreta base economica la tesi dei padroni di ANCE e COOP che di fronte alla crisi è necessario tagliare i diritti ed aumentare la flessibilità per rilanciare l'occupazione. Questa tesi è generalmente sconfessata dal fatto che non è aumentato, anzi è diminuito, il lavoro in Italia a seguito gli attacchi ai diritti dei lavoratori perpetrati dai governi filo-padronali. E' vero proprio il contrario. Non bisogna guardare agli operai e chiedere a loro di pagare il conto della crisi. La crisi in cui versa il settore edile in Italia infatti è dovuta fondamentalmente alle scelte sciagurate del governo Letta-Alfano, dei governi Letta-Berlusconi, Monti, Berlusconi che negli anni non hanno previsto alcun concreto rilancio del lavoro edile, hanno tagliando su interventi di costruzione e manutenzione ordinarie e straordinarie di primaria importanza per le masse, garantendo tuttavia i profitti miliardari dei grandi padroni edili con ingenti fondi pubblici sperperati in mostruose e inutili opere, come il Tav o Expo che inghiottono i soldi delle masse come fossero buchi neri.
Per creare occupazione va invertita la rotta di governo, ANCE e COOP, vanno sottratti i fondi alle grandi e inutili opere, vanno finanziati con cantieri pubblici, la ricostruzione di l'Aquila, delle zone colpite dal terremoti in Emilia, vanno approvate opere edili che servono al risanamento del territorio, vanno messe in sicurezza le infrastrutture del territorio ponti, strade, autostrade, vanno risananti i centri storici, va messo a norma antisismica tutto il nostro patrimonio immobiliare pubblico e privato, dalle scuole, agli ospedali, alle case private, va rilanciata l’edilizia abitativa pubblica e convenzionata. E' questo il progetto reale e concreto che può rilanciare il lavoro edile in Italia. Altro che taglio dei diritti! Gli operai stessi in piazza sono stati chiarissimi: “case, strade, metropolitane, lavoro per gli edili, servizi per la città”. Un progetto di rilancio del lavoro edile che può essere perseguito solo con strumenti di lotta forti, in primo luogo lo sciopero generale di otto ore di tutte le categorie con manifestazione nazionale a Roma.
 
 

18 dicembre 2013