Viva l'8 Marzo!
Lavoro e socialismo per l'emancipazione delle donne

di Monica Martenghi*
In questo 8 Marzo le masse femminili italiane devono fronteggiare i macigni che la crisi economica del capitalismo, che dura ormai da 6 anni, ha posto sulle loro spalle. Macigni che vanno ad aggiungersi alla storica condizione di oppressione, sfruttamento e subalternità che il capitalismo ha sempre riservato alle donne.
In testa a tutti i problemi immediati c'è quello del lavoro. Il lavoro delle migliaia e migliaia di lavoratrici che l'hanno perduto o lo stanno perdendo, di quelle che non l'hanno mai avuto ma adesso ne avrebbero davvero bisogno, delle giovani disoccupate e di quelle precarie, sottopagate, lavoratrici a nero.
La disoccupazione femminile sta sfiorando il 13%. Ma il tasso di occupazione femminile, che pone l'Italia in fondo alla classifica europea e non solo, è appena il 46,5%.
E anche quando la donna lavora il suo stipendio generalmente è decisamente inferiore a quello maschile: per effetto di un'entrata tardiva nel mondo del lavoro, di periodi più o meno lunghi di allontanamento (maternità, motivi familiari, ecc.), per accessi sbarrati a settori, livelli e ruoli più remunerativi.
Quello del lavoro è un problema centrale non solo per la sopravvivenza immediata propria e delle proprie famiglie; ma riguarda la collocazione economica e sociale della donna e, di riflesso, la concezione ideologica, culturale e morale di essa diffusa e dominante nella società. Riguarda il diritto delle donne all'indipendenza economica e familiare, alla propria autonomia di scelta, al riscatto dalla subalternità familiare, patriarcale e maritale. Una concezione borghese, antifemminile e oscurantista della donna che alimenta il femminicidio e la catena di inaudite violenze fisiche, morali e sessuali sulle donne, specie in famiglia, a cui stiamo assistendo.
Il lavoro, da una parte, e la socializzazione del lavoro domestico, dall'altra, sono le due leve principali per la conquista di una reale parità fra i sessi e dell'emancipazione delle donne, che si possono realizzare in forma compiuta solo nel socialismo..
Ecco perché la disoccupazione femminile dilagante, assieme al drastico taglio della spesa pubblica, e quindi alla cancellazione, al restringimento o comunque al peggioramento dei servizi sociali, assistenziali e sanitari pubblici, portati avanti inesorabilmente da tutti i governi sia “centro-destra” che di “centro-sinistra” succedutisi negli ultimi venti anni, sono fra l'altro un vero e proprio attacco alla parità fra i sessi e all'emancipazione femminile.

Le strade da percorrere
Per uscire da questa situazione le masse femminili hanno in questo momento da percorrere con forza e fino in fondo tre strade.
La prima è quella di concorrere a spazzar via senza indugio e con la massima determinazione il governo del Berlusconi democristiano, Matteo Renzi, “conducendo – come afferma il Documento dell'Ufficio politico del PMLI del 25 febbraio scorso – una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche”.
Un'opposizione che fra l'altro incalzi il governo sulle rivendicazioni di un lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per le donne, l'effettiva parità salariale, una fitta rete di servizi sociali e assistenziali pubblici a cominciare dagli asili nido su tutto il territorio nazionale, specie nel Mezzogiorno, una scuola e una università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti, una sanità pubblica e totalmente gratuita per tutti. Parallelamente occorre battersi contro il familismo e l'oscurantismo imperanti, il femminicidio, l'omofobia e difendere i diritti civili acquisiti e conquistarne dei nuovi come i pari diritti per le coppie di fatto e omosessuali sui quali Renzi ha già fatto capire che non muoverà un dito.
Il programma del governo Renzi, infatti, non si distacca sostanzialmente da quelli dei suoi predecessori, perché esso continuerà a curare gli interessi della classe dominante borghese, dell'imperialismo italiano ed europeo e dell'alta finanza internazionale, di cui è espressione la potente lobby Trilateral.
Il fatto che, per la prima volta nella storia, metà dei ministri del governo Renzi siano donne non fa la differenza dal punto di vista di classe. Come non l'hanno fatta le ministre del governo Monti (Fornero in testa), o quelle del governo Letta. Non l'hanno fatto nemmeno i premier donne come la Thatcher in Gran Bretagna o la Merkel in Germania.
L'altra strada che le masse femminili devono percorrere è quella di dare una dura lezione alle istituzioni rappresentative borghesi europee e ai partiti del regime sia della destra che della “sinistra” borghesi, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco alle prossime elezioni europee. Sarà un atto di concreta ed esplicita delegittimazione dell'Unione europea imperialista, che è impossibile cambiare e quindi va distrutta, dei suoi governanti e delle istituzioni finanziarie internazionali come la BCE che tanto hanno pesato e stanno pesando sulla macelleria sociale dei popoli europei.
La terza strada che le masse femminili devono percorrere il prima possibile è quella di unirsi al PMLI per lottare per il socialismo e l'emancipazione femminile. La storia e i fatti dimostrano che solo il socialismo può cambiare l'Italia, dare il potere al proletariato e realizzare l'emancipazione femminile.
Il capitalismo, qualsiasi governo lo rappresenti, è la società della borghesia; il socialismo è la società del proletariato e delle masse sfruttate e oppresse, è l'unica società che può porre le basi fondamentali per la realizzazione piena e concreta dell'emancipazione femminile.
Con questa coscienza alle fautrici del socialismo, soprattutto alle operaie, e alle ragazze rivoluzionarie che vogliono dare le ali al loro futuro, noi chiediamo di lavorare assieme, nel Partito o a suo fianco, per sviluppare la lotta di classe, far acquisire al proletariato la sua coscienza di classe, conquistare il potere politico e realizzare il socialismo.

Lo spirito dell'8 Marzo
E' così che continueremo a far vivere il vero spirito dell'8 Marzo. Quello spirito di classe che animò le nostre antenate marxiste-leniniste che alla seconda conferenza delle donne socialiste del 1910 decisero di istituire, su proposta delle marxiste-leniniste russe ed europee ispirate da Lenin, la Giornata internazionale delle donne per rivendicare la parità uomo-donna in tutti i campi e i diritti specifici delle donne. La giornata fu istituita in memoria delle 129 operaie della Cotton di New York che morirono nell'incendio della fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse per rappresaglia. Stavano lottando in difesa del loro lavoro.
Nel loro ricordo, teniamo sempre a mente l'esortazione che il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, ci ha rivolto lo scorso anno: “Che l'8 Marzo, nel suo profondo significato di classe in riferimento all'emancipazione femminile, sia sempre fonte di ispirazione per le masse femminili italiane, a cominciare dalle marxiste-leniniste, e per tutto il PMLI!”
Buon 8 Marzo a tutte le masse femminili sfruttate e oppresse in Italia e nel mondo!
Buon 8 Marzo a tutte le lavoratrici, le pensionate, le disoccupate, le precarie, le casalinghe e le studentesse del popolo!
Buon 8 Marzo a voi care militanti e simpatizzanti del Partito che date tutte voi stesse per il PMLI, il proletariato e il socialismo!
Viva l'8 Marzo!
Lavoro e socialismo per l'emancipazione delle donne!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI

5 marzo 2014