Viva il 1° Maggio
Proletari, lottate per conquistare il potere politico e il socialismo

di Emanuele Sala*
 
Buon Primo Maggio a tutti i lavoratori, compresi i precari, i cassaintegrati, i disoccupati, i pensionati.
La crisi economica e finanziaria del capitalismo ha investito tutto il pianeta seppur in diversa misura a seconda dei Paesi. L'Italia ne è stata investita in pieno. Negli ultimi 5 anni sono stati persi un milione di posti di lavoro, passando dai 25,3 milioni di occupati nel 2008 ai poco più 24,3 del 2013. Una perdita media di 200mila all'anno con forti dislivelli regionali dove il Sud è ancora una volta fanalino di coda e con la disoccupazione giovanile e femminile che piazza l'Italia ai primi posti in Europa di questa poco invidiabile classifica. Tutti i settori economici sono in sofferenza, nessuno escluso, dall'edilizia alla meccanica, dalla chimica al commercio. In questi giorni sarà spento l'altoforno delle acciaierie Lucchini di Piombino in Toscana senza che il governo Renzi sia riuscito ad impedirlo, gettando sulla strada migliaia di lavoratori. E' solo l'ultimo dramma in ordine di tempo dopo quelli dell'Elettrolux, dell'Indesit, dall'Alcoa, dell'Irisbus, della Fiat di Termini Imerese per citare solo alcuni dei casi più noti e senza contare le crisi o le chiusure di migliaia di piccole e piccolissime aziende che fanno notizia solo nelle cronache locali.
Oltre un milione sono le famiglie senza reddito da lavoro, ossia dove tutti i componenti 'attivi' che partecipano al “mercato del lavoro” sono disoccupati, con un aumento rispetto all'anno precedente del 18%. E' quanto emerge da dati Istat sul 2013. La disoccupazione con il 13% ha raggiunto il livello del 1977, quella giovanile femminile nel Mezzogiorno sfiora il 60%, esplode la richiesta di cassa integrazione, con oltre 100 milioni di ore registrate lo scorso mese. Da un rapporto della Cgil emerge che a essere coinvolti da inizio anno sono stati circa 520 mila lavoratori che hanno subito un taglio complessivo del reddito per un miliardo, pari a 1900 euro netti in meno per lavoratore in busta paga.
Una cosa è certa, i fatti hanno clamorosamente smentito coloro che dopo il crollo del Muro di Berlino promettevano un mondo dove il benessere economico avrebbe raggiunto ogni angolo del pianeta e il sistema e la globalizzazione capitalistici avrebbero assicurato a tutti pace e prosperità. E' accaduto invece esattamente il contrario!

Il governo Renzi
Il governo del nostro Paese si è comportato come tutti gli altri governi borghesi facendo pagare la crisi capitalistica ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani, alle donne e alle masse popolari. Prima con Berlusconi, poi con Monti e con Letta grazie al rinnegato Giorgio Napolitano che già si comporta come fossimo anche formalmente in una Repubblica presidenziale.
Dopodiché abbiamo assistito all'ascesa di Renzi, installatosi a palazzo Chigi senza passare neanche per le urne. Dall'autentico Berlusconi alla sua copia democristiana col volto di Renzi, il risultato è sempre lo stesso: la conservazione del potere della borghesia e del sistema capitalistico. La classe dominante borghese cambia cavallo a seconda delle circostanze, purché i nuovi governanti siano disposti a gestire al meglio i suoi affari e a salvaguardare il suo sistema economico e il suo Stato. E quando non le conviene non rispetta nemmeno la sua Costituzione,
Qualsiasi governo, fermo restando il capitalismo, non potrà mai fare l'interesse dei lavoratori, per farlo ci vuole il socialismo. Anche per questo motivo il prossimo 25 maggio invitiamo a non votare i partiti borghesi che sostengono il capitalismo ma ad astenersi per delegittimare le istituzioni borghesi e l'Unione europea imperialista e a creare le istituzioni rappresentative delle masse che vogliono il socialismo. Quello guidato da Renzi si caratterizza a tutti gli effetti come un governo di destra. Difatti la prima mossa è stata quella di saldare un asse di ferro con Berlusconi che ha portato subito ad un accordo sulla legge elettorale. Denominato “Italicum” e da noi definito “fascistissimum” perché peggiore del “porcellum” di matrice leghista e della legge-truffa democristiana del 1953, che almeno premiava il partito che raggiungeva già la metà dei voti, ma piuttosto simile alla legge Acerbo di mussoliniana memoria, perché in barba alla sentenza della Consulta mantiene un abnorme premio di maggioranza del 15% per chi raggiunge il 37% dei voti al primo turno. Sempre in accordo con il pregiudicato di Arcore sta proseguendo come un “rullo compressore” all'abolizione delle province e del Senato.
Un'operazione sapientemente mascherata come taglio alle spese della politica ma che in realtà non farà risparmiare un bel niente mentre ridurrà sensibilmente gli spazi della stessa democrazia borghese eliminando il bicameralismo perfetto, riducendo il parlamentarismo e aumentando a dismisura i poteri dei governatori delle Regioni e dei sindaci neopodestà e così completare la seconda repubblica neofascista e assicurare la sospirata “governabilità” al sistema capitalistico italiano, secondo il piano della P2.

L'attacco ai lavoratori
Il Berlusconi democristiano Renzi è intervenuto pesantemente anche sul “mercato del lavoro” con un decreto legge che estenderà ulteriormente il precariato chiamato con il termine inglese “jobs act”. Tradotto in italiano vuol dire che chi inizia a lavorare dovrà affrontare un periodo di tre anni senza alcuna tutela dell'articolo 18. Il datore di lavoro potrà assumere a tempo determinato senza specificarne la causa come era necessario in precedenza, potrà rinnovare il contratto fino a 8 volte e non avrà l'obbligo della formazione del lavoratore, la cassa integrazione sarà sostituita da un assegno una tantum. Un nuovo apprendistato senza alcun limite di età e senza vincolo di assunzione al termine del periodo. Insomma, come hanno affermato alcuni giuristi “è l'epilogo dello smantellamento dei diritti del lavoro iniziato nel 1997 con il pacchetto Treu”. Nel testo approvato alla Camera alcuni punti sono stati modificati ma si tratta solo di aspetti marginali su cui PD e PdL fanno finta di litigare pensando alle elezioni europee e amministrative.
Come sono uno slogan elettorale le 80 euro in più tramite la diminuzione dell'Irpef nelle buste paga a chi guadagna fino a 26 mila euro lordi l'anno (1500 netti mensili). Una mancia per attirare voti, in particolare dei lavoratori, che verrà subito ripresa con gli interessi attraverso tasse locali e i tagli alla sanità. Anche qui Renzi si dimostra in fatto di demagogia il degno discepolo di Berlusconi (vi ricordate la sua promessa di creare un milione di posti di lavoro?).
Intanto mentre finge di voler creare occupazione con le sue “riforme”, assieme al Commissario per i tagli alla spesa pubblica Cottarelli si propone di bloccare il salario e le assunzioni dei dipendenti pubblici e di licenziarne ben 85.000. Del resto Renzi è sempre stato un paladino delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. Ricordiamo che come sindaco di Firenze è stato tra i primi a sdoganare il 1° Maggio come giornata lavorativa.
Non vengono attaccate solo le condizioni economiche dei lavoratori, la democrazia borghese viene ridotta all'interno delle fabbriche e dei luoghi di lavoro. Con il famigerato accordo sulla rappresentanza firmato da Cgil-Cisl-Uil e Confindustria con la benedizione dell'allora governo Letta-Alfano si vuole far tacere tutte quelle voci di dissenso che vengono da altre organizzazioni sindacali e dalle Rsu che vogliono lottare anziché chinare la testa. Un accordo che recepisce l'antioperaio modello Marchionne che inizia ad essere messo in pratica nei confronti dei delegati più decisi e combattivi.

L'unica alternativa di classe è il socialismo
L'attuale disastrosa, inumana e intollerabile situazione è generata dal capitalismo e dai suoi governi che scaricano sulle masse le sue crisi e i suoi problemi. Perdurando il capitalismo, nessun Renzi, ma neppure qualsiasi altra forma e capo di governo, anche quella più a sinistra possibile, riuscirà mai a capovolgere questa situazione a favore del popolo. Quello che occorre è cambiare il sistema economico, lo Stato e la classe dominante, abolire lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, le classi, le disuguaglianze sociali e di sesso, le disparità territoriali e tra città e campagna, dare il potere al proletariato.
Questo si chiama socialismo, ed è su di esso che gli sfruttati e gli oppressi, i movimenti anticapitalisti, le ragazze e i ragazzi più coscienti, avanzati e combattivi che lavorano, che sono disoccupati, precari, studenti dovrebbero riversare la loro massima attenzione. Soprattutto il proletariato dovrebbe capire che senza il potere politico non ha nulla, che il suo compito storico è quello di abbattere il capitalismo e instaurare il socialismo. Una consapevolezza che esso ha acquisito dalla Rivoluzione d’Ottobre fino ai primi anni Ottanta e che poi ha perduto col completo tradimento dei revisionisti e riformisti togliattiani e berlingueriani. Una consapevolezza che può e deve riacquistare appropriandosi della sua cultura rappresentata dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Certo per instaurare il socialismo bisogna abbattere il capitalismo e questo non cade da solo né tanto meno lo si fa cadere con una croce sulla scheda elettorale. Lo si abbatte con la lotta di classe, con la rivoluzione proletaria, e dando tutta la propria forza al Partito del proletariato, ossia al PMLI. Insomma, scegliere il socialismo comporta tutta una serie di conseguenze rivoluzionarie, ma è questo quanto oggi occorre fare altrimenti non si esce dal capitalismo. Per il proletariato e le masse, che prevalga la destra o la “sinistra” borghese cambia relativamente poco. Se vince la “sinistra” borghese possono ottenere più briciole dall'opulento banchetto dei capitalisti, ma rimangono pur sempre subalterni alla borghesia e schiavi del capitalismo
Il socialismo è il nostro obiettivo strategico e auspichiamo che lo diventi anche per il proletariato. I marxisti-leninisti comunque non verranno mai meno all’impegno di conquistare il socialismo, e lo dimostrano ogni giorno nei propri impegni di lavoro, di studio e di vita, nelle organizzazioni di massa, in primo luogo nella CGIL, lottando strenuamente e in prima fila contro il capitalismo e i suoi governi, centrale, regionali e locali e nel difendere gli interessi immediati e quotidiani delle masse occupate, pensionate, disoccupate, precarie, studentesche e femminili.
E' con questo spirito anticapitalista che invitiamo il proletariato, le masse lavoratrici e i giovani a celebrare il 1° Maggio. Del resto esso storicamente ha un carattere fortemente di classe, nato in ricordo di una strage di operai in sciopero per strappare ai padroni la giornata lavorativa di 8 ore.
I revisionisti e i riformisti per non parlare dei governi borghesi, hanno sempre cercato di annacquare il carattere, il significato e lo spirito del 1° Maggio. Durante il fascismo fu soppresso mentre recentemente ci sono stati svariati tentativi di cancellarlo dal calendario assieme al 25 Aprile, accorpandoli o spostandoli alla domenica. Negli ultimi anni anche Cgil-Cisl-Uil hanno partecipato allo snaturamento del 1° Maggio trasformandolo in una generica “festa del lavoro” sullo stile americano del “labour day”, per inglobarlo nelle istituzioni borghesi. Addirittura lo scorso anno in alcune piazze fu promossa la partecipazione congiunta con le organizzazioni dei padroni.
Registriamo con piacere che in tante città, quartieri e paesini sta crescendo l'insofferenza verso chi cerca di snaturare questa storica ricorrenza dei lavoratori anche attraverso l'insulso concertone di piazza San Giovanni a Roma. Tante sono le iniziative dove associazioni, comitati, partiti politici, circoli, tengono vivi lo spirito autentico del 1° Maggio. Il PMLI aderisce, partecipa e incoraggia questo tipo di iniziative, pur partecipando anche alle manifestazioni indette dalle organizzazioni sindacali.
W il 1° Maggio, Giornata Internazionale dei lavoratori,
Lottiamo risolutamente contro il governo del Berlusconi democristiano Renzi, la seconda repubblica e il regime neofascista,
Proletari, lottate per conquistare il potere politico e il socialismo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
* Responsabile della Commissione per il lavoro di Massa del CC del PMLI

1 maggio 2014