Il consiglio dei ministri accelera il processo di privatizzazioni
Il governo Renzi svende Poste e Enav

Col pretesto di arginare l'inesorabile aumento del debito pubblico giunto ormai a quota 2 mila miliardi e che nel 2015 sarà pari al 135% del Pil, il Consiglio dei ministri il 16 maggio ha varato due decreti legge che gli permettono di svendere fino al 40% di Poste e fino al 49% di Enav.
Per quanto riguarda Poste, il governo si aspetta un ritorno da 4–5 miliardi di euro. Il 26 marzo scorso la commissione Trasporti della camera aveva invitato il governo a usare questo gruzzoletto per “interventi che possano sostenere efficacemente il rilancio dell’economia”: lo sviluppo della banda larga, investimenti per il trasporto o contro il dissesto idrogeologico.
Invece pare che Renzi e Padoan siano intenzionati ancora una volta a favovire i grandi speculatori e le banche esattamente come hanno fatto Prodi e Berlusconi. Non a caso poche settimane fa Renzi, nell’ambito della vergognosa spartizione delle nomine delle grandi aziende, ha piazzato alla presidenza di Poste l’ex forzista Elisa Todini che a tutt'oggi mantiene anche il doppio incarico e il doppio stipendio da consigliera Rai e presidenza di Poste.
Una speculazione finanziaria che fra l'altro mette a serio rischio i risparmi di milioni di pensionati, lavoratori e piccoli risparmiatori. Secondo lo schema indicato nel decreto infatti la svendita delle quote di minoranza a privati e grandi investitori potrà avvenire a scaglioni. Verrà realizzata con un’offerta pubblica di vendita rivolta ai risparmiatori italiani, inclusi i dipendenti del gruppo, oltre che a investitori nazionali e internazionali.
Poste è un’azienda in grande salute che è conosciuta anche perché ha investito 75 milioni di euro nel capitale di Alitalia. Conta 140 mila dipendenti ed è ormai prossima la sua quotazione in borsa anche perché nel recente passato ha avviato nuove prestazioni e servizi e ha acquisito nuove aziende come quella dei corrieri Bartolini.
Per Enav invece si prevede la cessione di una quota che assicuri allo Stato il mantenimento di una quota di controllo assoluto (51%). Al ministero dell’Economia viene affidata la massima discrezionalità nella cessione. Si prevede un’offerta pubblica di vendita, rivolta anche in questo caso agli stessi dipendenti. Il governo vuole passare all’incasso sull’onda di un boom dell’azienda che gestisce e controlla il traffico aereo. Per l’azienda diretta dall’amministratore unico Massimo Garbini il 2013 si è chiuso con un utile di 50 milioni di euro. Nel 2006 Enav ha acquisito il 100% di Vitrociset Sistemi, oggi Techno Sky, internalizzando la conduzione e la manutenzione dei sistemi di assistenza al volo e dei relativi software. Nel 2012 ha acquisito il consorzio Sicta (Sistemi Innovativi per il controllo del traffico aereo) che si occupa di attività ingegneristiche di progettazione. Insomma un altro gioiello di famiglia che rischia di finire in pasto al mercato per un pugno di euro.
Contro la nuova stagione di privatizzazioni si è mobilitato il movimento per i beni comuni promosso dal Forum Italiano dei movimenti per l’acqua al quale hanno aderito decine di altri movimenti e associazioni.

25 giugno 2014