Un altro nero tassello della seconda repubblica neofascista e piduista
La “riforma” di Renzi e Giannini militarizza i lavoratori della scuola come durante il regime fascista
Il governo vuole cancellare la contrattazione nella scuola pubblica

Con la nera controriforma “La buona scuola” del Berlusconi democristiano Renzi e della ministra Stefania Giannini (senatrice eletta con la lista Scelta Civica di Mario Monti) il governo intende colpire a morte i diritti normativi, economici e contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto scuola. Nel corposo documento composto da oltre 130 pagine, presentato dallo stesso Renzi in uno show mediatico in cui il nuovo Mussolini sguazza come un topo nel formaggio, si delinea la nera trama con cui il governo vuole militarizzare, come ai tempi di Mussolini, i lavoratori della scuola pubblica, privarli dei diritti sindacali e, con una gerarchia da caserma, avere tanti soldatini ai propri ordini. Nell’articolo sulla controriforma della scuola apparso ne “Il Bolscevico” n. 34 del 25 settembre scorso abbiamo analizzato le caratteristiche generali di questo nero progetto. Intendiamo ora soffermarci nel dettaglio sulle concrete ricadute ai danni delle lavoratrici e dei i lavoratori della scuola.
 
L'ennesimo show mediatico di Renzi, “paravento” dei nuovi tagli alla scuola
La nera controriforma della scuola denominata “La buona scuola” è l’ennesimo esempio di come la classe dominante borghese sia solita ingannare le masse con roboanti slogan tesi a mistificare e a nascondere la realtà. Noi marxisti-leninisti non dobbiamo avere alcun dubbio a riguardo. Anche per quanto riguarda la scuola pubblica restano valide e scolpite nella roccia le parole del Documento dell’Ufficio Politico dello scorso 25 febbraio: “Il governo del Berlusconi democristiano non merita alcuna fiducia. Va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche.” Il testo de “La buona scuola” è stato presentato in pompa magna dallo stesso Renzi in un tripudio giornalistico di telecamere, riflettori e lancio di slogan in cui il Berlusconi democristiano ama cimentarsi. Servili domande giornalistiche, sorrisi sornioni, proiezione di slides colorate. Insomma, un nuovo ennesimo show mediatico per Renzi, il nuovo Mussolini in chiave moderna e tecnologica, che proprio come il suo degno antesignano cerca il rapporto diretto e plebiscitario con le masse. Ancora una volta Renzi dimostra di farsi beffa del parlamento e degli organi elettivi borghesi che sono sempre più svuotati del loro ruolo. La “riforma” non è stata varata in parlamento, il luogo che dovrebbe essere deputato a legiferare in uno stato borghese, bensì nelle chiuse stanze del governo. A dimostrazione che la seconda repubblica neofascista è già una realtà: il parlamento è privato di ogni potere, che viceversa viene accentrato dal governo.
Efficienza, merito, innovazione, tecnologia, incrementi stipendiali, carriera e fine del precariato. Non si sono davvero sprecate le promesse nell’inganno mediatico operato dal neofascista in camicia bianca. Per garantire una parvenza di consultazione democratica ancora una volta il ricorso di sondaggi. Nel suo stile ormai consolidato Renzi si rivolge direttamente alle masse di cui si fa diretto interlocutore. Dal 15 settembre (anche se nessuno se ne è ancora accorto) sono state aperte le consultazioni con i cittadini che entro il 15 novembre potranno esprimere la propria opinione sulla riforma. A tutti questi roboanti slogan non sono seguite cifre di copertura finanziaria. In nessun momento della “presentazione” così come in nessuna parte del corposo documento si è parlato del “dove prendere i soldi”. Solo successive interpellanze parlamentari e dichiarazioni di ministro e sottosegretari hanno chiarito la realtà dei fatti: nessuna risorsa aggiuntiva ed anzi ulteriore razionalizzazione dell’esistente. In un “botta e risposta” in parlamento il sottosegretario Toccafondi ha così affermato: "Il meccanismo di carriera proposto nella discussione 'La buona scuola' non comporta spese aggiuntive, dal momento che le risorse attualmente destinate agli scatti stipendiali per il personale docente verranno utilizzato per il nuovo sistema di progressione non più basato solo sull’anzianità di servizio ma sul merito, sulla valutazione e sulle competenze acquisite nel tempo." Le indiscrezioni si sono succedute e sugli stessi quotidiani borghesi che sostengono il governo si parla di una nuova terribile “spending review” che sta per abbattersi sulla pubblica istruzione. Il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 ore” del 26 settembre scorso è entrato nel dettaglio parlando chiaramente di nuovi tagli su università e ricerca e sulla scuola. Le prime si vedranno letteralmente dimezzati i fondi mentre nuovi tagli di personale, soprattutto per gli Ata (ausiliari, tecnici ed amministrativi) spetteranno alla scuola. Il personale di segreteria quello maggiormente nel mirino e che, a seguito della “digitalizzazione” delle pratiche, vedrebbe la propria pianta organica decurtata. La nera linea della controriforma è chiaramente tracciata: finanziare i cambiamenti della scuola classista, meritocratica ed elitaria della seconda repubblica neofascista spillando sangue alle lavoratrici ed ai lavoratori colpendone non solo i diritti economici ma anche quelli normativi e sindacali.
 
Colpiti a morte i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola
La controriforma Renzi-Giannini sulla scuola pubblica colpirà pesantemente le lavoratrici ed i lavoratori del comparto, già messo in ginocchio dagli ultimi governi borghesi. Con un contratto fermo normativamente dal 2007 ed economicamente dal 2009 (quindi da 5 anni!) la controriforma dice chiaramente che saranno aboliti gli scatti stipendiali come sistema che regola la progressione economica degli stipendi del settore. L’unico meccanismo che garantisce degli adeguamenti stipendiali, per quanto minimi, alle lavoratrici e ai lavoratori Ata e agli insegnanti verrà cancellato in favore di nuovi meccanismi ancora ignoti ma che, nelle intenzioni del governo, dipenderanno dal giudizio di una commissione di valutazione interna guidata dal nuovo preside manager. Riguardo ai potenziali beneficiari di questi aumenti la controriforma prevede una situazione ancora peggiore di quella che era stata a suo tempo delineata dalla controriforma Brunetta! Mentre quest’ultima prevedeva il blocco totale degli aumenti per il 25% del personale (i fannulloni) il nero progetto “La buona scuola” esclude aprioristicamente da un qualsivoglia aumento ben il 33% del personale! A quanto pare il governo ritiene, nonostante la continua politica di lacrime e sangue, che i fannulloni stiano aumentando nella scuola. Sul fronte del reclutamento vengono sbandierate, senza peraltro alcuna copertura economica nell’ambito delle leggi di stabilità borghesi, 150.000 assunzioni ma non si prevede, anzi si esclude a priori, una progressione stipendiale per i nuovi assunti. Mentre l’Unione europea si appresta a sanzionare l’Italia per la reiterata ignoranza dei regolamenti europei sulla stabilizzazione dei precari (se i governanti borghesi italiani sono minacciati di sanzioni da quelli borghesi dell’unione europea possiamo avere una idea della portata del fenomeno del precariato nella scuola italiana) il governo Renzi si appresta, da buon imbroglione, a stabilizzare i precari ma continuando a pagarli per tali. “La buona scuola”, buona per la borghesia ma non di certo per il proletariato, gli studenti e le masse popolari, prevede in realtà di falcidiare i precari cancellando le supplenze inferiori alla settimana, e forse anche quelle superiori. La necessità di supplenti potrà venire meno con quello che la controriforma definisce l’organico funzionale. Quali saranno gli effetti sui lavoratori della scuola è chiaro: aumento delle ore lavorate (a parità di stipendio) per garantire la copertura, funzionale appunto, di ogni “buco” che verrà a crearsi per assenze e malattie.
 
Gerarchia, merito ed efficienza. La militarizzazione dei lavoratori della scuola
La scuola, così come la disegna la controriforma nera e piduista del Berlusconi democristiano Renzi, è a tutti gli effetti una scuola classista, meritocratica e gerarchica che bene si addice alla seconda repubblica neofascista. Il personale che ci lavora dovrà sottostare ad una vera e propria disciplina di tipo militare ed ubbidire agli ordini del governo e del suo preside manager. L’abolizione degli scatti stipendiali e la loro sostituzione con meccanismi legati alla valutazione di una specifica commissione, terrà sotto costante ricatto i lavoratori. I più risoluti e battaglieri, quelli non disposti a piegare la testa alla scuola di regime, rischieranno di vedersi bloccato ogni aumento di uno stipendio già di per sé misero ed eroso dall’inflazione. La creazione di una anagrafe nazionale dei docenti, così come previsto dalla riforma, sa molto di lista di proscrizione. Quale migliore strumento per schedare i docenti sulla base di criteri meramente burocratici e nozionistici? I più allineati al sistema, carichi di prestigiosi titoli accademici borghesi, saranno collocati in vetta alle liste con la certezza di trovare un posto nei licei più prestigiosi così da mantenere ed anzi aumentare la natura classista della scuola. La schedatura di massa dei docenti farà poi in modo di garantire, o meglio acuire, l’imposizione della cultura borghese, elemento determinante con cui la borghesia mantiene il proprio dominio economico, nell’insegnamento.
La struttura gerarchica della nuova scuola sarà garantita da una profonda revisione degli attuali organi collegiali. Per quanto essi siano già impostati secondo criteri reazionari che garantiscono l’impostazione fascista e borghese del sistema scolastico, questo non è ancora abbastanza per quella che, nel disegno del governo, dovrà essere la scuola della seconda repubblica neofascista. La controriforma “La buona scuola” prevede una loro integrale soppressione e sostituzione con una nuova governance scolastica, al pari del consiglio di amministrazione di una azienda capitalistica. Una scuola meritocratica e classista il cui primo compito, servendosi di personale disciplinato e selezionato, sarà la trasmissione nozionistica della cultura borghese così da formare i dirigenti e i tecnici del domani e, nel contempo, una massa di lavoratori schiavi, imbevuti dalla cultura dominante borghese. Dai futuri organi di governo, saranno totalmente esclusi gli studenti mentre risulterà ridimensionato l’attuale collegio dei docenti il cui ruolo sarà circoscritto a mere questioni legate alla didattica. All’interno della nuova scuola che la nera controriforma disegna la figura chiave sarà quella del preside manager. Novello amministratore delegato della propria scuola, a tutti gli effetti trasformata in una fabbrica capitalistica impegnata a produrre pochi prodotti di alta qualità (i manager borghesi del domani nelle scuole di serie A) e tanti, uniformi pezzi di bassa qualità (i proletari ed i lavoratori nelle scuole delle serie più infime) il preside manager sarà l'alto ufficiale predisposto alla sorveglianza ed alla vigilanza della caserma-scuola. Ampia, se non totale, la discrezionalità nella scelta degli insegnanti. Primo responsabile delle commissioni che decideranno i pochi a cui spetteranno aumenti stipendiali, supervisore per la propria scuola dell’anagrafe nazionale in cui verranno schedati i docenti. Tanti, davvero tanti gli strumenti di cui questo kapò potrà servirsi per mantenere la disciplina nella propria scuola-azienda e per piegare la didattica e l’insegnamento agli interessi del regime neofascista. Un preside con questi poteri, assieme ad una rigida applicazione della normativa Brunetta che prevede sanzioni e punizioni per i non-allineati, non mancherà di mezzi per piegare ogni opposizione interna e per attaccare frontalmente gli studenti più avanzati che, per motivi disciplinari, potranno essere sanzionati e finanche espulsi.

Occorre lo sciopero generale di 8 ore e battersi per spazzar via il governo Renzi
La nera controriforma “La buona scuola” sembra fatta apposta per cancellare i diritti contrattuali dei lavoratori della scuola. In luogo dell’attuale contratto nazionale con la controriforma si imporrà un modello basato su leggi e decreti che, con mirati interventi dall’alto, terranno sotto costante scacco le lavoratrici ed i lavoratori che, senza un contratto, non avranno alcuna tutela normativa per i propri diritti.
Che aspetta ancora la FLC CGIL a mobilitare i lavoratori della scuola per impedire l'approvazione di questa nera controriforma? Che aspetta ancora la CGIL a indire lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione a Roma per controbattere alla devastante politica antioperaia e antipopolare del governo?
Ecco perché per impedire che il progetto del Berlusconi democristiano Renzi, un democristiano dalla vocazione mussoliniana, vada in porto è necessario costituire un fronte unito che si batta per la difesa dell’istruzione pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti. Un fronte unito di studenti, docenti e personale Ata disposto a lottare per impedire l'approvazione di questa nera controriforma e più in generale a dare il proprio contributo per spazzar via il governo Renzi prima che faccia danni ancor più devastanti e ripiombi l'Italia in un altro nero ventennio.
La scuola come la intendiamo noi marxisti-leninisti è agli antipodi di quella del regime neofascista e deve essere considerata quale un servizio sociale che abbia come padroni le studentesse e gli studenti, protagonisti attivi da sottrarre al controllo del governo, del padronato e della classe dominante borghese, della Chiesa e del regime neofascista.
 
 

8 ottobre 2014