Renzi sfotte la Camusso che non reagisce
Farsa dell'incontro governo e sindacati
Cisl e Uil parlano di “svolta possibile”. Flebile risposta della CGIL

“Vi ascolto ma faccio come dico io”. Questo potrebbe essere in estrema sintesi il resoconto dell’incontro che il Berlusconi democristiano Renzi ha concesso ai sindacati il 7 ottobre a Palazzo Chigi. All'incontro erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, dell'Economia Pier Carlo Padoan, della Pubblica Amministrazione Marianna Madia. Al tavolo anche i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Luigi Angeletti e Geremia Mancini.
Se andiamo a vedere come sono arrivati a mettersi al tavolo il nuovo Berlusconi in camicia bianca e i sindacati possiamo capire tutta la protervia e il piglio mussoliniano di Renzi e l'atteggiamento piagnucolante, accomodante e sempre proteso alla collaborazione a tutti i costi di Cgil, Cisl e Uil. Renzi ha sempre snobbato il confronto e, peggio di Berlusconi, ha operato a testa bassa per portare a termine le controriforme che riguardano il mondo del lavoro, senza curarsi delle “minacce” dei sindacati. Alla fine gli ha concesso un incontro in tempi contingentati, un'ora, per “discutere” con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali che avrebbero dovuto sloggiare subito da Palazzo Chigi poiché il capo dell'esecutivo dopo doveva incontrare i rappresentanti dei padroni.
Un incontro che si è rivelato una farsa perché Renzi, com'era prevedibile, è ricorso a una sceneggiata che non ha portato niente di nuovo. Ha solamente chiesto se i sindacati erano d'accordo oppure no con il Jobs Act, tanto il governo avrebbe deciso lo stesso. Ha concluso il vertice affermando che "ci sono stati sorprendenti punti d'intesa". Difatti la Cisl si è subito detta disponibile per bocca del Segretario generale aggiunto Annamaria Furlan, giorni dopo successora di Bonanni, dimessosi in fretta e furia non tanto “per lasciare spazio ai giovani” ma perché in odor di scandalo per una sontuosa pensione d'oro. E' bastata qualche promessa di nuovi incontri per far parlare la Furlan di “svolta possibile” nelle relazioni governo- sindacati.
Mentre Angeletti ha assunto una posizione di mediatore tra le posizioni della Cisl e quelle della Cgil. Non che quest'ultima abbia risposto per le rime al presidente del Consiglio abbia lanciato chissà quali propositi di lotta, come invece vogliono far intendere i mass-media di regime. La Camusso ha dichiarato che la posizione contraria della Cgil non cambia perché Renzi non ha detto niente di nuovo, e non poteva dire diversamente perché solo un'illusionista poteva vedere un ripensamento del governo e una marcia indietro sull'attacco al diritto del lavoro borghese e in particolare all'articolo 18.
Di conseguenza è stata riconfermata la manifestazione del 25 ottobre a Roma a cui Cisl e Uil non parteciperanno: si sono subito tirate indietro perché i tempi sarebbero prematuri(?). Comunque di sciopero generale non si parla, al massimo si arriva a non escluderlo, insomma anche quella della Cgil è una risposta non all'altezza dell'attacco portato avanti da Renzi e il suo governo. E poi i maggiori rimpianti della Camusso sembrano essere quelli per la mancanza di concertazione (che ha fatto passare tante controriforme antioperaie) o per la richiesta della fiducia da parte del governo, come se un iter parlamentare diverso poteva far cambiare il giudizio sul Jobs Act.
Anche in questa occasione Renzi non ha mancato di sbeffeggiare i sindacati, in particolare la Camusso. Ecco alcune perle:”il più grande rinnovo contrattuale in Italia lo ha fatto il governo con gli 80 euro”, come se quell'elemosina elargita a una parte di lavoratori e poi ripresa con gli interessi dall'aumento delle tasse
e i tagli alla spesa pubblica abbia aumentato i salari ben più della contrattazione sindacale. Dando appuntamento al 27 ottobre ha aggiunto velenosamente: "dopo che i tre milioni verranno a manifestare a Roma"; riferendosi all'iniziativa della Cgil del 25.
Una frase che non si può liquidare come “ironica” ma sta a significare che lui se ne frega della piazza (come Mussolini, Craxi e Berlusconi). E' anche una sfida alla Camusso a portare milioni di lavoratori a Roma come riuscì a fare la Cgil nel 2002, una grandiosa e storica manifestazione che di fatto stoppò Berlusconi più dell'opposizione parlamentare e del referendum dall'intenzione di cancellare l'articolo 18. Allo stesso tempo è anche una sfida al neoduce di Arcore perché Renzi si sente in grado di superare il suo maestro riuscendo dove Berlusconi fallì. E questo purtroppo potrà succedere, grazie sopratutto al fatto che la “sinistra“ borghese è al governo e la Cgil, per collusione politica con il PD, difficilmente s'impegnerà per raggiungere lo stesso grado di mobilitazione di allora.

15 ottobre 2014