Come facevano Mussolini e Berlusconi
Il manganello di Renzi e Alfano si abbatte duramente sugli operai Ast di Terni
Due operai e due sindacalisti Fiom feriti. Landini prima attacca Renzi, poi butta acqua sul fuoco dei lavoratori manganellati
Alfano e il questore di Roma devono dimettersi
Solidarietà e proteste in tutta Italia, a la spezia occupata la sede del PD

Dopo le parole i fatti. Dopo le dichiarazioni arroganti e minacciose di Renzi e dei suoi uomini contro i sindacati e i lavoratori sono arrivate le manganellate agli operai. A questo punto tutti dovrebbero aver capito cosa intende il Berlusconi democristiano in camicia bianca quando lancia i suoi proclami del tipo: “proseguiremo per la nostra strada”, “non ci faremo intimidire”, e qual è il suo “linguaggio diverso” e il suo “cambiare verso” all'Italia. Porta la camicia bianca ma si comporta come le camicie nere, come Mussolini e Berlusconi che manganellavano i lavoratori.
Le botte date dalla polizia ai lavoratori delle Acciaierie Speciali Terni (AST) sono un fatto gravissimo, un'ulteriore riprova della natura reazionaria ed antioperaia del governo Renzi. Mercoledì 29 ottobre circa 600 operai della fabbrica umbra erano a Roma per difendere il proprio posto di lavoro e l'esistenza della fabbrica stessa. La ThyssenKrupp, la stessa del rogo di Torino, proprietaria della fabbrica, vuole licenziare 537 persone, oltre un sesto dell'intero organico, e sembra anche che voglia gradualmente disimpegnarsi dall'Italia, mettendo così a rischio quasi 5000 posti di lavoro considerando anche l'indotto, il pilastro occupazionale su cui si regge l'intera città di Terni.
La manifestazione era iniziata con un presidio davanti all'ambasciata della Germania affinché il governo di Berlino facesse pressione sulla multinazionale tedesca per ritirare i licenziamenti. Dopo che una delegazione era stata ricevuta i lavoratori si volevano spostare verso il Ministero dello Sviluppo Economico. A questo punto, all'altezza di Piazza Indipendenza, è partita la carica a freddo della polizia che ha spaccato la testa a quattro operai e ha lasciato per terra anche alcuni dirigenti sindacali. Le testimonianze dei lavoratori e le riprese coi telefonini smentiscono la versione del Ministero dell'Interno e del prefetto che “giustificano” la carica, anzi il “contenimento” come dicono loro, con l'obbiettivo di fermare un eventuale blocco della stazione Termini da parte dei manifestanti, stazione che, guarda caso, si trova nella direzione opposta in cui si dirigeva il corteo.
Non è certo la prima volta che vengono scagliate le forze repressive dello Stato borghese contro le lotte operaie e delle masse. Senza andare troppo indietro nel tempo basta ricordare la repressione del movimento NO-Tav, delle lotte studentesche e, proprio recentemente, il 17 ottobre, le botte alla manifestazione contro il vertice UE sul lavoro a Torino. Con gli operai di Terni siamo arrivati persino a voler tacere con i manganelli chi sta lottando per difendere il proprio posto di lavoro, il sostentamento economico per i lavoratori delle Acciaierie e di tutta la popolazione di Terni che difatti partecipa e sostiene attivamente con grande spirito di solidarietà gli operai della ThyssenKrupp.
Un atto così grave che ha scatenato le dure reazioni della Cgil e dei sindacati. La Camusso:“ Ci sono persone che rischiano il posto di lavoro e che oggi sono state picchiate dalla polizia”, “Renzi abbassa i manganelli”, Angeletti:“ oggi è successo un fatto grave e inaccettabile. Questa la cifra della politica di attacco ai sindacati?”. Imbufalito e arrabbiato Landini che era in mezzo agli operai a manifestare e che intervistato a caldo ha detto “"Anch'io ho preso le botte dai poliziotti. Alcuni dei nostri sono finiti in ospedale. Ma non finisce qui.” e “Altro che palle, leopolde e cazzate varie. Basta, basta slogan, basta! Hanno rotto le scatole. E dobbiamo prendere anche le botte, noi che lavoriamo?”. In seguito però ha gettato acqua sul fuoco e si parla di una misteriosa telefonata tra lui e Renzi che Palazzo Chigi conferma mentre il leader della Fiom smentisce. E infatti partecipava in modo collaborativo all'incontro con Renzi a Palazzo Chigi e alla successiva conferenza stampa insieme alla ministro Guidi e al sottosegretario Del Rio, senza peraltro avanzare alcuna richiesta di scuse da parte di Renzi né tantomeno le dimissioni del ministro manganellatore di operai Alfano. Tanto che quest'ultimo parlando alle camere darà apertamente il merito a Landini di aver “contribuito a portare la calma tra i manifestanti” in piazza.
Il capo del Governo e il ministro degli interni Alfano hanno dichiarato che “verificheranno” l'operato della polizia quando le cose invece sono molto chiare. Sappiamo benissimo che quando le “forze dell'ordine” si scagliano contro i manifestanti non lo fanno mai a caso, ma perché ricevono ordini in tal senso, e la mattanza al G8 del 2001 a Genova ce lo insegna benissimo. Quindi Alfano e il prefetto di Roma si devono dimettere perché diretti responsabili delle manganellate agli operai di Terni. Mentre la responsabilità politica non può che essere di Renzi. I suoi attacchi ai sindacati e ai diritti dei lavoratori, a cui vanno aggiunte le dichiarazioni provocatorie di esponenti del PD o di amici della Leopolda che vogliono negare addirittura il diritto di sciopero, generano quel clima ottimale in cui le forze di polizia sono autorizzate a scatenare la repressione delle lotte operaie. Renzi aveva detto di avere rispetto della piazza, ma la sua risposta alla grandiosa manifestazione del 25 ottobre è stata il manganello.
La solidarietà ai lavoratori delle AST non si è fatta attendere. Il 30 e 31 ottobre è stato un susseguirsi d'iniziative in tutta Italia. Sciopero e manifestazione della Fiom a Genova, Savona e Milano, presidi a Napoli, a Palermo e a Perugia, due ore di sciopero alla Same di Treviglio, astensioni dal lavoro contro la repressione della polizia alla Oerlikon di Torino, alla Novartis di Siena, alla Perini di Lucca e in centinaia di fabbriche, specie metalmeccaniche, di tutte le regioni. Solidarietà dalle organizzazioni sindacali e dalle Camere del Lavoro di tutta Italia. A La Spezia è stata occupata simbolicamente la locale sede del PD da un centinaio di militanti della Cgil per protestare contro la repressione e per rispondere alle continue provocazioni antisindacali e antioperaie di quello che oramai è diventato il partito dei padroni.
L'Ufficio stampa del PMLI, in un tempestivo comunicato dal titolo "Gli operai in lotta non si manganellano", ha scritto: "I marxisti-leninisti italiani si stringono in maniera militante agli operai dell'Ast di Terni considerando la loro lotta è la propria lotta, esprimono la loro fraterna solidarietà ai due operai e ai due sindacalisti FIOM feriti e chiedono le dimissioni immediate del neofascista Alfano." (si legga il testo integrale in questa stessa pagina).

5 novembre 2014