Renzi scarica sulle Regioni le responsabilità delle alluvioni
In realtà le responsabilità del dissesto del territorio ricadono sui governi centrali e locali di ieri e di oggi. Lacrime di coccodrillo di Pisapia
Il Nord nel fango, altri morti

Il Nord sott'acqua, una città dopo l'altra, un paesino dopo l'altro sommersi dalle alluvioni e dal fango, ormai con cadenza regolare ad ogni pioggia a dimostrare come siamo al disastro completo nella salvaguardia del territorio. Mentre scriviamo il tragico bilancio dell'ultima ondata di alluvioni è di 5 morti e un disperso, cifra che fa salire a11 il bilancio delle vittime delle alluvioni negli ultimi 70 giorni. Nello stesso periodo migliaia sono gli sfollati e pesantissimi i danni accumulati: un miliardo di euro, per la sola Liguria nelle due alluvioni consecutive.
Non solo, enormi disagi per la popolazione delle grandi città, dove interi quartieri con migliaia di residenti sono rimasti isolati e senza luce e soccorsi, come a Milano, dove sono esondati ancora una volta il Seveso e il Lambro, nel varesotto dove sono morti sotto una frana un anziano e la sua nipote e una giovane annegata per essere finita fuori strada in un torrente Baracco in piena, come nella martoriata Genova, dove centinaia di famiglie sono isolate e dove l'alluvione ha finito per mettere in ginocchio quello che rimaneva delle piccole imprese salvatesi dalla precedente alluvione, a Chiavari e Alessandria, dove interi quartieri sono sotto il fango, Biella, dove altissimo è il rischio frane come dimostra la tragica morte di un pensionato sommerso da una valanga di fango e detriti mentre un altro uomo è stato portato in condizioni critiche in ospedale. Anche il lago Maggiore è uscito dagli argini e un uomo è stato ripescato, senza vita, dai sommozzatori dei vigili a Ispra (Varese). Negli stessi giorni anche il lago di Como è esondato e l'acqua ha invaso le piazze del centro.
Alla tragedia di Genova non c'è fine. In questo momento si cercano 70 bare trascinate via dall'esondazione del torrente Polcevera dopo il crollo di un muraglione del cimitero della Biacca a Bolzaneto.
In tilt i trasporti per allagamenti in più sedi stradali ferroviarie che hanno provocato forti ritardi dei treni. Mentre scriviamo l'ondata si è estesa al resto del Settentrione, in Emilia sono un migliaio gli sfollati per la piena del Po, al Lazio, all'Umbria, al nord delle Marche, alla Sardegna, all'Abruzzo e al nord della Campania e l'allarme tra la popolazione è molto alto.

Di chi sono le responsabilità
Tutte le istituzioni borghesi hanno dato il via al gioco dello scaricabarile ciascuno per allontanare da sé le responsabilità. Il Berlusconi democristiano Renzi da Sydney attacca i governatori: "Ci sono vent'anni di politiche del territorio da rottamare, anche in alcune regioni del centrosinistra", mentre dal canto loro governatori e sindaci ribattono che le politiche del territorio, nonché le sanatorie ediliizie sono dettate da Roma.
ln realtà tutti sanno, a partire dalle masse popolari che sono state colpite direttamente dalle inondazioni ed hanno chiesto in diversi casi le dimissioni dei sindaci delle loro città, com'è recentemente successo a Massa, che a tutti i livelli le istituzioni hanno pesanti responsabilità nel disastro che sta sotto gli occhi di tutti. Ognuno infatti secondo le sue competenze ha agito per sfruttare e devastare il territorio italiano al fine di ottenere il massimo profitto.
Un rapporto del Ministero dell’Ambiente nel 2008 ci rivela che sono ben 6.633 i comuni italiani (sugli 8.071 totali) in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale dei comuni italiani, per una superficie ad alta criticità idrogeologica di 29.517 Kmq, il 9,8% dell’intero territorio nazionale, di cui 12.263 kmq (4,1% del territorio) a rischio alluvioni e 15.738 Kmq (5,2% del territorio) a rischio frana.
Tutti, dunque, documenti alla mano, a partire dal governo conoscevano da anni l'estrema fragilità idrogeologica italiana.
Ma se si va ad analizzare le cause del dissesto quello che emerge è uno spaventoso sistema di devastazione appoggiato e favorito dalle istituzioni borghesi a partire dai sindaci fino ad arrivare al governo.
Parliamo dalle istituzioni locali. Sono i comuni che detengono il diritto riguardo alle politiche urbanistiche. I sindaci peraltro, secondo legge, sono la prima autorità di protezione civile e hanno il diritto e il dovere di intervenire in via ordinaria per la pianificazione urbanistica e la corretta manutenzione del territorio. E invece, nonostante sapessero delle condizioni disastrate del territorio dei loro comuni, nella maggior parte dei casi hanno usato le loro funzioni principalmente per approvare progetti devastanti, promuovendo l'abusivismo edilizio, approvando le disastrose varianti ai piani urbanistici, producendo ulteriore antropizzazione scorretta e cementificazione del territorio in maniera caotica, con le folli colate di cemento negli alvei dei torrenti, favorendo il consumo di suolo, con il passaggio di destinazione dei terreni da agricoli ad edificabili.
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, SEL, dichiara che “a vedere quello che stava succedendo (l'alluvione degli ultimi giorni a Milano, ndr ) mi veniva da piangere”. Che faccia tosta! E' lui in questo momento il principale responsabile della condizione delle masse milanesi. Invece di versare lacrime da coccodrillo adesso avrebbe dovuto dare un segnale concreto fermando la cementificazione dei terreni agricoli vicino a Rho, alla periferia di Milano, dove sorgerà Expo 2015 e imporsi per usare quei fondi (si calcola 200 milioni solo quelli versati dal comune) al fine del risanamento idrogeologico del territorio e della messa in sicurezza degli argini fluviali milanesi.
Ma c'entrano anche i governatori regionali che hanno il dovere di salvaguardare i territori della loro regione e invece li svendono allo sfruttamento, chiudono gli occhi e avallano i mostruosi progetti delle grandi opere. In rari casi hanno previsto dei piani di intervento per le emergenze. Generalmente hanno abdicato al ruolo di sovrintendere a favore delle masse popolari ad un problema che è sovracomunale e riguarda la condizione idrogeologica dei bacini idrici di intere regioni.
E c'entrano i governi nazionali che approvano cementificazione e condoni e spingono per uno sfruttamento sempre più selvaggio del territorio.
Si pensi che tra il 1950 e il 2000, questo sistema criminale ha “mangiato” 5 milioni di ettari di suolo agricolo e che solo tra il 1995 e il 2006, epoca berlusconiana, sono stati cementificati e “sigillati” territori per un'estensione pari a poco meno dell'Umbria.
Certo, è un processo partito da lontano con la Democrazia Cristiana, ma che si sta riproducendo in maniera più selvaggia e deregolamentata proprio con il governo Renzi. Quella contenuta nello Sblocca Italia è infatti una sciagurata strategia di impatto sul territorio che ricalca ed esaspera i meccanismi di sfruttamento che per decenni il territorio italiano ha subito. Centinaia di progetti, tra cui rigassificatori, termovalorizzatori, tratte ad alta velocità, discariche dannose per i territori (ma utili per i capitalisti) che vanno ad insistere su territori già dissestati e che promettono di distruggerne altri, mentre salta agli occhi l’omissione di opere utili (ma evidentemente poco redditizie per i capitalisti) per le masse ed interventi volti alla riduzione del rischio idrogeologico.
Renzi ha anche la responsabilità di non aver invertito la tendenza che a partire dal 2008 ha visto i fondi messi a disposizione per la manutenzione ordinaria del territorio diminuire del 71% (da 551 a 159 milioni) e di aver scelto di finanziare opere faraoniche e dannose, come il TAV, dalla cui soppressione si potrebbero recuperare 10 miliardi di euro da poter destinare al risanamento idrogeologico dell'italia.
Le sue responsabilità sono pesanti e stanno sotto gli occhi di tutti. Risulta peraltro criminale il fatto che il governo, pur conoscendo l'allerta mal tempo non abbia mosso un dito per mettere in sicurezza i residenti nelle zone più a rischio.
I provvedimenti promessi dal sottosegretario Graziano Delrio, PD, ma nemmeno ancora attuati, come la deroga al “patto di stabilità” perché i comuni colpiti dalle alluvioni possano accendere nuovi mutui per “ripristinare condizioni di sicurezza”, non sono risoltutivi, in primo luogo perché non mettono in discussione il sistema di sfruttamento del territorio e in secondo luogo perché scaricano sugli enti locali tutto il peso di un problema che è nazionale e deve essere affrontato con una visione strategica complessiva di risanamento e tutela del territorio.
Per invertire la tendenza alla distruzione del territorio va anzitutto fermato lo Sblocca Italia con una lotta di massa che costringa Renzi e il suo governo di sciacalli a tornare indietro sui propri passi. Noi auspichiamo che la giustissima rabbia e le rivendicazioni delle masse popolari colpite da questa sciagura si orientino, oltre che contro le istituzioni locali e regionali, anche contro Renzi, costringendolo ad abbassare gli artigli rapaci dal territorio italiano e ad andarsene. E' una sciagura nazionale quella che è in corso in questi giorni nel Centro-Nord Italia. Il PMLI si stringe alle masse locali esprimendo loro solidarietà e auspica che questo governo venga spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche.

19 novembre 2014