Renzi, nozze e finanziatori. L'ombra della massoneria

Fin dal 17 febbraio 2014, subito dopo aver sloggiato senza tanti complimenti Enrico Letta da Palazzo Chigi e aver ricevuto da Napolitano l'incarico di formare il nuovo esecutivo, abbiamo denunciato che il Berlusconi democristiano Renzi si apprestava a governare il Paese con il vento in poppa dei “poteri forti” nazionali e internazionali, dei mercati finanziari, della massoneria e dei mass-media di regime.
I fatti accaduti in questi primi otto mesi dell'anno 1 dell'era Renzi confermano il forte odore di massoneria che aleggia intorno al premier e al patto del Nazareno con Silvio Berlusconi.
Recentemente Ferruccio De Bortoli, direttore uscente del Corriere della Sera, in un editoriale critico nei confronti del governo ha rievocato l'“odore di massoneria” che emana Renzi e il patto siglato con Berlusconi del quale è nota l’iscrizione alla P2, la loggia del “maestro venerabile” Licio Gelli.
Fitto l'intreccio di amici e stretti collaboratori fiorentini che ne curano i rapporti con gli ambienti che contano, come l'ex manager della Bce Lorenzo Bini Smaghi, oggi presidente di Snam e membro del Cda di Morgan Stanley, come l'ex presidente di Ataf e attuale assessore alla mobilità Filippo Bonaccorsi, come il dirigente dello sviluppo urbano Giacomo Parenti, e il suo successore a Palazzo Vecchio, Dario Nardella. Ma soprattutto c'è l'ex capo della segreteria di Renzi e consigliere della già menzionata “Florence Multimedia” Marco Carrai, la sua ombra che lo segue dappertutto, una inquietante figura di cattolico “tradizionalista” con mille relazioni più o meno occulte che vanno dall'Opus Dei alla Compagnia delle opere (Comunione e liberazione), il vero e proprio anello di collegamento tra il “cerchio magico” renziano con la massoneria e gli ambienti internazionali.
Secondo il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore” Carrai cumula una quantità impressionante di cariche di primo piano: è consigliere dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze (importante azionista di Banca Intesa nel cui consiglio siede Jacopo Mazzei, figlio di Lapo, ndr), amministratore delegato di Firenze Parcheggi, presidente di Aeroporto di Firenze Spa, membro del Cda della Banca di credito cooperativo di Impruneta e della Banca di credito cooperativo del Chianti fiorentino. Nonché socio, presidente o direttore di numerose società private in Italia, in alcune delle quali siede accanto all'ex presidente di Enel Chicco Testa e a Marco Bernabé, figlio di Franco, che è stato in predicato per il posto di ministro dell'Economia andato poi a Padoan. Particolarmente interessante la partecipazione di Carrai nel consiglio di sorveglianza della lussemburghese Wadi Ventures Sca, omonima del fondo israeliano Wadi Ventures di cui è socio fondatore un veterano dell'unità spionistica 8200 dell'esercito israeliano, una sorta di Nsa americana.
Carrai è peraltro amico di Matt Browne, stretto collaboratore di Tony Blair e consigliere di Obama, e del famigerato neocon Michael Ledeen, coinvolto nelle trame golpiste e piduiste in Italia, ex collaboratore di Reagan e di Bush figlio, noto per l'operazione segreta Iran-Contras e per essere stato al servizio del generale piduista Santovito, nonché amico di Craxi e di Cossiga. Notevole il fatto che quando agli inizi del 2011 Ledeen esortò dal suo blog ad intervenire per bombardare la Libia, prontamente Carrai scrisse una lettera a La Repubblica invitando i lettori a sottoscrivere un “fondo di solidarietà” in favore dei rivoltosi libici.
E' stato sempre stato Carrai a far conoscere Renzi al nuovo ambasciatore americano John Phillips, che il 15 novembre 2013 fu ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Vecchio, poco prima che il neopodestà fiorentino scatenasse la manovra che ha portato alla cacciata di Letta e alla sua conquista di Palazzo Chigi. Anche Tony Blair lo incoraggia entusiasticamente e ha chiesto il sostegno europeo al suo governo: “Le sfide sono assolutamente formidabili, ma Matteo ha il dinamismo, la creatività e la forza per farcela, con la combinazione di realismo e idealismo necessari per i tempi che viviamo”, ha dichiarato l'ex premier britannico.
Dalla carta stampata al web in questi otto mesi le notizie che accostano la famiglia Renzi alla massoneria si sono moltiplicate, la sua ombra si è ulteriormente allungata e riecheggia su molti siti, blog e testate on line.
“Matteo Renzi è un massone figlio di massoni!” scrive ad esempio il giornale on line “Signoraggio.it” in un articolo intitolato “un personaggio costruito dal Nuovo Ordine Mondiale” a firma di Nicola Brizzi che aggiunge: “Matteo Renzi rientra perfettamente in questo schema, ed è il prodotto di una abile e pianificata campagna di marketing dai toni a stelle e strisce e dal sapore inconfondibilmente massonico... Renzi è l’espressione più diretta ed immediata di quella culturalità massonica di cui si servono i grandi burattinai del potere occulto per agire indisturbati ai danni della società. Questa massonicità lo investe come individuo, come parte integrante di un contesto politico di potere e come espressione di una cultura che è e resta prettamente massonica”. Non a caso “per stessa ammissione del Maestro Venerabile del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, fra le file degli iscritti al PD si contano oltre 4000 affiliati all’obbedienza di Palazzo Giustiniani (vale a dire quasi un quinto dei tesserati del partito senza contare il calo di iscritti degli ultimi mesi), la maggior parte dei quali risultano in Toscana. E questo senza contare i tesserati che fanno capo ad altre obbedienze massoniche diverse dal G.O.I., che sono comunque molto forti e radicate sul territorio”.
Proprio a Firenze in occasione del recente matrimonio tra Marco Carrai e Francesca Campana Comparini celebrato a fine settembre in San Miniato al Monte è sfilato un bel pezzo dei cosiddetti poteri forti che sostengono Renzi.
Il premier li ha omaggiati tutti, finanzieri, banchieri, industriali e perfino agenti della Cia, durante la cerimonia di nozze dell’amico Carrai di cui è stato testimone. Primo fra tutti
Davide Serra, fondatore e amministratore delegato del fondo di investimento Algebris e finanziatore della prima ora del premier, per il quale nell’ottobre 2012 (Renzi correva per le primarie del “centro-sinistra”) organizzò la discussa cena di finanziamento con il Gotha della finanza. E che a sua volta ha ricevuto 10 milioni di euro, sotto forma di investimento in obbligazioni convertibili (co co bond), dalla fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nel cui cda siede Carrai.
Tra gli invitati anche Carlo Cimbri, l’ad di UnipolSai indagato per aggiotaggio nell’operazione di fusione tra il gruppo assicurativo delle coop Unipol e l’ex polo della famiglia Ligresti. E tanti manager per i quali le decisioni del governo possono fare la differenza. Vedi la possibilità per le società autostradali (articolo 5 del decreto Sblocca-Italia) di ottenere proroghe delle concessioni in cambio di investimenti nella rete. Opzione che interessa non poco a Fabrizio Palenzona, dominus dell’Aiscat, la lobby dei concessionari, nonché vicepresidente di Unicredit. Arrivato alla cerimonia di San Miniato al Monte dall’ingresso laterale insieme ai colleghi banchieri Fabrizio Viola, amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, e Gian Maria Gros Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo oltre che di Atlantia, il gruppo delle concessioni autostradali controllato dai Benetton.
Il presidente della compagnia telefonica, Giuseppe Recchi (ex Eni), ha assistito all’intera funzione religiosa e si è poi trasferito a villa Corsini, insieme agli altri ospiti, per la cena. Al fianco del presidente di Snam ed ex membro del comitato esecutivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi, sposato con Veronica De Romanis, economista molto ascoltata dal premier. Tra i presenti anche Roberto Naldi, presidente di Corporacion America Italia. Ossia la filiale del gruppo di Eduardo Eurnekian che si è impadronita della maggioranza di Aeroporto di Firenze, la società presieduta da Carrai. La stessa che entro il 2017 vuole realizzare nello scalo fiorentino una nuova pista e lo farà con molto più agio dopo che lo Sblocca Italia ha riservato all’opera una corsia preferenziale e uno stanziamento di 50 milioni di euro.
Invitato di riguardo anche l’ex presidente Enel Chicco Testa, socio di Carrai nella C&T crossmedia e oggi al vertice di Assoelettrica, che negli ultimi anni non ha risparmiato attacchi al settore dell'energia da fonti rinnovabili per l’eccesso di incentivi. Aspetto su cui il governo è pesantemente intervenuto con una norma del decreto Competitività. Presenti anche Paolo Fresco, ex ad di Fiat, Marco Morelli, ex banchiere Mps, Jp Morgan e Intesa e oggi al vertice di Bofa Merrill Lynch Italia, e il responsabile delle Casse del Centro di Banca Intesa San Paolo Luciano Nebbia.
Da Los Angeles è appositamente arrivato anche Michael Ledeen, 73enne amico intimo di Carrai. Ex consulente di Cia, Sismi, governo Reagan ai tempi della crisi di Sigonella. Fra gli oltre 300 invitati anche l’ambasciatore Usa John R. Phillips. In seconda fila il gruppo di potere fiorentino capeggiato da Alberto Bianchi, tesoriere delle fondazioni di Renzi e nominato dal premier nel cda dell’Enel, Matteo Spanò, presidente della Banca di credito cooperativa di Pontassieve (quella che ha concesso un mutuo senza garanzia da 500 mila euro alla Chil Post, l’azienda poi fallita del padre Tiziano Renzi e per questo ora indagato a Genova per bancarotta, ndr) e alla guida del Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze, gli imprenditori toscani Marco e Leonardo Bassilichi, quest’ultimo presidente della Camera di Commercio fiorentina, il presidente della Cassa di Risparmio di Firenze Giuseppe Morbidelli, quello della fondazione omonima, Umberto Tombari e Jacopo Mazzei, che siede nel suo cda.
E poi il neopodestà Dario Nardella, il direttore commerciale della Rai Luigi De Siervo e sorella Lucia, accompagnata dal marito Filippo Vannoni, presidente della controllata municipale Publiacqua. Presente anche Erasmo D’Angelis, a capo dell’unità di crisi di Palazzo Chigi. Persino il procuratore generale della Corte d’appello di Firenze, Tindari Baglione, si è arrampicato sulla scalinata per raggiungere la cattedrale. Seguito dal presidente di Rcs Libri nonché ex militante pentito di “Potere Operaio” , Paolo Mieli. E poi ancora il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, invitato nonostante non abbia rapporti con Carrai e il padrone di Eataly Oscar Farinetti.
Di fronte a tutto ciò il premier, difeso a spada tratta dal suo grande sostenitore Sergio Marchionne che ha pubblicamente “scaricato” De Bortoli dopo il suo editoriale, in una intervista a Repubblica ha liquidato la questione con un laconico: “A casa nostra siamo boy scout, non massoni”.
Fingendo di non sapere che anche il “padre fondatore” dei boy scout era massone.

10 dicembre 2014