Dopo 20 anni I soldati italiani ritornano a Mogadiscio
Saranno forza di pronto impiego europeo

Lo scorso 2 giugno, ha annunciato lo Stato maggiore delle Difesa italiano sottolineando la significativa coincidenza con la festa della Repubblica, 23 militari italiani sono sbarcati nella capitale somala Mogadiscio, che giusto venti anni fa avevano lasciato al termine della fallimentare Operazione Ibis, l'invasione congegnata dai paesi imperialisti sotto la guida degli Usa per "pacificare" la Somalia.
L'imperialismo italiano nel 1992 fu protagonista nella ex colonia della fallimentare missione Ibis, con un contingente le cui dimensioni erano inferiori solo a quello del capofila americano. Adesso ritorna a Mogadiscio. "Il team, proveniente dalla base di Gibuti, si è rischierato nella capitale somala per svolgere il compito di forza di pronto impiego denominata Quick Reaction Force della missione europea" spiegava il comunicato della Difesa.
Il nucleo di militari si aggiunge ai 7 già presenti a Mogadiscio e dovrà garantire la sicurezza del quartier generale insediato presso l'aeroporto della capitale somala della missione dell'Unione europea (Ue) di addestramento delle forze armate somale, denominata in codice Mate. La Ue ha investito ben 11,6 milioni di euro nella missione che ha lo scopo di puntellare il governo provvisorio del presidente Hassan sheik Mohamud che senza l'aiuto dei paesi imperialisti non riuscirebbe a contenere l'iniziativa delle milizie islamiche.
Bruxelles ha dato il via al progetto nel 2010 con la formazione di polizia ed esercito per il governo transitorio somalo nelle basi in Uganda e a Gibuti. A Gibuti il corpo di istruttori italiani è formato da una trentina di carabinieri operativi dal gennaio scorso. Altri 7 carabinieri operano nel campo di addestramento ugandese di Bihanga, in attesa di essere trasferiti in Somalia entro un anno.

17 luglio 2013