20 milioni di disoccupati nell'Eurozona

Secondo uno studio pubblicato lo scorso 3 dicembre dalla società di consulenza e revisione Ernst&Young (E&Y), il 2013 sarà "un altro anno difficile" per i 17 paesi dell'eurozona. In particolare lo studio segnala un' ulteriore contrazione del Prodotto interno lordo (PIL), l'incremento del numero dei disoccupati e l'ampliarsi del divario tra il Sud e il Nord dell'Unione.
La società americana parla di un "decennio perduto" per l'Europa, anche a fronte delle stime negative sul Pil che registrerà un ulteriore calo (-0,2%) nel 2013 (dopo aver toccato il -0,4% nel 2012). L'economia dei 17 paesi della zona euro potrebbe mostrare i primi segni di ripresa nel 2015 ma la crescita del Pil rimarrà comunque sotto la soglia del 1,5% anche nel 2015-16.
Va precisato che le previsioni di E&Y partono dal presupposto che la Banca centrale europea applichi misure "non convenzionali" in termini di finanziamento, al fine di dare ai governi un margine di tempo più ampio per introdurre le cosiddette "riforme strutturali". Tenendo in considerazione il fatto che 12 paesi dell'eurozona hanno già ratificato il Fiscal Compact (che prevede l'obbligo di pareggio di bilancio, pena sanzioni pesantissime), le previsioni della società americana potrebbero dare un quadro più positivo di quella che sarà la situazione economica in Europa nel 2013 e negli anni a venire.
Legato alla contrazione dell'economia vi è l'inevitabile aumento della disoccupazione nell'Eurozona. Dopo il tetto massimo raggiunto nel 2012, con 18 milioni di disoccupati, il numero salirà vertiginosamente nella seconda metà del 2013, attestandosi a quota 20 milioni.
In particolare, nei paesi più in difficoltà quali Grecia, Spagna, Italia e Portogallo la recessione continuerà nei prossimi anni, mentre il livello di disoccupazione in questi paesi toccherà picchi del 28% (Grecia) e del 27% (Spagna).
In Germania, invece, il tasso di disoccupazione rimane comunque basso (6.8%), sui minimi dal 1991. Questi dati sono stati confermati dal Federal Labour Office di Berlino, che parla di un incremento tendenziale dell'occupazione in Germania che dura da sei anni consecutivi.
I dati confermano come l'Unione europea imperialista sia responsabile di aver gettato nella disoccupazione e nella povertà milioni di persone, smantellato le conquiste economiche e sociali conquistate duramente dai popoli europei e di aver aumentato le differenze tra i paesi ricchi e quelli meno ricchi dell'Unione.
Un divario che, precisa la società americana, "continuerà per il futuro prevedibile".

16 gennaio 2013