Scuderi e "Il Bolscevico" furono incriminati per vilipendio già nel 1972 e poi nel 1990
22 indagati per reato di vilipendio a Napolitano
Avevano denunciato il nuovo Vittorio Emanuele III in un blog del M5S nel maggio 2012
Abrogare subito il reato fascista di vilipendio e gli altri reati di opinione

La procura di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. ha iscritto nel registro degli indagati 22 persone "colpevoli" di aver insultato nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano sul blog di Grillo. Il reato configurato è quello di vilipendio al capo dello Stato, previsto dall'articolo 278 del codice penale: la vicenda risale al maggio dello scorso anno, quando Beppe Grillo pubblicò un post sul capo dello Stato sul quale i lettori si sbizzarrirono in commenti ritenuti offensivi. L'inchiesta, attraverso le indagini della polizia postale, ha individuato gli autori dei commenti, o meglio - dal momento che è impossibile individuare chi materialmente ha azionato la tastiera di un computer - gli intestatari delle utenze telematiche utilizzate per i commenti.
Cosa rischiano i 22 indagati? L'articolo 278 dichiara testualmente che "chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni" e non è l'unico tra i reati di vilipendio che colpiscono "chiunque offende l'onore o il prestigio" delle pubbliche istituzioni.
Il nuovo Vittorio Emanuele III non si scompone di fronte alla massiccia repressione dei bloggisti del M5S: alla richiesta venuta da più parti di abrogazione di tale reato di opinione risponde che spetta al parlamento legiferare su "proposte del genere" e non al capo dello Stato. L'appellarsi alla formale separazione dei poteri dello Stato borghese, non lo solleva tuttavia dalla responsabilità politica di non aver preso una posizione nettamente contraria al reato di vilipendio del capo dello Stato.
L'articolo 278, che è stato introdotto nell'ordinamento italiano col codice Rocco nel 1931 in pieno regime fascista, non ha mai subito sostanziali modifiche né è stato tanto meno abrogato, nonostante ripetuti ricorsi alla Corte costituzionale.
In quanto strumento di repressione fascista il 278 può colpire indiscriminatamente. In particolare colpisce duramente i reati di opinione e viene usato per mettere il bavaglio alle denunce politiche realmente scomode per le istituzioni borghesi e il regime, per impedire ogni critica contro la dittatura della borghesia e frenare la battaglia di classe sulle idee.
Anche sul PMLI e "Il Bolscevico" sono stati colpiti dal manganello giudiziario dell'articolo 278, nel tentativo vano di intimidirli e zittirli. Nell'aprile del 1972 il Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, venne incriminato per "vilipendio al capo dello Stato" in riferimento all'editoriale de "Il Bolscevico" dal titolo "Un presidente per chi e per che cosa", riferito a Giovanni Leone, anche se in questo caso il ministro di Grazia e Giustizia, cui spetta il nulla osta, non diede l'autorizzazione a procedere. Nell'ottobre del 1990 ancora una volta venne aperto un procedimento a carico di Scuderi, oltre che del Direttore politico e della Direttrice responsabile de "Il Bolscevico" con l'accusa di "offesa al prestigio del presidente della Repubblica", in relazione all'articolo de "Il Bolscevico" "Fare piena luce sui rapporti Cossiga-P2". Inoltre nel novembre del 1991 si apprende che indagini, che presumibilmente coinvolgono gli stessi compagni e lo stesso reato, riguardano l'editoriale pubblicato su "Il Bolscevico" del 29 marzo 1991 dal titolo "Attenti a Cossiga". In tutti questi casi i mass-media borghesi coprirono col silenzio complice e omertoso la repressione fascista contro i marxisti-leninisti.
Da sempre i marxisti-leninisti si battono per l'abrogazione, non solo dell'articolo 278, ma anche di tutti gli altri articoli di legge che configurano i reati di opinione, e ritengono che tali articoli debbano essere immediatamente abrogati.

29 maggio 2013