23° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

SINCERI COMUNISTI, LIBERATEVI DAI FALSI COMUNISTI E UNITEVI AL PMLI

di Giovanni Scuderi

Sono ventitré anni che il PMLI tiene orgogliosamente alta la grande bandiera del socialismo con immutabile fiducia verso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e le masse. In tutto questo tempo, e nei dieci anni preparatori prima del 9 Aprile 1977, data della fondazione del PMLI, non siamo stati alla finestra con le mani in mano. Abbiamo lavorato sodo, stando in prima fila nella lotta di classe, per costruire un grande, forte e radicato Partito, per combattere i governi della classe dominante borghese, da quelli democristiani e craxiani, a quelli di Berlusconi, Dini, Ciampi, a quelli cosiddetti di "centro sinistra" di Prodi e D'Alema, per difendere gli interessi degli sfruttati e degli oppressi, per risvegliare il proletariato e le masse popolari, femminili e giovanili alla lotta per il socialismo. 
Nonostante le nostre piccole forze e l'assoluta povertà di mezzi e di risorse economiche, abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il campo borghese e dei falsi comunisti, e il campo proletario e dei veri comunisti. Siamo stati noi, e solo noi, a smascherare il PCI come partito revisionista, anticomunista e controrivoluzionario, fin dal '67 attraverso i primi pionieri del PMLI, a smascherare il carattere neofascista e presidenzialista della seconda repubblica, fin da quando Craxi nel '79 lanciò la "Grande riforma".
Il 4° Congresso nazionale del PMLI, tenutosi a Firenze il 26, 27, 28 dicembre 1998, ha confermato e sviluppato con molta forza e determinazione la nostra linea proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista e ci ha fornito ulteriori elementi per portare fino in fondo la lotta contro la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e i governi che la sostengono.
Sul piano ideologico, politico, programmatico e dell'esperienza pratica abbiamo fatto molta strada, ma sul piano organizzativo siamo ancora nella fase pionieristica. Questa fase perdurerà finché non avremo in ogni città, o per lo meno in un numero significativo e qualificato di città, dei pionieri marxisti-leninisti che abbiano il coraggio, l'ardore, la determinazione e la perseveranza di costruire il Partito nel proprio ambiente di vita, di lavoro e di studio. Dei pionieri marxisti-leninisti che non abbiano paura dell'isolamento, dell'emarginazione, della persecuzione poliziesca e giudiziaria, delle angherie, dei soprusi e delle provocazioni dei padroni, delle contraddizioni in famiglia. In sintesi dei pionieri marxisti-leninisti che non temono nemmeno la morte pur di servire il popolo e la causa dell'emancipazione del proletariato e di tutta l'umanità.
Di potenziali pionieri marxisti-leninisti ne esistono a migliaia, a decine di migliaia, solo che sono sotto l'influenza, coscienti o no, dei falsi comunisti presenti un po' dovunque: nei DS, nel PdCI, nel PRC, nei gruppi che si definiscono comunisti, in quelli che vogliono "ricostruire il partito comunista", in certi caso assurdamente clandestino, nei "centri sociali".
I potenziali pionieri marxisti-leninisti che non conoscono il nostro Partito è comprensibile che rimangano ancora sotto questa nefasta influenza, ma chi di loro già ci conosce, e magari in cuor suo ci stima e tifa per noi, come può accettare di farsi menar per il naso dai revisionisti di destra e di "sinistra", dagli opportunisti, se non addirittura dai provocatori che propagandano il terrorismo?
I sinceri comunisti hanno il dovere proletario rivoluzionario di ribellarsi agli inganni, di liberarsi dai falsi comunisti e di unirsi al PMLI. Un'altra decisione politica, partitica e operativa non esiste per chi vuole veramente lottare contro il capitalismo e per il socialismo.
Per comprenderlo non c'è che da fare un bilancio critico e autocritico della storia del movimento operaio italiano e internazionale, un'analisi di classe del PMLI e del partito in cui si milita attualmente alla luce del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, non c'è che da aprire subito un dialogo e un confronto col nostro Partito.
L'esistenza di divergenze ideologiche, politiche, tattiche e non strategiche e su problemi storici riguardanti il movimento operaio italiano e internazionale, inevitabili tra noi e chi ha una diversa formazione politica e militanza partitica e conosce poco, o nulla o male le opere dei grandi maestri del proletariato internazionale, non debbono essere motivo per non confrontarsi direttamente e personalmente col PMLI. Anzi esse dovrebbero costituire uno stimolo per affrettare questo incontro, per verificare se esse sono reali e fondate, se possono essere risolte e superate, se, infine, rappresentano un impedimento insormontabile per lavorare col PMLI come militanti, o simpatizzanti o come alleati.
La nostra porta è spalancata. Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti di chi attualmente milita in altri partiti ma è in buona fede e agisce unicamente per il bene supremo del proletariato e della causa del socialismo.
Non c'è tempo da perdere, specie quando si va incontro a un voto elettorale, come quello del 16 aprile, in cui occorre schierarsi apertamente. In questo caso per il federalismo e il presidenzialismo, votando uno qualsiasi dei partiti dei due poli e le loro appendici, oppure contro il federalismo e il presidenzialismo astenendosi.
Contro la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, battere i due poli, per l'Italia unita, rossa e socialista. Astieniti (non votare, vota nullo o bianco). Questa è la parola d'ordine che il Comitato centrale del PMLI ha lanciato a tutti gli anticapitalisti, gli antifederalisti, gli antipresidenzialisti e gli antifascisti.
Bisogna capire che il revisionismo di destra, rappresentato in Italia dal PCI e da coloro che oggi, sotto svariate sigle, vogliono "ricostruire il PCI", che peraltro è la stessa strada di Cossutta, come il revisionismo di "sinistra", rappresentato in Italia dal partito della rifondazione del trotzkismo di Bertinotti e da altri minori, costituiscono delle correnti borghesi il cui scopo è quello di imbrigliare il proletariato e i rivoluzionari nel capitalismo e di sabotare la lotta per il socialismo.
I fatti parlano chiaro. E i fatti ci dicono anche che è assolutamente impossibile cambiare la natura, il programma e la direzione di tali partiti controrivoluzionari. Perché allora continuare a perdere tempo ed energie in battaglie estenuanti e senza sbocco all'interno di essi? Non è meglio dare tutta la propria forza al PMLI, sicuri che solo così si può dare il massimo di se stessi alla causa del socialismo?
Con questo non vogliamo dire che il PMLI è perfetto, immacolato e senza contraddizioni. Una visione idilliaca del nostro Partito, e che lo immagina immune da ogni influenza borghese e revisionista, non corrisponderebbe al vero, e sarebbe contraria alla legge della dialettica che agisce anche all'interno del Partito del proletariato indipendentemente dalla volontà dei suoi militanti. Tutti quanti, dirigenti e militanti del Partito, quotidianamente, e soprattutto quando la Lunga Marcia verso la rivoluzione socialista e il socialismo si fa più dura e difficile, siamo posti alla prova della lotta di classe e della fedeltà alla causa. Le contraddizioni e la lotta tra le due linee quindi non mancano e i tradimenti possono sempre esserci, particolarmente da parte di chi non si è liberato dall'influenza originale che aveva prima di entrare nel Partito e non ha portato fino in fondo la trasformazione della propria concezione del mondo.
Comunque il PMLI ha dato mille prove di essere l'unico Partito che merita la fiducia, il consenso, la militanza di tutti gli sfruttati e gli oppressi e delle ragazze e i ragazzi che vogliono un mondo nuovo senza disuguaglianze sociali, di sesso e territoriali. Esso è l'unica certezza politica e organizzativa che possiede il proletariato. Sul campo di battaglia il PMLI si è conquistato il diritto di essere lo stato maggiore capace di guidare il proletariato alla riscossa e alla vittoria.
Gli attuali suoi membri, in primo luogo i dirigenti, hanno una grande responsabilità per farlo capire e apprezzare dalle masse, a cominciare da coloro che possono essere i prossimi militanti e simpatizzanti del PMLI.
Come per il passato, non dobbiamo lesinare gli sforzi per propagandare e applicare la nostra giusta linea, ma senza ansietà e senza aspettarci che arrivino subito i risultati, nella quantità e nella qualità che vorremmo. Bisogna dare tempo al tempo. Lavorando però con continuità, tutti i giorni e non solo quando le masse sono in movimento. A volte le cose, per una serie di circostanze non dipendenti dalla nostra volontà, maturano velocemente, altre volte lentamente. Nelle presenti circostanze le cose, sia per quanto riguarda lo sviluppo del Partito sia in riferimento alla lotta di classe, vanno avanti molto lentamente.
Bisogna esserne consapevoli e capirne le ragioni, anche per non cadere nell'avvilimento e nello scoraggiamento. Le cose cambiano con il nostro intervento e per l'esperienza diretta delle masse.
Stalin, nel '26, parlando al Presidium del Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista, trattava così questo problema: "Alcuni ritengono sufficiente che i comunisti elaborino una linea giusta perché le larghe masse degli operai abbandonino istantaneamente i riformisti reazionari e si raggruppino senza indugio attorno al partito comunista. Questo è completamente sbagliato. In realtà, enorme è la distanza che corre fra la giusta linea del Partito e l'assimilazione e l'accettazione di questa linea come giusta da parte delle masse. Perché il partito conduca dietro di sé masse di milioni di uomini non è ancora sufficiente che la sua linea sia giusta: per questo è anche necessario che le masse si convincano in base alla propria esperienza della giustezza di questa linea, che le masse accolgano la politica del partito e le sue parole d'ordine come propria politica e proprie parole d'ordine, e incomincino ad attuarle. Solo a questa condizione un partito che ha una politica giusta può trasformarsi in una forza che dirige effettivamente la classe...
Non è possibile convincere in breve tempo le masse della giustezza della politica del partito. A maggior ragione questo non è possibile mediante gesti 'rivoluzionari'. Per convincere le masse occorre tempo e un lavoro energico, instancabile che smascheri i capi reazionari, educhi politicamente le masse arretrate della classe operaia, faccia salire ai posti dirigenti nuovi quadri provenienti dalla classe operaia...
Quindi
- continua ancora Stalin - non è difficile capire perché non è possibile abbattere istantaneamente il potere dei capi reazionari della classe operaia, perché per far questo occorre tempo e un lavoro instancabile per educare masse di milioni di operai.
Ma da questo, a maggior ragione, non consegue che si debba procastinare di decenni la denuncia dei capi reazionari, che la denuncia possa venire fuori da sé, spontaneamente, senza offendere in nessun modo i capi reazionari e senza trasgredire le 'sacre regole' della rispettabilità. No, compagni, mai niente viene da sé. La denuncia dei capi reazionari e l'educazione politica delle masse dovete compierle voi stessi, comunisti, e gli altri uomini politici di sinistra, mediante un lavoro instancabile fra le masse per educarle politicamente. Solo in questo modo sarà possibile assolvere più rapidamente il compito di rendere rivoluzionarie le larghe masse operaie".
(da "Il Comitato anglo russo", 7 agosto 1926, opere complete, Edizioni Rinascita, vol. 8, pp. 249-250-251)
Se questo problema c'era ai tempi di Stalin, quando il vento della rivoluzione e del socialismo spirava forte in tutto il mondo, non c'è da meravigliarsi che esso esista oggi in Italia dove ci troviamo sotto la dittatura della borghesia diretta dai rinnegati del comunismo, tutti i partiti parlamentari, nessuno escluso, in modo diretto o indiretto, sputano veleno da mattina a sera contro il socialismo e il comunismo e le masse sono state addormentate, decomunistizzate, deideologizzate e derivoluzionarizzate dai revisionisti.
Il nostro lavoro rivoluzionario è così divenuto più difficile, più complesso, più lungo. Ma ciò non ci impressiona e lavoriamo alacremente applicando la grande e vincente parola d'ordine del 4° Congresso: studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare.
Noi siamo coscienti che dalla nostra unità di classe e marxista-leninista, dalla nostra fedeltà al Partito, al proletariato e alla causa del socialismo, dalla nostra azione e combattività, dal nostro esempio proletario rivoluzionario, dalla nostra difesa della linea proletaria rivoluzionaria del Partito dipendono il futuro del PMLI e la conquista di nuovi militanti, del proletariato e delle masse alla causa del socialismo.
Noi sappiamo che per raggiungere questi scopi dobbiamo mettere gli interessi della causa del Partito, del proletariato e del socialismo al di sopra della nostra stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della causa.
Noi consideriamo il nostro dovere più grande servire il Partito, il proletariato e la causa con tutto il cuore e con tutto noi stessi.
E' dura, faticosa e piena di sacrifici e di rinunce personali la vita dei marxisti-leninisti, ma è tanto bella e appagante la gioia di vivere per la causa più nobile di tutti i tempi, la causa dell'emancipazione del proletariato e di tutta l'umanità.
Auguri e grazie, care compagne e compagni dirigenti, militanti e simpatizzanti, per tutto quello che avete fatto, fate e farete per il nostro amato Partito e per la nostra nobile causa.
Che il XXI secolo veda il trionfo del PMLI, del socialismo e del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Coi maestri vinceremo!