68° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo
Teniamo alta la bandiera della Resistenza combattendo il capitalismo e il suo governo, per il socialismo
 

Il PMLI saluta le partigiane e i partigiani, i reduci dai campi di concentramento, gli antifascisti e tutti i sinceri democratici che il 25 Aprile si riuniscono in tutte le piazze d'Italia per celebrare il 68° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo.
Una Liberazione conquistata a un altissimo prezzo di sacrifici e di sangue, con 46.000 partigiani caduti e 21.000 feriti e mutilati, a cui vanno aggiunti altri 30.000 partigiani caduti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi, più gli oltre 14.000 caduti e quasi 5.000 feriti civili per aver partecipato in vari modi alla Resistenza. Continuiamo perciò a ricordarla ogni anno e a trasmetterne la memoria ai giovani, respingendo fermamente i continui tentativi di fascisti, rinnegati e revisionisti storici di "smitizzarla", "storicizzarla", istituzionalizzarla svilendone lo spirito antifascista, e finanche criminalizzarla, affinché lo spirito e l'esempio della gloriosa Resistenza non venga mai cancellato e continui ad ispirare e formare sempre nuove generazioni di antifascisti.
Purtroppo, dal precedente anniversario, dopo oltre un anno di tagli e di sacrifici a senso unico imposti dal governo Monti della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale, che ha proseguito e intensificato il massacro sociale del governo Berlusconi, tocca constatare che le condizioni dei lavoratori e delle masse popolari sono peggiorate drammaticamente e da ogni punto di vista: economico, occupazionale, previdenziale, assistenziale e sociale, mentre sono stati ulteriormente attaccati e demoliti i diritti sindacali e il neofascismo e il presidenzialismo sono avanzati ancora nel Paese. E agli operai e ai cassintegrati che scendono in lotta per difendere il pane e il lavoro, agli studenti che scendono in piazza in difesa della scuola pubblica devastata dai tagli e dalla privatizzazione, ai movimenti di lotta in difesa del territorio come i No Tav e No Muos, si risponde sempre più con le manganellate, le denunce e gli arresti.
Intanto i fascisti, dopo che il fascismo è stato sdoganato dalla destra berlusconiana e rivalutato perfino dalla "sinistra" borghese riformista e liberale, che è arrivata ad equiparare combattenti partigiani e repubblichini, hanno rialzato la testa e spadroneggiano nelle scuole e nei quartieri, dove non si contano più i raid e le aggressioni squadristiche contro gli studenti antifascisti e i centri sociali. Tutto ciò nell'indifferenza e nel silenzio complice delle istituzioni, dei partiti e dei media borghesi, al punto che il neoduce Berlusconi, nel giorno della commemorazione dei caduti nei campi di sterminio, può rivendicare pubblicamente e impunemente le "cose buone" fatte da Mussolini. Mentre Grillo può simpatizzare pubblicamente coi fascisti di Casapound, e la sua capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, per giustificarlo arriva a sostenere che il fascismo "prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia".
Di pari passo, a livello istituzionale, è andato avanti il presidenzialismo, sotto la spinta del nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, che dopo il golpe bianco del novembre 2011 con cui insediò il governo Monti anziché sciogliere le Camere, continua a travalicare i poteri assegnategli dalla Costituzione, rafforzando i poteri del dimissionario governo Monti e manovrando la crisi politica verso un inciucio tra PD e PDL per un "governo delle larghe intese" e per far eleggere un suo successore "gradito" a Berlusconi.
Anche la politica militarista e interventista dell'imperialismo italiano ha fatto nuovi passi avanti: non solo perché il governo Monti, Napolitano e il precedente parlamento hanno confermato, rifinanziato e rafforzato tutte le missioni di guerra all'estero, nonché ribadito l'acquisto dei famigerati F-35 per ben 13 miliardi; ma anche perché hanno varato il "nuovo modello di difesa" interventista, per un esercito più efficiente e tecnologicamente armato, più capace di "proiettarsi all'esterno", sostenuto da un aumento delle spese militari di 230 miliardi in 20 anni. Non è diminuita invece la corruzione, che ha raggiunto un livello record dai tempi di tangentopoli, con un costo per la collettività di ben 60 miliardi.
Non è certamente questa l'Italia per cui hanno combattuto e versato il sangue le partigiane e i partigiani! Occorre voltare pagina, cambiare urgentemente lo stato delle cose! Ma com'è possibile ottenere un vero cambiamento se non si mette in discussione il capitalismo, che tutti i partiti che siedono in parlamento difendono come l'unico sistema sociale possibile, quando invece è la causa diretta della crisi finanziaria ed economica senza precedenti che viene scaricata sui lavoratori e le masse popolari, mentre salva i ricchi e gli evasori che accumulano sempre più tesori nei paradisi fiscali? Che distrugge posti di lavoro, aumenta lo sfruttamento nelle fabbriche e cancella i diritti dei lavoratori secondo il modello mussoliniano di Marchionne? E che alimenta la corruzione, il fascismo, il presidenzialismo, il secessionismo, il razzismo, la xenofobia e il militarismo interventista?
Come ha scritto il Segretario generale compagno Giovanni Scuderi, nel suo Editoriale per il 36° Anniversario della fondazione del Partito marxista-leninista italiano: "Per cambiare davvero l'Italia non c'è altra strada che quella di combattere contro il capitalismo, ma non basta. Occorre anche lottare per conquistare la società dei lavoratori, ossia il socialismo. Il che vuol dire accumulare le forze necessarie per la rivoluzione proletaria in modo da fare tabula rasa del capitalismo e delle sue istituzioni, cacciare la borghesia dal potere, istituire il sistema economico socialista senza più proprietà privata e sfruttamento dell'uomo sull'uomo, creando un nuovo ordinamento statale al servizio del popolo e instaurare il potere degli operai, che si chiama dittatura del proletariato".
Tenere alta la bandiera della Resistenza oggi significa perciò combattere contro il capitalismo e il suo governo - l'attuale del tecnocrate liberista borghese Monti come quello che potrebbe nascere da un vergognoso inciucio tra PD, SEL, PDL e Scelta civica - e lottare per conquistare il socialismo, che è la società che avevano in mente anche gli antifascisti e i combattenti partigiani più avanzati e coscienti. Ma affinché questa mèta storica torni ad essere patrimonio ideale di milioni di lavoratori, antifascisti e masse popolari, ci vuole un partito forte e radicato che la difenda, la propagandi e la porti avanti ogni giorno nella lotta di classe.
Questo partito in Italia esiste, ed è il PMLI: attorno alle sue bandiere si devono radunare tutte le bandiere dell'antifascismo, dell'anticapitalismo e del socialismo, affinché le lotte in corso e quelle che verranno, nelle fabbriche, nelle scuole, in difesa del territorio, non possano essere ingabbiate, depotenziate e infine spente nel riformismo, nel pacifismo e nel parlamentarismo. Ma invece crescano e si sviluppino incessantemente, ispirandosi allo spirito di sacrificio e di lotta degli eroici partigiani, in lotta di classe per l'emancipazione del proletariato e il progresso sociale, nella prospettiva strategica della rivoluzione socialista. Intanto occorre che tutte le forze sociali, politiche, sindacali si uniscano per creare un grande movimento di massa per il lavoro e la piena occupazione.
Viva il 25 Aprile e la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo!
Teniamo alta la bandiera della Resistenza combattendo il capitalismo e il suo governo, per il socialismo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
17 aprile 2013