25 mila NO TAV sfilano per il centro storico di Torino
In Val Susa gli attivisti ripuliscono la zona devastata dalle "forze dell'ordine" durante gli scontri del 3 luglio e denunciano lo scempio delle tombe neolitiche

Continua senza sosta e senza calo di tensione politica e organizzativa la mobilitazione di massa dei No Tav contro la ferrovia Torino-Lione, che, proprio in settimana, è stata inserita a titolo definitivo tra i progetti europei.
Ad una settimana dalla premeditata aggressione militare del governo ai manifestanti del 3 luglio, il cantiere è stato nuovamente assediato per qualche ora, il 10 luglio, da alcune centinaia di manifestanti che, durante la loro permanenza nella zona, hanno constatato e denunciato la devastazione in corso dell'area archeologica, dove sulle tombe neolitiche sono visibili i segni dei cingolati, e hanno ripulito l'area intorno al presidio/baita di Clarea, ridotta ad una discarica durante l'intervento repressivo delle "forze dell'ordine". Nella zona si è trovato di tutto: lacrimogeni, immondizia, residui cibo, carcasse di animali che non ce l'hanno fatta a sfuggire al velenoso gas Cs, massicciamente impiegato nella battaglia e sparato persino dagli elicotteri. Successivamente gli attivisti hanno sfilato vicino alle reti del cantiere. Presente la popolazione locale, famiglie, bambini, e alcuni amministratori dei comuni della valle. I manifestanti hanno tagliato in più punti la recinzione installata dalle due ditte che da quindici giorni lavorano nell'area destinata al tunnel geognostico: "sarà un'estate intensa, una partita ancora tutta da giocare", dichiarano i No Tav, lanciando il campeggio dei comitati popolari che partirà a giorni.
Intanto, venerdì 8 luglio una grande manifestazione si era svolta nel capoluogo piemontese. In 25.000 hanno sfilato per il centro storico, da piazza Arbarello a Piazza Vittorio, in una combattiva e vivace fiaccolata, all'insegna dell'ormai celebre "a sarà dura!", chiaro messaggio con cui le masse rispondono alla guerra dichiarata ai valsusini dal governo Berlusconi, mettendolo sull'avviso che non sarà certo facile piegare la loro resistenza.
L'elemento politico rilevante è che a Torino non erano presenti solo i comitati della Val Susa, ma anche diverse migliaia di quei torinesi che pure hanno dato il loro voto al neosindaco Fassino e ai rinnegati del PD. Un chiaro messaggio anche questo: la base più popolare del PD sta a maggioranza con i valsusini e non s'è lasciata ingannare dagli appelli intimidatori dei dirigenti, in testa Bersani, secondo cui il problema posto dai valsusini non esisterebbe neanche: si tratta solo di rassicurare chi ha "qualche dubbio", dice il segretario nazionale, mentre Fassino non fa che ripetere che la Torino-Lione si deve fare, punto e basta. Ciò nonostante esperti ed ingegneri abbiano dichiarato di recente che l'attuale ferrovia valsusina Torino-Modane, usata solo al 30% del suo potenziale secondo i No-Tav, e scartata dal governo, in realtà funzionerebbe benissimo e solo fra un quarto di secolo si potrebbe decidere se sarà sufficiente a reggere il traffico merci, "eventualmente" aumentato, o se invece sarà necessario realizzare i nuovi binari veloci che tanti interessi finanziari hanno smosso e tanti appoggi politici nella destra e nella "sinistra" borghesi hanno raccolto.
La bella manifestazione di Torino è stata anche una risposta di massa al tentativo dei politicanti borghesi di spezzare il movimento in buoni e cattivi per depotenziare la lotta. Ultimo in ordine di tempo il segretario del PD piemontese Gianfranco Morgando che, durante l'assemblea regionale del PD, tenuta il 9 luglio, ha sferrato un violentissimo attacco ai No Tav che a parer suo "hanno costruito la piattaforma della manifestazione ( del 3 luglio, ndr) su immagini e concetti di tipo militare, sull'assedio al cantiere e sulle tattiche di guerriglia. E che hanno, esse per prime, militarizzato la valle, erigendo barricate e check point, battezzando una fantomatica 'libera repubblica della Maddalena', parlando di 'dispiegamento di truppe'".
Nel suo intervento costui ha vaneggiato che la decisione sulla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione è "stata assunta con un processo decisionale democratico, nelle sedi competenti, è legittima e va attuata". Un ribaltamento totale della realtà quello attuato dal massimo dirigente PD in Piemonte: coloro che si sono difesi sono diventati gli aggressori. Ci chiediamo, poi, come mai decisioni prese da istituzioni borghesi corrotte, occupate da neofascisti, mafiosi, inquisiti e venduti, unicamente asservite agli interessi delle lobby imprenditoriali e agli sciacalli confindustriali debbano essere definite democratiche e legittime, mentre la lotta realmente democratica delle masse popolari valsusine debba essere criminalizzata e repressa nel sangue. In ogni caso chi va contro la volontà delle masse popolari, come ha fatto Berlusconi, con gas, botte, lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo dimostra di non essere per nulla un democratico. Non c'è storia che tenga: è giusto ribellarsi contro questi metodi politici neofascisti e contro questo governo fino a mandarlo a casa con un nuovo 25 Aprile!

13 luglio 2011