34° Anniversario della fondazione del Partito marxista-leninista italiano
Abbattiamo gli ostacoli dell'emancipazione del proletariato

di Giovanni Scuderi
A 150 anni dall'Unità d'Italia, quando la borghesia prese il potere politico su tutto il territorio nazionale, ci sono delle domande che non possono essere eluse dai proletari rivoluzionari, dagli sfruttati e oppressi più combattivi e informati, dagli intellettuali democratici anticapitalisti e antifascisti, dai giovani che lottano per aprirsi un futuro.
Sono domande necessarie e preliminari per orientare correttamente la lotta di classe, per risolvere i problemi immediati e a lungo termine delle masse, per capire chi sono gli amici e chi i nemici, per individuare chi possiede una strategia e una tattica capaci di abbattere tutti gli ostacoli che impediscono l'emancipazione del proletariato.
Noi marxisti-leninisti ce le siamo poste all'atto della fondazione del PMLI, il 9 Aprile di 34 anni fa. E i primi quattro pionieri del Partito già nel settembre 1967 quando presero coscienza che il più grande partito comunista dell'occidente, il PCI, in realtà era un partito revisionista che solo a parole combatteva il capitalismo e voleva il socialismo.
Ma quali sono queste domande? Essenzialmente due: Come mai nel nostro Paese esistono le classi, le disuguaglianze sociali e di sesso, le disparità territoriali, la miseria, la disoccupazione, la mancanza di case, il razzismo, la xenofobia, l'omofobia e l'interventismo militare? Come mai tutto questo non è stato eliminato nonostante tante dure lotte di massa politiche, economiche, sindacali, la Resistenza, il Sessantotto, il Settantasette e le successive ondate di lotte, come quelle attuali contro il governo del neoduce Berlusconi, la restaurazione delle relazioni industriali mussoliniane introdotte da Marchionne, l'assoggettamento della magistratura al governo, la privatizzazione dell'istruzione e dell'acqua, il nucleare, la guerra imperialista alla Libia?

Gli ostacoli
Per noi marxisti-leninisti la risposta è molto semplice, sta nei fatti, cioè nell'esistenza del sistema capitalistico, del suo Stato, comprese le istituzioni rappresentative borghesi, in primo luogo il parlamento e la Costituzione, nell'esistenza dei suoi governi e del suo ordinamento giuridico. Questo sistema è irriformabile. Si possono addolcire e mitigare le sue manifestazioni più selvagge e oppressive, ma mai è possibile cambiarne natura, funzioni e scopi e metterlo al servizio delle masse lavoratrici e popolari.
L'unica alternativa al capitalismo è il socialismo, una terza via non esiste. Su ciò bisogna essere chiari e netti. Sostenere genericamente "una nuova società", "una società diversa", "un nuovo mondo è possibile", o ancor peggio parlare di "un nuovo modello di sviluppo", vecchia parola d'ordine dei revisionisti storici, vuol dire "menare il can per l'aia", evitare di dire chiaramente il tipo di società che si propone.
Il capitalismo è un ostacolo all'emancipazione del proletariato, che non può essere nemmeno aggirato perché non lo consente la Costituzione del '48 controriformata col federalismo del "centro-sinistra" nel 2001. Può essere superato solo se lo si abbatte con la lotta di classe. Il cui sbocco nella rivoluzione socialista è l'unico mezzo che consente di eliminare il capitalismo, di scalzare dal potere la borghesia, di instaurare il sistema economico socialista, lo Stato socialista, la Costituzione socialista, la dittatura del proletariato, cioè il potere politico ed economico del proletariato, e di avanzare verso il comunismo per abolire definitivamente le classi, lo Stato e i partiti, la guerra.
La lotta di classe, che per sua stessa definizione è di massa, non di piccolo gruppo o della sola avanguardia staccati dalle masse, non ha limiti e freni e utilizza tutte le forme di lotta, legali e illegali, pacifiche e violente, come la violenza di massa del 14 dicembre dell'anno scorso dell'assalto al parlamento. La rivolta in armi dell'eroico popolo libico ha inflitto un colpo durissimo ai predicatori della nonviolenza come metodo per cambiare la società.
La storia del movimento operaio e comunista internazionale, la storia della conquista del socialismo in un quarto del mondo e la storia della lotta di 150 anni contro il capitalismo e la dittatura della borghesia in Italia, nonché gli insegnamenti universali dei Grandi Maestri del proletariato internazionale, dimostrano ampiamente che la via elettorale, parlamentare, costituzionale, governativa, legale, riformista e pacifista non è assolutamente in grado di abbattere il capitalismo, di instaurare il socialismo e di trasferire il potere dalla borghesia al proletariato.
Per colpa della predicazione controrivoluzionaria dei falsi comunisti storici (Bordiga, Gramsci, Togliatti fino a Berlinguer e D'Alema), di quelli successivi e attuali (Ferrero, Diliberto, Cossutta, Giannini, Grassi, Rizzo e altri), dei trotzkisti e neoliberali (Vendola, Bertinotti, Sansonetti e altri), la cultura borghese, riformista e revisionista è penetrata profondamente tra le masse lavoratrici, popolari e giovanili e costituisce un altro grosso ostacolo dell'emancipazione del proletariato. Se non lo si rimuove è impossibile abbattere il capitalismo e aprire la strada al mondo nuovo socialista. E lo si rimuove solo acquisendo la cultura del proletariato che è costituita dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Le operaie e gli operai più combattivi e informati, le ragazze e i ragazzi che aspirano al cambiamento sociale, gli intellettuali più avanzati devono capire questo fondamentale problema e impossessarsi rapidamente della micidiale arma del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, dare battaglia ideologica e politica alla classe dominante borghese e al suo governo Berlusconi, lasciare e criticare i falsi partiti e gruppi falsi comunisti, unirsi al PMLI, come militanti o simpatizzanti, e abbandonare ogni illusione elettorale, a cominciare dalle prossime elezioni amministrative votando per il PMLI e il socialismo astenendosi.
Il proletariato dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi non potrà mai diventare una classe per sé, cioè una classe generale consapevole del suo ruolo dirigente rivoluzionario, delle sue funzioni, dei suoi compiti e obiettivi, se non acquisisce questa sua cultura, che è la più alta e scientifica espressione dell'esperienza di due secoli di lotta del proletariato internazionale e dei popoli dei vari paesi del mondo contro il capitalismo e l'imperialismo.
Bisogna capire che senza questa cultura, indipendentemente della propria volontà soggettiva, si pensa e si agisce inconsapevolmente da riformisti e si è in balia degli imbroglioni politici riformisti di destra o di "sinistra" trotzkisti, operaisti, spontaneisti, movimentisti, anarchici.
 
Il Partito
Bisogna essere consapevoli che la classe dominante borghese ne inventa di tutte pur di rimanere al potere, agitando persino delle false bandiere rosse. Come ha fatto nell'ottocento, al sorgere del movimento operaio organizzato. Col PSI di Turati prima, col PCI di Bordiga, Gramsci e Togliatti dopo, con i partiti e i gruppi nati da quest'ultimo. Ora ci riprova con i movimenti e i gruppi per la "ricostruzione" del partito comunista e per l'"unità dei comunisti", alcuni dei quali alzano strumentalmente persino le bandiere di Lenin e Stalin, riabilitano l'Urss di questi due Maestri e inneggiano al marxismo-leninismo. Non dicono però nulla sulla restaurazione del capitalismo nei paesi già socialisti per opera dei loro compari e maestri revisionisti, nulla nemmeno su Mao, il suo pensiero e la Grande rivoluzione culturale proletaria in Cina.
Si tratta di una manovra estremamente pericolosa, ma per fortuna c'è il PMLI che rappresenta la vera, unica e inconfondibile bandiera rossa esistente in Italia. Chiunque può verificarne l'autenticità alla luce del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, della linea, delle lotte e della vita del PMLI. Chiunque può rendersi conto che il PMLI è lo strumento politico-organizzativo fondamentale attraverso il quale il proletariato può realizzare tutti i suoi obiettivi immediati e a lungo termine: migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse, combattere la macelleria sociale del governo, della Confindustria e dei padroni, aumentare i salari e le pensioni sociali e basse, difendere l'istruzione, la sanità, le pensioni, l'acqua pubbliche, costringere il governo a ritirare l'Italia dalla guerra imperialista alla Libia, ecc., e avanzare di tappa in tappa verso la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato.
I fatti dimostrano che il PMLI è essenziale per il proletariato, ma non è tuttora in grado di tutelarne completamente gli interessi immediati e a lungo termine poiché non ha un numero sufficiente di militanti e simpatizzanti attivi e forti ed estesi legami con le masse, soprattutto operaie e giovanili, per mancanza di mezzi economici e materiali e per il rigido black-out stampa che da sempre vige nei nostri confronti.
Il PMLI ha quindi un estremo bisogno di nuovo sangue proletario e di rafforzarsi numericamente e organizzativamente. Per questo rilanciamo ancora una volta un appello a tutti i sinceri fautori del socialismo ad aderire al PMLI per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e marciare verso l'Italia unita, rossa e socialista.
È dovere imprescindibile di tutti gli anticapitalisti e fautori del cambiamento sociale, man mano che vengono a conoscenza del PMLI, dare senza riserve e immediatamente, una volta che sono sicuri che esso è effettivamente il Partito del proletariato, della riscossa e della rivoluzione socialista, tutta la loro forza intellettuale, politica, organizzativa e materiale al PMLI. Secondo un noto giovane scrittore anticamorra "mangiare una mozzarella di bufala di Aversa" è la prima delle "dieci cose per cui vale la pena di vivere". Per noi invece è donare la propria vita alla lotta per la più nobile causa che possa esistere, quella dell'emancipazione del proletariato, e quindi dell'intera umanità.
I dirigenti e i militanti del Partito, compresi quelli nevralgici della seconda linea, nonché i simpatizzanti attivi ce la devono mettere tutta per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso difendendo con i denti la linea politica e organizzativa del Partito, studiando, concentrandosi sulle priorità e sul fronte operaio e sindacale e su quello studentesco, migliorando il lavoro giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza sulla base della linea, delle indicazioni e delle misure del 5° Congresso nazionale del PMLI.
Lottiamo perché in ogni piazza d'Italia e in tutte le manifestazioni di massa ci siano un numero sempre più grande di bandiere rosse, oscurando quelle tricolori!
Lottiamo, sull'esempio delle storiche rivolte dei popoli arabi, ai quali esprimiamo la nostra totale solidarietà militante, perché maturi presto un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini!
Lottiamo perché alle elezioni aumentino gli astensionisti schierati col PMLI e il socialismo, disposti a creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Che tutte le avanguardie rivoluzionarie e anticapitaliste dei movimenti e delle organizzazioni di massa, in primo luogo sindacali e studentesche, si uniscano nel PMLI per dare la scalata al cielo e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Segretario generale del PMLI

30 marzo 2011