Record storico di disoccupazione e precariato
3 milioni senza lavoro
Nel 2012 quasi 600mila lavoratori hanno perso il lavoro. 7 milioni di persone lavorano a termine o part time
Il 50% dei giovani del Sud è a spasso

L'odiosa politica di lacrime e sangue attuata nel corso degli ultimi 4 anni dai governi del neoduce Berlusconi e del tecnocrate liberista borghese Monti continua a peggiorare le condizioni economiche e sociali delle masse lavoratrici e popolari sulle cui spalle sono stati scaricati tutti i costi della devastante crisi del sistema capitalistico.
Povertà, precariato, cancellazione dei diritti e delle tutele dei lavoratori e soprattutto la disoccupazione segnano mensilmente nuovi record e sono in costante crescita ormai da quasi 5 anni.
A confermare la drammatica situazione sono i nuovi dati diffusi agli inizi di marzo dall'Istituto nazionale di statistica (Istat) riferiti a gennaio 2013. Secondo le rilevazioni il numero di disoccupati è salito a 2 milioni 999 mila, in aumento del 3,8% rispetto a dicembre (+110 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 22,7% (+554 mila unità). Il tasso di disoccupazione si attesta all'11,7%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre e di 2,1 punti nei dodici mesi e segna un nuovo record storico da quando esiste la serie storica del 1993.
Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 655 mila e rappresentano il 10,9% della popolazione in questa fascia d'età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 38,7%, in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 6,4 punti nel confronto tendenziale.
Il calo dell'occupazione colpisce sia gli uomini sia le donne. In termini congiunturali a gennaio 2013 la disoccupazione aumenta del 3,9% per la componente maschile e del 3,7% per quella femminile. Anche in termini tendenziali la crescita della disoccupazione colpisce sia gli uomini (+24,3%) sia le donne (+20,8%).
Il tasso di disoccupazione maschile, pari al 10,8%, cresce di 0,4 punti percentuali rispetto a dicembre e di 2,1 punti nei dodici mesi; quello femminile, pari al 12,8%, cresce di 0,4 punti rispetto al mese precedente e di 2,0 punti rispetto a gennaio 2012.
Ma a incidere maggiormente sulle rilevazioni dell'Istat è il record sul fronte dei lavoratori precari arrivati a quota 2 milioni e 375mila contratti a termine e 433mila collaboratori. Il livello di dipendenti a termine è il più alto dal 1993 e quello dei collaboratori dal 2004, cioè dall'inizio delle serie storiche relative. A questo si aggiunge anche il record del lavoro part time: sono 3,9 milioni (ai massimi dal 1993), ma in questo caso un lavoratore su due è part time involontario, con un'incidenza che sale dal 53,3% del 2011 al 57,4% del 2012. In totale, oltre 7 milioni di persone non hanno un lavoro stabile.
Nel quarto trimestre 2012 il numero delle persone in cerca di occupazione (dati grezzi) segnala un nuovo considerevole incremento tendenziale (+23,0%, pari a 559.000 unità). La crescita interessa entrambe le componenti di genere e si presenta diffusa sull'insieme del territorio nazionale, con una punta nel Mezzogiorno (296.000 unità in più, a fronte di +164.000 e +99.000 unità rispettivamente nel Nord e nel Centro).
Continua la crescita della disoccupazione straniera (36.000 unità su base annua), dovuta unicamente all'incremento della componente maschile.
Oltre metà dell'aumento della disoccupazione riguarda individui con almeno 35 anni (+297.000 unità in confronto al quarto trimestre 2011). Nella classe tra 15 e 24 anni, il numero delle persone in cerca di occupazione è pari a 674.000 unità (+108.000 unità rispetto a un anno prima), che rappresenta l'11,2% della popolazione di questa fascia di età.
L'aumento tendenziale delle persone in cerca di lavoro interessa tutte le componenti: gli ex-occupati (+24,6%, pari a 286.000 unità), gli ex-inattivi con precedenti esperienze lavorative (+21,3%, pari a 123.000 unità) e le persone in cerca del primo impiego (+21,8%, pari a 150.000 unità in più rispetto al quarto trimestre 2011). L'aumento degli ex-occupati è dovuto in oltre sei casi su dieci a individui con almeno 35 anni, quello degli ex-inattivi coinvolge entrambe le componenti di genere, mentre l'incremento delle persone in cerca di prima occupazione interessa in misura particolare i 15-34enni residenti nel Mezzogiorno.
L'incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) sale dal 50,6% del quarto trimestre 2011 all'attuale 54,8%.
Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni raggiunge il 39,0% (era il 32,6% nel quarto trimestre 2011).
La crescita, diffusa in tutte le ripartizioni territoriali, è particolarmente accentuata per la componente femminile nel Centro e per quella maschile nel Nord. Nelle regioni meridionali l'indicatore raggiunge valori molto elevati, pari al 46,7% per gli uomini tra i 15 e i 24 anni e al 56,1% per le giovani donne.
Insomma una situazione da incubo che purtroppo, a causa dei calcoli, delle medie statistiche e dei conteggi artefatti, descrive solo parzialmente il dramma che vivono quotidianamente milioni di disoccupati in Italia e in Europa. Innanzitutto perché in questo tipo di statistiche non vengono conteggiate le persone che non segnalano più il loro stato di disoccupati, i cosiddetti "scoraggiati" che in Italia sono moltissimi. E purtroppo, sommando quest'ultimi a coloro che rientrano ufficialmente nelle liste delle persone prive d'occupazione, il dato nazionale diviene il più pesante fra le grandi economie continentali. Inoltre va precisato che ad esempio gli occupati in Europa secondo Eurostat i cosiddetti "employed" sono tutti coloro, dai 15 ai 74 anni, che hanno lavorato almeno un'ora alla settimana ivi inclusi quelle assenti per malattia o che stanno facendo un corso di aggiornamento o di riqualificazione.
Mentre è considerato disoccupato "unemployed" solo chi: non lavora da meno di un anno, che risulta senza un impiego nella settimana di osservazione, che è disponibile a lavorare immediatamente e che abbia cercato lavoro "attivamente" nelle ultime 4 settimane antecedenti la rilevazione. Quindi alla percentuale di disoccupati contati in Italia andrebbero aggiunti tutti quelli che hanno perso il lavoro da più di 12 mesi e non hanno trovato un nuovo impiego, gli "scoraggiati", quelli che hanno perso il lavoro subito dopo la settimana in cui è stata effettuata la rilevazione e coloro che pur essendo immediatamente disponibili a lavorare e a fare qualsiasi lavoro hanno smesso di cercare "attivamente" un lavoro.

13 marzo 2013