A 40 anni dalla strage di Stato
La Milano antifascista rivendica verità e giustizia per piazza Fontana
Contestati fortemente gli interventi del trio Moratti-Podestà-Formigoni. Il PMLI, rappresentato da una combattiva delegazione apprezzata e stimata, anima la contestazione politica. La Digos intimidisce e allontana un nostro compagno col cartello da sotto il palco

Redazione di Milano
12 dicembre 2009, sono passati 40 anni dall'efferata strage di Stato commessa dagli esecutori fascisti di "Ordine Nuovo" con l'esplosione di una bomba nella Banca Nazionale dell'Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. L'agghiacciante bilancio fu di 17 morti e 88 feriti.
La verità storica, così come fu largamente documentata dal lungo iter giudiziario conclusosi con la condanna che la Corte d'Assise di Milano ha emesso il 30 giugno 2001 (solamente, però, contro gli esecutori fascisti ed ignorando i mandanti), è che la strage di piazza Fontana e altre che l'hanno preceduta e seguita fu una strage di Stato e atlantica. Atlantica perché fu voluta e promossa dai circoli militari imperialisti Usa e Nato per impedire che il nostro Paese imboccasse per via rivoluzionaria la strada del socialismo o vedesse l'ingresso nel governo del PCI revisionista e si staccasse dall'Alleanza atlantica. Di Stato perché fu attuata dai fascisti con la complicità e la copertura dei servizi segreti, dei militari golpisti e delle "forze dell'ordine''. E con la connivenza dei governanti dell'epoca, che erano al corrente delle trame e lasciarono che si sviluppassero e anzi le incoraggiarono per fascistizzare il Paese.

Caccia a sinistra, colpiti i marxisti-leninisti
Per aver subito intuito e proclamato questa verità, nonostante il clima di isteria anticomunista scatenato ad arte dal regime borghese e dai mass media ad esso asserviti, che indirizzavano a sinistra la caccia agli autori e ai mandanti della strage, i marxisti-leninisti furono duramente colpiti e perseguitati, nella persona del compagno Giovanni Scuderi, che subì la provocatoria perquisizione domiciliare da parte della polizia, estesa anche alla sede di via dell'Orto a Firenze, e successivamente fu processato per aver sostenuto a viso aperto su "Il Bolscevico'' la vera natura dell'eccidio: una strage di Stato.
Una verità storica che dal 12 marzo 2004 non è più giudiziaria, da quando cioè la Corte d'Assise di appello di Milano assolve senza valide controprove Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, i tre imputati principali della strage, addirittura "per non aver commesso il fatto". Vergognosa assoluzione di regime confermata il 3 maggio 2005 dalla Cassazione.
Per non dimenticare la Milano antifascista è perciò scesa in piazza reclamando verità e giustizia sulla strage di Piazza Fontana. Tuttavia i falsi comunisti alla guida del PRC, del PdCI, del PCL e della SC hanno invitato la base dei rispettivi partiti - composta da sinceri comunisti e antifascisti - a disertare la tradizionale manifestazione unitaria pomeridiana promossa dall'Anpi ed hanno indetto un corteo alternativo con concentramento alle 14,30 in Piazza Missori. A questo corteo hanno aderito anche i collettivi studenteschi.
Il PMLI, rappresentato da una combattiva delegazione guidata dal compagno Angelo Urgo e composta da militanti e simpatizzanti provenienti da più città della Lombardia, non condividendo l'ingiustificata manovra tesa a scindere il fronte unito antifascista, ha partecipato al corteo unitario, con concentramento alle 15 in Piazza della Scala, portando ben alte le bandiere dei Maestri e del Partito e un cartello con la parola d'ordine: "Non dimenticare la strage di Stato di Piazza Fontana - Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi", riportata anche nei corpetti. Presenti, oltre all'Anpi, le associazioni democratico-borghesi del movimento dei "Girotondi" e quella dei familiari delle vittime della strage, ed elementi di base del PRC e del PdCI. I nostri compagni hanno diffuso copie de "Il Bolscevico" nn. 44 e 45 per poi prendere posto nel corteo. C'era anche una mesta delegazione del PD che si è posizionata in coda con uno striscione autoreferenziale.

Il PMLI rompe il silenzio
Muniti di megafono i marxisti-leninisti hanno, sin dall'inizio del corteo, rotto il silenzio rassegnato tanto caro alla destra e alla "sinistra" del regime neofascista lanciando continuamente slogan: "Su Piazza Fontana/fuori chi è stato, cancellare/il segreto di Stato", "Ministro Maroni/fuori le prove, che a Piazza Fontana/fu strage di Stato", "Zorzi in Italia/deve tornare, per Piazza Fontana/deve pagare!" e per ribadire che oggi come allora si lasciano liberi di organizzarsi i terroristi e squadristi nazifascisti (ordinovisti ieri, forzanovisti, Casapound, ecc., oggi) "I nazifascisti e chi li protegge/non vanno tollerati ma messi fuorilegge" come previsto dalle ancora vigenti norme di attuazione (Legge n. 645 del 1952) della XII disposizione transitoria e finale della, seppur violata e mutilata, Costituzione antifascista del '48. Il lancio degli slogan era intramezzato da comizi volanti in cui veniva detto che il PMLI è sceso in piazza "assieme alla Milano antifascista, oltre che per rivendicare verità e giustizia e la rimozione del segreto di Stato sulle stragi - specificando che responsabile di questa complice omertà è stato anche l'attuale presidente della repubblica Napolitano quando fu ministro degli Interni nel primo governo Prodi - anche per invitare alla più generale mobilitazione antifascista per l'abbattimento, con la lotta di piazza e di massa, del governo del neoduce Berlusconi e del regime neofascista su cui si regge, ambedue figli legittimi di quella strategia golpista, stragista ed eversiva di restaurazione del fascismo sotto nuove forme e nuovi vessilli perpetrata dalla P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi che fu inaugurata proprio con quella efferata strage del 12 dicembre 1969. Quella stessa strategia che oggi ha quasi completamente realizzato i suoi obbiettivi con l'attuazione di tutti i punti del "piano di rinascita democratica" e dello "Schema R" tranne l'ultimo tassello della definitiva controriforma costituzionale presidenzialista e federalista, e della conseguente sottomissione del potere giudiziario a quello esecutivo" concludendo che "è ora di muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini!".
Vari manifestanti hanno espresso apprezzamento e gratitudine alla delegazione marxista-leninista: "Siete gli unici che riaffermano in piazza ancora queste cose, bravi!" dice una donna. "Giusto! Senza di voi si rischia di dimenticare la verità dei fatti anche qui!" un'altra. "Bravi compagni, sto con voi!" ci tiene a dire un anziano con la bandiera del PRC. Dietro e attorno ai nostri compagni si aggregano man mano sempre più manifestanti che lanciano gli slogan promossi dal Partito mentre il corteo procede passando per Piazza Duomo e così, appena entra in Piazza Fontana echeggia un forte coro: "Di Berlusconi non ne possiamo più, tutti uniti buttiamolo giù!".

La piazza si scatena contro i gerarchi
Mentre ancora il corteo stava entrando nella piazza, durante la posa delle corone alla lapide con i nomi delle vittime della strage posta all'entrata della Banca Nazionale dell'Agricoltura, alla presenza della neopodestà Moratti, del dittatore regionale Formigoni e del presidente della Provincia, il prone berlusconiano Guido Podestà, partono le prime contestazioni: "Vogliamo verità! Vogliamo giustizia!". Gli agenti della Digos cominciano da subito a intimidire i contestatori richiedendo i documenti, ma ottengono solo un deciso rifiuto. Ma è solo a piazza riempita che, all'apparire sul palco dei tre alti gerarchi locali del regime neofascista, inizia un boato di fischi e di grida che esprimono la prevalente volontà affinché sia impedito al trio Moratti-Podestà-Formigoni di fare i loro ipocriti discorsi "di rito" e perché prendano la parola esclusivamente gli organizzatori. La calma torna solo quando interviene Fortunato Zinni, sindaco PD di Bresso e sopravvissuto alla strage, che però ad un certo punto del suo discorso afferma "se si vuole fischiare è democraticamente giusto ma fischiamo anche noi stessi". Una parte della piazza mormora, e quando Zinni finisce di leggere il messaggio di Napolitano è meno della metà della piazza ad applaudire mentre qualcuno fischia e protesta: "ipocrita!", "basta lacrime di coccodrillo!".
Dopo che, alle 16:37 (ora dell'esplosione della bomba), tutta la piazza ha rispettato un minuto silenzio è stato annunciato l'intervento della neopodestà milanese, dalla stessa piazza è ripartita una marea di fischi e grida: "Vergogna", "vattene", "Via, via!", "fascista". La Moratti, dopo aver cercato inutilmente di arruffianarsi la platea affermando "capisco chi protesta, capisco i fischi", ha continuato visibilmente impacciata per il rimbombo imperterrito della protesta, affermando che l'impegno del Comune per ricordare la strage del '69 si limiterà con l'istituzione di una "Casa della Memoria di tutti i terrorismi", "un luogo di dialogo e di confronto", s'intende tra fascisti e antifascisti, "dove tutti possano contribuire a costruire una memoria condivisa". Insomma una "Casa" che più che della "Memoria" sarà dell'oblio e del revisionismo storico all'insegna della teoria degli "opposti estremismi". Di rimozione del segreto di Stato manco a parlarne!
La protesta continua rumorosa contro il clerico-fascista Formigoni il cui intervento a malapena si sente tanto è fischiato e coperto da urla "Vergogna", "buffone", "corrotto", "mafioso". I marxisti-leninisti hanno partecipato attivamente alla protesta sventolando le bandiere, qualcosa si è pure visto in tv. Un nostro compagno è riuscito a piazzarsi di fronte al palco a fianco dei gonfaloni dell'Anpi con l'approvazione di chi li sorreggeva. Soltanto dopo l'intervento, sempre ultracontestato, di Podestà (che vergognosamente accusa l'intera piazza che lo contesta di "creare lo stesso clima che allora ha prodotto le morti che oggi siamo qui a onorare") elementi del servizio d'ordine dell'Anpi (manovrati dal PD) hanno allontanato dal palco il nostro compagno con l'aiuto di agenti della Digos che l'hanno addirittura minacciato di portarlo in Questura suscitando le sue proteste e quelle dei manifestanti circostanti.
Dopo la conclusione degli interventi dei tre gerarchi del Pdl è giunto l'altro corteo che si è trovato di fronte un ingente sbarramento di polizia ad impedire che entrasse nella piazza. La divisione in due cortei della manifestazione del 12 dicembre ha infatti oggettivamente favorito le manovre poliziesche del regime neofascista tese a impedire a tanti combattivi antifascisti di entrare nel luogo previsto dal corteo "autorizzato" e di contestare gli interventi del nero trio Moratti-Podestà-Formigoni.
Mentre da una parte i manifestanti premevano, al grido "via la polizia", per entrare in Piazza Fontana, non senza momenti di tensione e tafferugli, nella piazza gli altri manifestanti, assieme ai nostri compagni, gridavano in coro "aprite la piazza", incuranti (e non poteva essere altrimenti visto il contesto) del fatto che stava intervenendo il rappresentante dell'Associazione dei familiari delle vittime. I vertici dell'Anpi milanese, egemonizzati dal PD, invece di interrompere gli interventi e rivendicare l'apertura della piazza, come richiesto da tutti i manifestanti, hanno lasciato correre. Quando era evidente che avevano perso totalmente il controllo della piazza hanno interrotto a metà l'intervento del segretario milanese della Cgil, Onorio Rosati, evacuato il palco e sciolto la manifestazione, svignandosela. Solo allora la polizia ha sciolto i cordoni. Il PMLI è rimasto nella piazza diffondendo "Il Bolscevico" tra i manifestanti antifascisti.
I commenti sull'accaduto degli esponenti del PD sono stati a dir poco scandalosi e indegni da chi pretende di definirsi antifascista e democratico: "Meno male che si andrà alle urne per le regionali - dichiara Filippo Penati, candidato PD alla carica di governatore lombardo - così si eviterà che il 25 aprile qualche cretino fischi Formigoni e la Moratti come oggi, facendogli prendere più voti" (sic!). Zinni arriva persino a diffamare i manifestanti affermando che "è una barbarie: sono stati contestati anche i familiari delle vittime e abbiamo sentito delle grida anche durante il minuto di silenzio" (falso!). "I fischi di oggi sono stati un atto di inciviltà" afferma sfacciato l'epifaniano Rosati.
Per il PMLI è stato uno storico 12 Dicembre di protesta e di lotta antifascista!

16 dicembre 2009