40 anni in difesa del proletariato e del socialismo e contro il capitalismo

La storia de "Il Bolscevico" è la storia di un quarantennio di lotta di classe nel nostro Paese, e della lotta per la costruzione, per la prima volta in Italia, di un grande, forte e radicato Partito marxista-leninista. Ripercorrere la sua storia e rileggere le sue gloriose pagine significa avere un panorama completo e una sintesi preziosa e illuminante della lotta tra il proletariato e la borghesia, tra il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e il revisionismo, tra il socialismo e il capitalismo, di questi ultimi quaranta anni che chiudono il secolo.
Senza "Il Bolscevico", questa piccola ma indomabile voce proletaria e anticapitalista che è l'organo di stampa del PMLI, sempre fedele alla classe operaia e al socialismo, non sarebbe possibile avere una visione chiara e marxista-leninista degli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese, dalla grande stagione di lotte del '68-69 ad oggi, stante l'opprimente omologazione che regna sovrana tra i mass-media, i partiti e i circoli intellettuali del regime neofascista; stante l'opera infame e nefasta dei pennivendoli della borghesia e dei rinnegati che stanno addirittura riscrivendo insieme la storia del Novecento ad uso e consumo della classe dominante borghese e dell'imperialismo; e stante anche la confusione, le falsità e gli inganni seminati ad arte dai revisionisti e dai trotzkisti come Cossutta, Bertinotti, Ferrero, Diliberto, Vendola, Ferrando, Ricci tra i sinceri anticapitalisti per coprire a sinistra i continui tradimenti dei rinnegati e i misfatti del regime neofascista.
Attraverso e con "Il Bolscevico" è possibile invece non solo conoscere e capire come, perché‚ e attraverso quali tappe fondamentali si è arrivati all'attuale situazione politica nazionale e internazionale, ma anche e soprattutto capire come orientarsi in essa senza mai perdere la bussola del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e per proseguire con sicurezza sulla strada della lotta contro il capitalismo e per il socialismo. Come ha detto il compagno Giovanni Scuderi nella sua lettera alla Direzione e alla Redazione centrale in occasione del 25° Anniversario dell'organo del PMLI: "Noi tutti impariamo da 'Il Bolscevico' poiché‚ esso ci consente di avere, settimana dopo settimana, una conoscenza marxista-leninista dei principali avvenimenti che accadono in Italia e nel mondo e le relative indicazioni per fare bene il lavoro di Partito e di massa. Senza 'Il Bolscevico' non potremmo avere una visione corretta della realtà e non sapremmo la linea da seguire per risolvere i problemi immediati di ordine ideologico, politico, sindacale, organizzativo, dei vari fronti di lotta".

Una sfida coraggiosa e lungimirante
"Il Bolcevico" nasce a Firenze il 15 Dicembre 1969, quale organo dell'Organizzazione Comunista Bolscevica Italiana Marxista-Leninista, appena fondata il giorno prima dai pionieri del PMLI guidati dal compagno Giovanni Scuderi, scindendosi dal PCd'I (m.l.) revisionista e copertura a sinistra del PCI. L'Organizzazione nasceva perciò da una rottura rivoluzionaria, marxista-leninista e antirevisionista, in una situazione difficilissima, in cui il PCI revisionista aveva un ferreo controllo della classe operaia, che lo credeva ancora un partito proletario e anticapitalista, e alla sua sinistra proliferava una miriade di partiti e gruppi sedicenti rivoluzionari e marxisti-leninisti che si contendevano l'egemonia dei sinceri rivoluzionari e antirevisionisti.
Si trattò dunque di una sfida oltremodo coraggiosa e lungimirante, vista poi la fine che hanno fatto i rinnegati e i falsi rivoluzionari, finiti ad amministrare i governi dei capitalisti o a farne la ruota di scorta e la copertura a sinistra. Una sfida ben simbolizzata da quel primo numero (uscito come numero unico, perché a causa delle leggi fasciste dell'epoca non disponevamo di un giornalista professionista che ne assumesse la responsabilità legale come giornale periodico) in cui si smascherava il PCd'I (m.l.) come copertura a sinistra del PCI e si gettavano le fondamenta teoriche per la costruzione di un autentico partito proletario e rivoluzionario marxista-leninista, obiettivo che sarà realizzato otto anni dopo con la fondazione del PMLI.
Il nome stesso, scelto per il nostro glorioso giornale, esprimeva a chiare lettere la sua irriducibile vocazione marxista-leninista e lo discriminava nettamente dalle oltre 30 testate pseudorivoluzionarie, operaiste, trotzkiste, anarcoidi (oggi quasi tutte estinte) allora esistenti a sinistra del PCI. L'Organizzazione e il suo organo di stampa, però, nascevano anche in una situazione nazionale e internazionale oggettivamente rivoluzionaria, segnata in particolare da due grandi eventi che ne hanno profondamente influenzato e ispirato la vita fin dai primi passi: la Grande Rivoluzione culturale proletaria diretta da Mao, e la Grande Rivolta studentesca, operaia e popolare del '68-69. L'effige di Mao che fin dal primo numero campeggerà al centro della prima pagina, poi incorporata nella testata a partire dal numero 8-9 dell'agosto-settembre 1972, sta a significare appunto che l'invincibile pensiero di Mao Zedong è e rimarrà per sempre il pensiero guida de "Il Bolscevico".

La repressione della borghesia e dei revisionisti
Appena nato il nostro giornale fu bersagliato accanitamente dalla repressione della borghesia, che resasi subito conto della sua pericolosità cercò in tutti i modi di soffocarlo nella culla: per oltre un anno, dal gennaio '70 al marzo '71, "Il Bolscevico" fu costretto a uscire come numero unico con l'espediente del cambio della testata, per aggirare le leggi reazionarie e corporative sulla stampa che proibiscono l'uscita di periodici che non abbiano un direttore iscritto all'albo dei giornalisti. Solo dopo che per iniziativa dell'allora pretore di Firenze, Fleury, fu intimata la cessazione della pubblicazione e il nostro giornale fu costretto ad uscire con la testata "Il Proletario", a partire dal n. 3 del marzo 1971 il direttore politico Giovanni Scuderi potè assumere anche la direzione responsabile assicurando per "Il Bolscevico" il diritto di uscire alla luce del sole. Il compagno Scuderi continuerà a dirigere personalmente il giornale fino al 9 settembre 1978, e a prestargli ogni cura e attenzione anche dopo, quando la direzione politica passa nelle mani del compagno Mino Pasca, e la direzione responsabile verrà assunta prima dalla compagna Patrizia Pierattini, e poi dalla compagna Monica Martenghi.
Anche la repressione giudiziaria e poliziesca si abbatté fin da subito sul nostro giornale, con una serie di atti intimidatori e processi politici, a cominciare dalla gravissima perquisizione poliziesca della prima sede del giornale in via dell'Orto a Firenze e dell'abitazione di Scuderi, subito dopo la strage di Milano e poco prima della fondazione dell'Organizzazione; e dal primo processo intentato il 17 settembre 1970 a Scuderi dall'allora pubblico ministero Pierluigi Vigna, per il reato di "associazione sovversiva e antinazionale continuata" (tipico reato da codice fascista Rocco, usato contro gli antifascisti dal regime mussoliniano) per aver pubblicato su "Il Bolscevico" la posizione elettorale astensionista dell'Organizzazione con un articolo dal titolo "Il potere politico nasce dalla canna del fucile". Processo al quale ne seguiranno altri altrettanto gravi, come ricordiamo in altra parte di questo giornale.

Sviluppo irresistibile
Ma tutte queste manovre repressive e persecutorie della borghesia, a cui danno una mano anche i servi revisionisti con le sopraffissioni, le provocazioni fisiche per impedire le nostre diffusioni, le multe milionarie del comune di Firenze da loro governato, non riusciranno a soffocare la voce indomabile de "Il Bolscevico", che anno dopo anno cresce e si rafforza e diventa sempre più rosso ed esperto. Eppure esso nasce e continua ad essere anche oggi povero, come poveri sono il proletariato e le masse popolari, privo di mezzi e di compagni giornalisti tecnicamente esperti e a tempo pieno. All'inizio i suoi redattori, oltre a redigerlo dopo il faticoso lavoro professionale quotidiano, andavano spesso anche ad affiggerlo la notte e a diffonderlo all'alba davanti alle fabbriche, anche fuori Firenze, a cominciare dagli stessi pionieri del Partito.
Fino alla fondazione del PMLI "Il Bolscevico" poteva contare solo su 3 redattori, ai quali si affiancavano saltuariamente altri collaboratori. Dopo la fondazione del Partito i redattori diventano 6, e a tutt'oggi il loro numero è esiguo, e ciascuno di essi presta la sua opera dopo il lavoro professionale, sacrificando parte del tempo da dedicare al riposo. Eppure lo sviluppo del giornale non si è mai arrestato. Da mensile a due pagine cresce a quattro pagine e saltuariamente a colori nell'ottobre 1972; poi il salto a quindicinale a otto pagine nel febbraio 1976; poi nel marzo '78, in occasione del 1° anniversario del PMLI, per decisione del CC conquista l'attuale periodicità settimanale, per crescere ancora a 10 pagine nell'aprile '84. Per decisione del 3° Congresso nazionale del Partito, le pagine diventano dodici a partire dal gennaio 1986. Infine, su decisione dell'Ufficio politico del Partito, nell'aprile 2004 le pagine diventano le attuali 16.
Di pari passo sono cresciuti e si sono arricchiti e sempre più articolati anche il contenuto e la veste grafica. Nei primi anni, "Il Bolscevico" pubblica molti numeri monotematici composti da lunghi e approfonditi documenti dell'Organizzazione o articoli teorici destinati a gettare le fondamenta teoriche e politiche del Partito: i 50 anni di storia del PCI, l'analisi delle classi in Italia, il Progetto di programma dei marxisti-leninisti italiani, lo Statuto dell'Organizzazione, il Programma d'azione, la nostra posizione elettorale, le linee sindacale, studentesca e femminile, la difesa del marxismo-leninismo-pensiero di Mao dagli attacchi liquidazionisti del revisionismo internazionale.
Una volta impostata e ben consolidata la linea politica uno spazio sempre maggiore comincia ad essere dedicato alla propaganda e all'agitazione. Il giornale diventa sempre più ricco di servizi di attualità, più articolato e vario nei temi trattati, più tempestivo nel seguire da vicino gli avvenimenti politici interni e le lotte e i problemi degli operai, degli studenti, delle masse femminili, del Meridione, della politica estera, ecc. Ampio risalto viene dato alle questioni sindacali e in particolare alle lotte operaie in difesa della scala mobile, contro i licenziamenti (epica la battaglia contro quelli decisi dalla Fiat), per i rinnovi dei contratti, in difesa dell'art. 18 e delle pensioni; ai movimenti studenteschi e giovanili, in particolare quelli del '77, dell'85, del '90 e quelli contro le controriforme scolastiche e universitarie Berlinguer, Moratti, Gelmini, al movimento per la pace dei primi anni '80 contro gli euromissili, al movimento no-global, alle lotte antimperialiste nel Terzo mondo e ai movimenti di liberazione.
Contemporaneamente "Il Bolscevico" non trascura l'obiettivo, fondamentale per un giornale al servizio del proletariato e delle masse, di rendere protagonisti i suoi stessi lettori coinvolgendoli direttamente nella redazione del giornale, attraverso rubriche come la "Corrispondenza delle masse", inaugurata per la prima volta nel '78, alla quale si aggiungeranno "Dialogo con i lettori", "Sbatti i signori del palazzo in prima pagina", "Contributi", "Lettere". Con lo sviluppo nazionale del Partito cominciano ad arrivare anche le prime corrispondenze locali, che col tempo diventeranno sempre più numerose, ampie e approfondite, tanto che attualmente esse rappresentano una cospicua parte del giornale e ne fanno un vero organo nazionale, calato concretamente nelle realtà locali dove il Partito è presente.

Le grandi campagne di denuncia
I governi della borghesia hanno vita dura con "Il Bolscevico", che li segue passo per passo smascherandone la politica economica e sociale sempre più antioperaia, stangatrice e antipopolare. A cominciare dai governi democristiani, reazionari e anticomunisti, ma anche dai governi del compromesso storico e "solidarietà nazionale" che vedevano il vertice revisionista del PCI ridursi a sgabello della DC. E poi la denuncia dell'attuazione del disegno di seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista mutuato dal "piano di rinascita democratica" e dallo "Schema R" della P2 di Gelli ad opera dei governi del CAF (Craxi, Andreotti, Forlani), passando per i governi Amato, Ciampi, Berlusconi e Dini, per approdare ai governi di "centro-sinistra" Prodi, D'Alema, Amato e ancora Prodi. E infine contro l'attuale governo del nuovo Mussolini e della terza repubblica, Berlusconi.
La denuncia della "grande riforma" fascista della Costituzione, lanciata a suo tempo da Craxi e da Gelli, portata avanti dal capo dei gladiatori Cossiga e dal piduista Berlusconi con l'apporto del rinnegato D'Alema, prima e dopo la sua salita a Palazzo Chigi, rappresenta un contributo originale del PMLI e de "Il Bolscevico", che unico e da solo in Italia, stante la vile e generale omologazione dei mass media e dei partiti del regime neofascista, si è assunto l'onore e l'onere di condurre un'ininterrotta e sistematica campagna di stampa contro l'avanzare e la realizzazione della seconda repubblica, anzitutto, e della terza repubblica, successivamente.
Ricordiamo a questo proposito le grandi campagne di denuncia del neoduce Craxi e del suo presidenzialismo neofascista, dei governi del nuovo Mussolini Berlusconi, della Lega neofascista, razzista e secessionista di Bossi, della Bicamerale golpista di D'Alema, del federalismo secessionista e antimeridionale, e infine della controriforma costituzionale votata dalla Casa del fascio ma poi bocciata dal referendum.
Da non dimenticare altre grandi campagne originali del nostro giornale, come quella che da anni conduciamo contro il nazionalismo, il militarismo e l'espansionismo del risorto imperialismo italiano, una battaglia di denuncia che ha avuto una clamorosa conferma con la partecipazione dell'Italia alla guerra imperialista della Nato nei Balcani e alle guerre imperialiste in Afghanistan e in Iraq. Così come la lungimirante campagna de "Il Bolscevico" contro la superpotenza europea, di cui abbiamo smascherato fin dall'inizio, sempre da soli, il volto antipopolare, imperialista e guerrafondaio che oggi comincia ad apparire sempre più chiaro ai popoli, come dimostrano le grandi ondate astensioniste alle ripetute elezioni europee.
Incessante è peraltro l'opera di denuncia e di smascheramento che "Il Bolscevico" continua a svolgere contro il revisionismo, il trotzkismo, il terrorismo sedicente "rosso", in realtà funzionale alla reazione, per fare chiarezza tra gli autentici anticapitalisti e fautori del socialismo e convincerli che non è stando con gli imbroglioni alla Ferrero, Diliberto, Vendola, Bertinotti, Salvi a fare la copertura a sinistra dei rinnegati e del regime neofascista, e nemmeno cadendo nella trappola dell'avventurismo anarcoide manovrato dalla borghesia e dai suoi servizi segreti, bensì dando tutta la loro forza e fiducia al PMLI, per farne un Gigante Rosso anche nel corpo oltre che nella testa, che si può rilanciare la lotta di classe, abbattere la terza repubblica e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.

9 dicembre 2009