Grande manifestazione di massa. In oltre 40mila dicono NO alla TAV
In corteo anche i comitati in lotta contro le mostruose e inutili opere in varie zone del territorio italiano. Cantata "Bella ciao" e chiesto "Fuori le truppe d'occupazione". I movimenti promettono di assediare il vertice Letta-Hollande del 20 novembre.
Attentato mafioso al presidio No Tav

Da Nord e da Sud le masse in lotta hanno circondato i massacratori del territorio italiano che siedono al governo e al parlamento e li hanno messi con le spalle al muro. E' una giornata di lotta memorabile il 16 novembre 2013 di cui Letta non potrà non tenere conto: due manifestazioni imponenti in luoghi così distanti Susa (40mila manifestanti) e Napoli (100mila manifestanti) hanno idealmente e concretamente unito le lotte per la difesa del territorio e delle masse che lo abitano, su cui i governi scaricano i costi e le conseguenze della devastazione.

La Val di Susa in marcia

Contro la distruzione e l'occupazione militare della Valle, per dire "no al furto di denaro pubblico", "contro la repressione politica, giudiziaria e mediatica del movimento", "per un lavoro utile e dignitoso", "per ospedali scuole e trasporti efficienti", "per la cura del territorio", erano le parole d'ordine del manifesto di indizione del corteo, che, a sottolineare un salto politico notevole nell'analisi, era firmato per la prima volta No TAV-No mafie. Appare chiara alle masse in lotta l'esistenza di un legame micidiale tra l'imposizione del TAV e gli interessi delle organizzazioni mafiose. La firma è anche una risposta dei comitati al vile attentato mafioso che ha distrutto il presidio No TAV a Vaie nella notte tra l'1 e il 2 novembre. Ci hanno abituato i No TAV piemontesi a manifestazioni di altissima combattività e partecipazione, tuttavia con l'innalzamento della repressione, l'occupazione militare sempre più soffocante, l'attentato mafioso subito e la criminalizzazione imperversante sulla stampa borghese, la quale obbedisce alle veline governative, lo straordinario successo della manifestazione del 16 non era scontato.

Un movimento maturo e radicato ha saputo reagire, dando una grande prova politica di forza e compattezza, innalzando la combattività, trovando sempre nuovi alleati, collegando l'imposizione del TAV ai costi che le masse popolari italiane devono pagare con tagli ai servizi sociali, alla scuola, alla sanità, ai trasporti, per finanziarlo. La Valle dice basta con la militarizzazione e con lo spreco e vuole "decidere come si spendono i soldi pubblici", urlano le masse in lotta. Presenti, sulla stessa linea e con la stessa combattività, anche i movimenti No Dal Molin, No F35, No Pedemontana, che vuole la cancellazione del progetto dell'autostrada Pedemontana Lombarda, in No Expo, i NoTAV -TerzoValico, i pugliesi del No 275, in lotta contro il progetto della statale-mostro a quattro corsie per congiungere Maglie a Leuca, entrambe in provincia di Lecce, radendo al suolo migliaia di ulivi, pajare, liame, muretti a secco. Presenti i siciliani del No MUOS, i movimenti per il diritto all'abitare e i comitati per la ricostruzione dell'Aquila con il cartello "Ricostruire l'Aquila demolire il TAV".

Alla manifestazione, alla quale ha aderito la FIOM, lo striscione "No TAV" confezionato e portato dai metalmeccanici dell'azienda siderurgica Vertek di Condove (Torino). Un dato politico di straordinaria importanza che conferma il processo di saldatura tra le lotte operaie e quelle masse. Tra i più combattivi gli "studenti No TAV".

Un fiume in piena di oltre 5 km di manifestanti si è riversato sulla Statale 24 che porta dal centro della città alla frazione San Giuliano, dove dovrebbe partire il mega tunnel. Tra le centinaia di bandiere No TAV, spiccavano decine di cartelli, tra cui "Per scuole e trasporti a portata di tutti. No TAV".

La banda No TAV intonava "Bella Ciao", rilanciata dalle masse in lotta. Ad aprire il corteo le donne per reclamare più servizi sociali per la maternità. I bambini sfilavano dentro dei simpatici trenini verdi, mentre un minaccioso TAV incombeva sui loro giochi.

Sotto l'Hotel Napoleon, dove alloggiano i militari la contestazione è durissima: tra i cori anche "fuori dalla Val di Susa le truppe di occupazione".

Verso il blocco del 20 novembre

Un lungo applauso accoglie la notizia che a Napoli sono presenti oltre 100mila manifestanti contro la devastazione ambientale. E' il segno anche questo che le lotte per la salvaguardia del territorio hanno fatto il salto nazionale, acquisendo la coscienza che la devastazione del territorio è la linea attuale dei governi nazionali e locali. Da Nord a Sud, le masse non ci stanno a veder massacrato il proprio ambiente, a perdere la salute per ingrassare i capitalisti italiani, peraltro con l'unica "ricompensa" del taglio dei servizi e dei trasporti.

Viva la straordinaria giornata di lotta del 16 novembre che ha portato in piazza decine di migliaia di manifestanti contro le politiche del territorio del governo Letta-Alfano e dei governi regionali e locali che impongono la devastazione e favoriscono le mafie.

Il PMLI incoraggia questi indomabili combattenti ad andare fino in fondo alle loro rivendicazioni, che sono anche le nostre, per portarle ad un livello sempre più elevato e cosciente, cercando sempre più punti di convergenza con altre lotte in corso, a partire da quelle della classe operaia. Viva allora il prossimo assedio romano del 20 novembre al vertice Letta-Hollande!

Il PMLI auspica che presto tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia del territorio italiano dall'avidità devastante dei pescecani capitalisti, mafiosi e non, e governativi, prendano coscienza, in primo luogo le operaie e gli operai, le studentesse e gli studenti, che la loro lotta è inseparabile dalla lotta contro il capitalismo e per la conquista del socialismo. Solo il socialismo fermerà dfinitivamente lo scempio e potrà imporre una politica di rispetto e cura delle risorse naturali, del territorio, della salute delle masse popolari italiane.


20 novembre 2013