Al Circo Massimo di Roma
2 milioni e 700 mila con la Cgil e contro il governo Berlusconi
Delegazioni di operai, lavoratori, pensionati, disoccupati, precari, donne e studenti da tutta Italia. Tantissimi i migranti. Una marea di bandiere e di fazzoletti rossi. Insoddisfacente discorso di Epifani. Franceschini tira indietro la Cgil. A ruba "Il Bolscevico" e i volantini del PMLI
Massima attenzione verso la Delegazione nazionale del PMLI diretta da Claudia Del Decennale
Dal nostro inviato speciale
7mila pullman, 70 treni "speciali" e due navi, 2 milioni e 700mila manifestanti in corteo, ben 4mila manifestanti "solo" per gestire i servizi d'ordine e l'accoglienza, sono i numeri della prova di forza dei lavoratori e del popolo italiano. È il grande successo della manifestazione nazionale della Cgil di sabato 4 aprile. 5 oceanici cortei, con tante donne e anche migranti, una marea umana di bandiere rosse riunita nel Circo Massimo, a dimostrare che la Cgil anche senza i sindacati collaborazionisti Cisl, Uil e Ugl, ha una forza organizzativa in grado di sconfiggere e financo abbattere il governo Berlusconi.

Cinque oceanici cortei
Del corteo partito da piazza della Repubblica, nel quale si è radunato lo spezzone del PMLI, ci occupiamo più avanti.
Nel corteo partito da piazzale dei Partigiani, il più piccolo e breve, quello dove hanno imperversato le nullità politiche dei dirigenti arci-opportunisti del "centro-sinistra", si contano oltre 300mila manifestanti.
Il corteo partito da piazza dei Navigatori è animato da un combattivo spezzone di immigrati in maggioranza provenienti dalla Nigeria, dal Senegal e dal Ghana. Sono quasi tutti senza permesso di soggiorno e portano uno grande striscione "Contro la camorra e il razzismo", firmato immigrati di Caserta.
Centinaia di migliaia le bandiere rosse che splendono al sole lungo il percorso più lungo, quello con concentramento iniziale alla stazione Tiburtina. Un lunghissimo fiume in piena che colora di rosso le vie della capitale alla faccia del neoduce Berlusconi! La testa del corteo inizia a sfilare alle 7 di mattina e quando arriva al Circo Massimo, la coda è ancora a Porta Maggiore.
Il corteo che partiva da piazza Ragusa vede dietro agli striscioni e al canto dell'intramontabile "Bella Ciao" l'Italia unita, gli operai, i lavoratori, i cassintegrati di Sicilia, Toscana, Basilicata, Calabria e Puglia con tantissime bandiere della Funzione pubblica e della Fiom, con i fazzoletti rossi e i cartelli, quelli rivendicativi come "Tagliate le armi non la scuola", "No ai licenziamenti" e quelli di denuncia "Stiamo andando all'elemosina come nel '43". In tutti i cortei è stata enorme la partecipazione dei giovani e dei giovanissimi, delle studentesse e degli studenti.
L'Onda studentesca ha aderito alla manifestazione non senza riserve: "abbiamo aperto uno spazio di interlocuzione non solo con i sindacati di base (oggi Patto di base), ma anche con la stessa Cgil", si legge nel comunicato che precisa: "Il rapporto con quest'ultima, in particolare, ha uno statuto per molti versi critico e contraddittorio: pesa infatti la questione del protocollo anti-cortei, rispetto alla quale la Cgil ha preso una posizione forte, ma non risolutiva, non ritirando la firma che convalida un atto amministrativo fortemente problematico". Gli studenti dell'Università "La Sapienza" di Roma che partono da Piazzale Aldo Moro avevano promesso una "forte opposizione sociale", e così è stato: scarpe contro il ministero della Pubblica d-istruzione diretto dalla gerarca Gelmini come la settimana prima davanti al ministero della demolizione della Funzione pubblica del gerarca Brunetta, e poi diversi blocchi stradali e un grande striscione "Per difendere il diritto di sciopero revoca il protocollo" che viene srotolato sia al circo Massimo per far cambiare idea ad Epifani sia in Campidoglio in faccia al neopodestà fascista e filo-squadrista Alemanno.

Epifani vola basso ma il neoduce minaccia di prenderlo "a tavolate"
Purtroppo non possiamo dire che la determinazione, lo spirito di sacrificio fisico ed economico, la generosità di classe, in certi casi il vero e proprio eroismo delle masse lavoratrici e popolari, siano stati ripagati dalle posizioni della dirigenza nazionale Cgil per questa storica giornata. Intanto la parola d'ordine, "Futuro Sì. Indietro no", troppo generica e innocua, per non dire totalmente inadeguata alla gravità della situazione in cui è imprigionato il nostro Paese. Eppoi, una domanda nasce spontanea: invece di annacquare la manifestazione, anche per permettere a Franceschini e ad altri leader della fu "sinistra" parlamentare quella mezz'ora di passeggio di chiaro stampo elettoralistico, non sarebbe stato meglio, ad esempio, rilanciare le parole d'ordine dei lavoratori e delle studentesse e degli studenti? E invece ci è toccato sentire il democristiano Dario Franceschini, segretario del PD, spingere la Cgil a cedere a Cisl, Uil e Ugl e ai diktat antioperai del governo Berlusconi: "Alla Cgil dico che è giusto scendere in piazza, ma che non bisogna farlo mai contro gli altri sindacati. Ora è necessario aprire una stagione di unità e superare le divisioni". Anche a costo di abbandonare i lavoratori per unirsi con chi si è arreso alla macelleria sociale e alla politica governativa economica, sociale e del lavoro.
Mentre i manifestanti affluiscono trasformando progressivamente in un mega e vivo tappeto rosso l'enorme catino del Circo Massimo a prendere la parola, per sei brevi interventi, sono un operaio cassintegrato della Fiat di Pomigliano d'Arco, una pensionata di Roma, una giovane docente precaria della Lombardia, un immigrato ghanese residente in Emilia-Romagna ed un medico siciliano che ha rilanciato i temi della mobilitazione nazionale antirazzista "siamo medici e infermieri non siamo spie" che si sta sgolando da mesi per bloccare l'abominevole tentativo del parlamento nero di trasformare gli operatori sanitari in delatori del regime neofascista.
Discutibile la scelta di far interpretare a un attore, Pierfrancesco Favino (il televisivo Di Vittorio), la condizione del figlio di un operaio che ha perso il padre in un incidente sul lavoro come se in piazza non fossero presenti migliaia di familiari delle vittime degli omicidi bianchi. Non è mancata dal palco un'apologia del sindacalista riformista Di Vittorio e del guerrafondaio presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ossia l'ispiratore della politica bipartisan sul federalismo fiscale che spalanca le porte alla secessione e sulle controriforme istituzionali e costituzionali che aprono al Senato federale ed al presidenzialismo mussoliniano. Il comico Paolo Hendel ha sbeffeggiato in particolare Renato Brunetta e le "grandi opere" che servono solo alle mafie.
Dopo il minuto di silenzio per commemorare le vittime sul lavoro e i migranti che a centinaia hanno perso la vita nel viaggio verso l'Italia e un intermezzo musicale, ha preso la parola Guglielmo Epifani. Anche il comizio conclusivo è stato insoddisfacente. Se è vero che il segretario generale Cgil ha criticato la politica economica, sociale e del lavoro del governo Berlusconi e la sostanziale inconsistenza dei provvedimenti "anti"crisi ("appena 4 miliardi per fronteggiare la spaventosa recessione che è alle porte, meno di tutti gli altri paesi d'Europa"), è vero anche che non ha avuto il coraggio di denunciare il carattere e le misure ormai sfacciatamente neofasciste dell'esecutivo né di smascherare il suo disegno politico, che è quello appunto di completare l'instaurazione del regime neofascista attraverso la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista sulla base di quanto scritto nel "piano di rinascita democratica" della P2 di Gelli e in combutta con i gerarchi Bossi e Fini, con la Confindustria della Marcegaglia e il papa nero Ratzinger.
Così facendo il riformista Epifani ha voluto perseverare ancora una volta in un errore imperdonabile ed esiziale che lo accomuna al suo predecessore Cofferati, al PD di Franceschini e ai falsi partiti comunisti (PRC e PdCI): sottovalutare la pericolosità del capitalista milionario piduista e amico di "Cosa nostra", tranquillizzare le masse popolari per indurle ad abbassare i toni della protesta di piazza, permettendo al nemico di continuare a fare altri irreparabili danni com'è accaduto puntualmente con la criminale sottovalutazione dei segnali del terremoto in Abruzzo.
Insomma, si è sprecata un'altra occasione d'oro perché l'immensa piazza romana era molto ricettiva, era pronta alla lotta di classe per abbattere il governo del neoduce Berlusconi, e invece di indirizzarla a dovere e darle una prospettiva a livello immediato e strategico la si è in pratica lasciata senza certezze, nemmeno quella di uno sciopero generale nazionale di tutte le categorie con manifestazione sotto Palazzo Chigi, il che era il logico sbocco di questa mobilitazione che ha preso avvio fin dal mese di settembre scorso a suon di scioperi territoriali e di categoria, manifestazioni, assemblee e quant'altro. Non è un caso che non appena il leader della Cgil si è rivolto, con tono un po' deferente, "al nostro presidente del Consiglio" il Circo Massimo all'unisono è risuonato di fischi, urla e improperi, in un frastuono tale (di cui in parte era egli stesso bersaglio) che per poter riprendere il discorso Epifani ha dovuto attendere che si attenuasse la rabbia e lo sdegno dei licenziati in tronco, dei cassintegrati, dei lavoratori e dei precari di tutte le categorie, dei nuovi e vecchi disoccupati, dei pensionati sul lastrico, degli studenti, degli immigrati perseguitati e schiavizzati, venuti a battersi contro il governo della macelleria sociale. Lo stesso canto finale di "Bella Ciao" corale della piazza, da brividi, indimenticabile, in definitiva va considerato in quest'ambito.
I gerarchi del regime e lo stesso neoduce non hanno risparmiato battute, strali e minacce a chi ha manifestato. Il nuovo Mussolini, dal vertice del G20, dopo aver nuovamente minacciato di tappare la bocca alla stampa che osa pizzicarlo, ha detto sprezzante: "Vogliono un tavolo (si riferisce all'insistente e lagnosa richiesta di Epifani di aprire una trattativa sui temi sociali, ndr)? Ve lo diamo in testa!". Il crumiro Bonanni della Cisl sentenziava: "La linea conflittuale e antagonista della Cgil è ormai fuori dalla storia".

La partecipazione militante e combattiva del PMLI
Il PMLI, con una folta Delegazione nazionale guidata dalla compagna Claudia Del Decennale e composta da compagne e compagni militanti, simpatizzanti e amici provenienti dalla Sicilia, dalla Puglia, dall'Abruzzo, dalla Campania, dal Lazio, dalla Toscana, dalle Marche, dall'Emilia-Romagna, dalla Lombardia, dal Piemonte e dal Trentino-Alto Adige, ha sfilato nel corteo partito da piazza della Repubblica, dove la Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma fin dal primo mattino ha allestito uno splendido banchino in cui erano esposte pubblicazioni, video e gadget del PMLI.
Infaticabili e molto determinati le nostre compagne e i nostri compagni hanno orgogliosamente partecipato a questo evento storico con la voglia e la coscienza di propagandare e far conoscere la posizione del Partito e il suo Organo di stampa. Nei nuovi e più giovani militanti, la leva del 5° Congresso nazionale del PMLI, si apprezzava la fierezza dei pionieri, la freschezza e la passione proprie dei marxisti-leninisti, validamente sostenuti dai compagni più esperti e "navigati", in un ottimo lavoro di squadra. Numerosi, applauditi e super fotografati e filmati, i cartelli con le parole d'ordine "Abbattiamo il nuovo Mussolini e la terza repubblica. Per l'Italia unita, rossa e socialista" (alcuni sovrastati dalla testata de Il Bolscevico) e "Il diritto di sciopero non si tocca" corredato da un potente pugno rosso. Splendido, bellissimo, fichissimo, erano i commenti più gettonati per le nostre immagini. Un'anziana che ha vissuto il fascismo ha tenuto a confermarci che quel che accade oggi è simile a ciò che accadeva a inizio anni '20 e che spianò la strada all'avvento di Mussolini duce.
Alcuni compagni di ciò incaricati si sono invece recati direttamente sotto il palco al Circo Massimo armati di bandiere e cartelli (in qualche caso battagliando per la posizione con qualche burocrate antiPMLI), tanto che stavolta abbiamo registrato ampia ricaduta nelle immagini delle tv analogiche, satellitari, digitali e via web, nonché sugli schermi giganti piazzati nel e attorno al Circo Massimo.
Lo spezzone del PMLI, salutato spesso e volentieri a pugno chiuso, era seguito da un gruppo di manifestanti con un bello striscione autoprodotto e coincidente con le nostre parole d'ordine. La bella immagine del Partito, con i compagni vestiti di rosso dalla testa ai piedi compreso il fazzoletto del PMLI, e le sue fulminanti parole d'ordine inducevano diversi lavoratori e studenti a percorrere lunghi tratti al fianco dei compagni del PMLI, segno di un'attenzione crescente nei confronti del Partito del proletariato, della riscossa e della vittoria. C'era chi letteralmente si rianimava al nostro passaggio e sottolineava la coerenza e la determinazione "dell'unica forza veramente comunista in Italia". Insomma, abbiamo fatto centro nella mente e nel cuore dei manifestanti.
Tra il rullare dei tamburi e lo sventolio delle bandiere dei Maestri e con la grande falce e martello e l'effige di Mao simbolo del Partito, i marxisti-leninisti, di ogni generazione e con diversi giovanissimi alla loro prima manifestazione nazionale molto attivi, incessantemente venivano rilanciati gli slogan come "Di Berlusconi non ne possiamo più tutti insieme buttiamolo giù", "Ai padroni aiuti e benefici ai lavoratori solo sacrifici", "Lavoro vero Sì lavoro nero No", "I licenziamenti non devono passare nessuna fabbrica deve serrare", "Né flessibile né precario lavoro a tutti pari salario", "Basta stragi lager e deportati frontiere aperte per gli immigrati", "Ticket e tagli facciamola finita sanità pubblica e gratuita, "Istruzione pubblica e gratuita a tutti gli studenti garantita". L'invito pressante del PMLI alla Cgil è di indire subito uno sciopero generale nazionale di 8 ore di tutte le categorie con manifestazione sotto Palazzo Chigi per buttare giù il governo piduista, mafioso e affamatore. Una necessità urgente rilanciata dalla combattiva Delegazione del PMLI insieme a molti manifestanti anche al termine del comizio di Epifani allorquando è stato urlato lo slogan: "Sciopero, sciopero, generale, il nuovo Mussolini se ne deve andare", oltre al canto di "Bella Ciao".
Lo dimostra con quale entusiasmo e massima attenzione i manifestanti hanno accolto i volantini, le parole d'ordine, i gadget, Il Bolscevico (andato letteralmente a ruba), i cartelli e le bandiere, portati orgogliosamente e bene in vista fin sotto il palco dalla rossa e combattiva delegazione del PMLI, segno inequivocabile che come era scritto nel volantino distribuito in 5mila copie, "la classe operaia e le masse popolari italiane sono le prime ad essere interessate a sviluppare un movimento di lotta ampio e unitario per abbattere il nuovo Mussolini, il suo governo e la terza repubblica".
Non sono mancati applausi durante la discesa nel Circo Massimo della nostra Delegazione. Un ingegnoso compagno simpatizzante aveva legato la bandiera del PMLI sotto uno dei grandi palloni gonfiabili della Cgil che si stagliavano nel cielo.

La diffusione de "Il Bolscevico"
Quella del 4 aprile 2009 verrà ricordata come una delle più grandi diffusioni dell'Organo del PMLI, forse un record assoluto. Una squadra di diffusori, composta da compagne e compagni di regioni del Nord, del Centro e del Sud riconoscibili anche da un'apposita spilla, ha realizzato una capillare distribuzione de Il Bolscevico che è stato acquistato da manifestanti di tutte le età e di tutte le parti d'Italia, minatori della Sardegna compresi, ma anche stranieri, come un rappresentante dei sindacati francesi. In tanti l'hanno pagato più del dovuto e perciò la somma totalizzata risulta una delle più alte, se non la più alta, mai raggiunte in una manifestazione di questo tipo.
La diffusione del nostro giornale è stata motivo di fecondo contatto con centinaia di manifestanti che lo conoscevano o meno ma che hanno voluto cogliere l'occasione per apprezzarlo (specie per gli articoli a carattere politico e sulla sicurezza sul lavoro liberalizzata dal governo pochi giorni fa) e sostenerlo. Il Bolscevico è stato acquistato anche da dirigenti della Cgil e da Ferrero segretario del PRC.
A volte si formavano dei capannelli intorno ai nostri diffusori che sono stati infinitamente immortalati da fotografi e telecamere professionali ma anche da "reporter" improvvisati armati magari solo del telefonino. Più d'un manifestante ha detto che legge regolarmente gli articoli pubblicati sul sito Internet.
L'ottimo esito della diffusione de Il Bolscevico è quantomai incoraggiante avvicinandosi la data del 40° compleanno (venne fondato il 15 Dicembre 1969) del settimanale marxista-leninista che dà voce al proletariato e alle masse popolari del nostro Paese. Ci è piaciuto in particolare il fatto che molti manifestanti lo portavano in bella mostra anche a corteo finito e persino nelle stazioni dei treni.
La Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ha inviato un'importante e profonda lettera di ringraziamenti a tutti i compagni presenti in piazza a Roma in questo memorabile 4 aprile che viene pubblicata a parte.

8 aprile 2009