Sciopero generale del 18 ottobre indetto dai "sindacati di base"
In 50.000 al corteo di Roma
Contro la politica del governo Letta e dell'Unione Europea
Il PMLI partecipa ai cortei di Milano e Pesaro

Successo dello sciopero generale di tutta la giornata indetto venerdì 18 ottobre da Usb Confederazione Cobas, OR.S.A. Scuola Università e Ricerca, Sindacato Siae, Usi e Unicobas. Grande partecipazione anche alla manifestazione nazionale che si è svolta a Roma dove sono confluiti in 50.000 tra lavoratori del settore pubblico e privato. In prima fila un grosso spezzone di migranti e quindi i lavoratori dell'ILVA di Taranto, della Telecom, della Fiat di Mirafiori, della Sigma Tau, del Poligrafico di Roma e della Puglia; e poi i lavoratori di Alitalia, del settore logistica, il Coordinamento ferrovieri, i Vigili del fuoco.
Tanti anche i dipendenti pubblici dietro uno striscione con la scritta "Pubblico impiego incazzato", a sottolineare l'insofferenza di questi lavoratori che sono stati tra i più tartassati dai governi Berlusconi, da quelli del "centro-sinistra" e da quello attuale delle "larghe intese" presieduto da Letta. Folta la rappresentanza degli studenti già mobilitati da settimane in tutte le scuole italiane e dei pensionati che vivono con meno di mille euro al mese. Significativa anche la presenza di lavoratori iscritti alla Cgil, in particolare della Fiom.
Il PMLI ha partecipato ai cortei di Milano e di Pesaro.
Le adesioni e la partecipazione al corteo di Roma sono andati al di là delle previsioni degli stessi organizzatori. Inoltre in molte città ci sono stati presidi ed iniziative locali per far sentire la voce di chi non è potuto andare nella capitale. Bisogna tenere conto anche dell'atteggiamento intimidatorio tenuto dal governo che ha militarizzato la città evocando continuamente eventuali incidenti criminalizzando l'opposizione sociale e chiunque contrasti la macelleria sociale portata avanti dall'asse di governo PD-PDL.
Vergognoso anche l'atteggiamento di tutti i maggiori giornali e televisioni, ma anche di quasi tutti i siti d'informazione on-line, che al riguardo della manifestazione hanno parlato solo di scontri, di famigerati black bloc e degli inevitabili disagi creati al trasporto pubblico senza spendere una parola sulle motivazioni dello sciopero. Le motivazioni erano molteplici ma la principale è stata la netta opposizione alla politica di austerità imposta ai lavoratori e alle masse popolari sia dal governo nazionale che dall'Europa. Tanti erano i cartelli contro la Finanziaria di Letta che porterà nelle buste dei lavoratori la ridicola cifra di 10 euro mensili completamente rimangiati dagli aumenti delle tariffe.
Di seguito le proteste erano indirizzate contro il blocco degli stipendi ai lavoratori pubblici ormai fermi da 4 anni, contro le spese militari e le grandi opere, TAV e MUOS tra tutte, per chiedere l'intervento dello Stato a sostegno delle aziende pubbliche e di quelle private in difficoltà dove sono a rischio migliaia di posti di lavoro, e altre rivendicazioni come il diritto alla casa, un redditto per tutti, e infine, ma non per importanza, per l'abolizione della Bossi-Fini e il reato di clandestinità.
Il combattivo e colorato corteo si è concluso in piazza San Giovanni dove una parte dei manifestanti si è accampata e vi ha pernottato per partecipare l'indomani ad un altra giornata di lotta che ha avuto al centro molte delle rivendicazioni dello sciopero del 18 ottobre organizzata da vari movimenti di lotta non istituzionalizzati che ha visto sfilare anche i NO Tav della Valsusa.

23 ottobre 2013