No Dal Molin
7mila in corteo a Vicenza contro la base Usa
In difesa del diritto a opporsi e a manifestare, contro le intimidazioni e le provocazioni del governo

In 7mila hanno partecipato sabato 14 febbraio a Vicenza alla manifestazione indetta dal Presidio Permanente No Dal Molin in risposta alle ultime provocazioni e intimidazioni del governo che tramite il prefetto Mattei e il questore Sarlo, hanno intimato ai vicentini il divieto di circolare nei pressi della base Usa, messo un intero quartiere sotto il controllo di 400 agenti in assetto antisommossa e limitate le libertà personali, con identificazioni, spintoni e pressioni sui passanti. Non solo, il luogo del Presidio è continuamente sotto "stretto" controllo delle "forze dell'ordine" e costantemente controllate le targhe delle auto ferme al parcheggio.
"Delinquente è chi svende Vicenza, non la gente che la difende" recitava lo striscione d'apertura del lungo corteo, sfilato fino sotto le finestre della questura. Come passare sotto silenzio le gravi affermazioni del questore Sarlo, dopo le azioni di lotta dei Dal Molin contro i camion delle imprese appaltatrici del progetto americano: "visto che i casi di blocco dei camion sono frequenti e programmati, potrebbe configurarsi il reato di associazione per delinquere". Esse sono state prontamente bollate dal comunicato del Presidio Permanente come pesanti, "tolgono l'ultimo velo sulla strategia governativa: fare di Vicenza un territorio a libertà limitate dove chiunque si oppone è considerato un eversivo. La comunità vicentina non è un associazione per delinquere; in questi mesi la città è stata oggetto di soprusi e ingiustizie che hanno profondamente segnato il rapporto tra istituzioni e cittadinanza. La maggioranza dei cittadini, come dimostrato dal cambio di amministrazione comunale, da manifestazioni, sondaggi e dalla consultazione popolare, è contraria al progetto statunitense che una minoranza sta tentando di imporre alla città con ogni mezzo. Ma questa non è democrazia, bensì autoritarismo".
"Quella di oggi è una grande risposta democratica a chi vuol criminalizzare il dissenso e intimidire la città", hanno scandito ai microfoni i manifestanti, inoltre alle denunce delle intimidazioni subite. Il clima che il neoduce Berlusconi e i suoi gerarchi di governo vorrebbero imporre in qualsiasi luogo dove vi sono oppositori dell'"ordine costituito" della terza repubblica neofascista.
Durante il corteo sono state raccolte centinaia di firme contro la criminalizzazione del movimento e la militarizzazione dell'area intorno al Dal Molin. I vicentini hanno ribadito coraggiosamente il proprio impegno e la propria determinazione a non accettare l'arroganza governativa e ad andare avanti: molti cartelli dicevano "ho fermato un camion, lo rifarei!". Sono stati lanciati i prossimi appuntamenti di lotta: venerdì 19 febbraio presidio in via Ferrarin, quella "interdetta" dal questore, e sabato 20 il secondo "gazeboday", 30 punti di raccolta firme contro la criminalizzazione del movimento: "l'uomo mandato dal Viminale per 'estirpare alla radice il dissenso locale' non fa paura", affermano.
In solidarietà del Presidio No Dal Molin è sceso anche il comitato della Val Susa portando 500 manifestanti al presidio in piazza a Bussoleno contro la militarizzazione di Vicenza.

18 febbraio 2009