8 Marzo 2011
Le donne in piazza per i diritti e la parità
A Napoli invocate le dimissioni immediate del governo Berlusconi

Dal Nord e al Sud, dai piccoli paesi alle grandi città, centinaia di migliaia di donne sono scese in piazza per denunciare il massacro sociale che pesa prevalentemente sulle loro spalle e per rivendicare i propri diritti e la parità negata.
Quasi ovunque le mobilitazioni sono state contraddistinte da una grande carica di combattività e da una confortante capacità organizzativa che ne ha garantito una estensione capillare che non si vedeva da decenni. In generale la maggior parte delle mobilitazioni si sono definite quasi ovunque ispirate dall'antifascismo e dall'antirazzismo. E tuttavia occorre rilevare che la prevalente egemonia imposta dal PD le ha pesantemente condizionate e indirizzate sul binario morto del femminismo e umanitarismo borghesi, che alla lotta per l'emancipazione femminile contrappongono la rivendicazione vaga e generica della "dignità femminile" e al colore rosso della lotta di classe e della riscossa sostituiscono il romantico e innocuo rosa se non addirittura il tricolore nazionalista e patriottardo, com'è successo a Torino in Piazza Castello dove il PD ha avuto la faccia tosta di distribuire le bandiere tricolori per ricordare i 150 anni dell'Unità.
Tra gli aspetti politici negativi dobbiamo inoltre segnalare che, anche a causa della predicazioni e rivendicazioni fuorvianti del femminismo borghese rilanciate da partiti e quotidiani della "sinistra" del regime neofascista come il PD, non è ancora sufficientemente forte tra le masse femminili, anche tra le avanguardie più coscienti e informate, la consapevolezza che siamo in pieno regime neofascista e che Berlusconi, è il nuovo Mussolini, che ha rimesso la camicia nera all'Italia. Auspichiamo quindi che questa priorità trovi rapidamente spazio nelle mobilitazioni di piazza dei prossimi mesi in prospettiva dello sciopero generale a Roma per buttare giù il neoduce e i suoi gerarchi.
Da questo punto di vista ci sembra un'importante eccezione l'8 Marzo di lotta che si è svolto a Napoli. Organizzata dalle associazioni "Archivio della memoria delle donne del sud", "Arcidonna", "Arcilesbica", "Associazione Maddalena", "Comitato 194", "Centro Antiviolenza Eva", "Cooperativa Dedalus", "Donne Medico", "DonneSudonne", "Giuriste Democratiche" e "Udi di Napoli", l'iniziativa si è tenuta per l'intera giornata nella centrale piazza del Gesù, dove campeggiava la parola d'ordine: "liberiamoci dal governo per governarci". Essa ha riunito, come si legge nel volantino ad hoc, "tutte le donne che hanno detto basta", in solidarietà "con tutte le donne che lottano contro le dittature dei Gheddafi, dei Mubarak, dei Ben Ali". Dalle ore 10,30 alle ore 19 sono rimasti attivi tre gazebo occupati da donne che hanno denunciato i diritti negati, a partire dalla salute, dal lavoro e dalla cultura e un camper, gestito dall'associazione di "donne medico", per offrire, in polemica con il processo di demolizione della sanità pubblica cittadina, visite mediche a tutte le donne. Alla manifestazione, nella mattinata, ha partecipato anche il PMLI.
Tra le altre mobilitazioni che si sono registrate in Campania spicca quella di Paestum dove si è svolta una lunga giornata di iniziative (dalle 10 alle 22) in tutta la città e con la partecipazione attiva del movimento studentesco.
A Roma invece la giornata è stata "egemonizzata" dal PD con una manifestazione in piazza di Pietra dal titolo ''Oltre Arcore c'è la dignità dell'Italia'' che "rientra nell'iniziativa (opportunista, elettoralista ed inconcludente a fini pratici, ndr) di mobilitazione nazionale volta a raccogliere le firme per le dimissioni del presidente del Consiglio". L'IDV di Di Pietro in un'altra piazza rilanciava, invece che la lotta di classe e di piazza, il referendum sul "legittimo impedimento" auspicando, non già una spallata, ma "un plebiscito contro Berlusconi". I collettivi studenteschi e femministi si sono invece riuniti dalle 15:30 in Piazza dei Giureconsulti: "per prenderci la piazza e distribuire i materiali che in un anno di lotte hanno prodotto tanti collettivi" mentre il Comitato "Se non ora, quando?" ha invitato "tutte e tutti alla manifestazione di Piazza Vittorio Emanuele II dal titolo "Rimettiamo al mondo l'Italia", a cui era presente anche il PMLI.
La stessa parola d'ordine, un invito alquanto generico alla rinascita politica, sociale e civile del Paese, che ha contraddistinto la principale mobilitazione di Firenze. Un corteo vivace e colorato, a cui ha partecipato il PMLI, è partito da largo Annigoni e, dopo aver percorso il centro della città, è terminato in serata alla loggia di piazza dei Ciompi con musica e letture.
A Urbino invece le masse femminili sono scese in piazza con la parola d'ordine "è bella chi si ribella", che ha aperto la manifestazione con le seguenti rivendicazioni: "l'8 marzo scendiamo in piazza perché non è solo una giornata di festa, ma una giornata di rivendicazione di diritti. Perché l'Italia è l'ultima in Europa per le opportunità di lavoro per le donne, una donna su due non lavora, la precarizzazione del lavoro, i tagli ai servizi sociali, le politiche di speculazione economica indeboliscono soprattutto le donne, schiacciate sui lavori di cura (della casa, dei figli, dei parenti anziani o malati) e costrette a rinunciare alla propria vita, alle proprie aspirazioni". Nel pomeriggio si è svolta una partecipata manifestazione con partenza da piazza della Repubblica. Un'altra manifestazione ha presidiato la sede della Regione Marche, "per ottenere l'uso della pillola abortiva RU486 senza ipocrite e pesanti limitazioni e come libera scelta alternativa all'aborto chirurgico. Infatti se il diritto all'interruzione di gravidanza è garantito dalle legge 194, dal referendum e dalle lotte delle donne, la sua realizzazione è sempre più ardua, quasi un 'calvario' psicologico di espiazione e punizione con inaccettabili ed indecenti ostacoli burocratici, di matrice politica e clericale".
A Palermo l'appuntamento previsto in Piazza Politeama "contro la precarietà esistenziale e lavorativa e contro i tagli sui luoghi di lavoro" è stato allargato alle rivendicazioni antirazziste e antischiaviste: "siamo accanto a tutti/le migranti. Crediamo che l'8 marzo sia un giorno per stare in piazza per e con le vittime della tratta che vivono e muoiono nelle nostre strade, e per coloro che vengono umiliate, stuprate, massacrate dentro i CIE. Siamo con tutte quelle donne che prive di qualsiasi diritto e contratto continuano a curare anziani e bambini e a pulire per pochi euro le abitazioni". Il comitato "Se non ora, quando?", protagonista della grande giornata del 13 febbraio, ha organizzato l'8 Marzo in numerose città come a Cosenza, dove si è svolta una intera giornata di mobilitazione, a Cuneo (corteo), a Massa, dove in serata i manifestanti si sono riuniti "in piazza Aranci per illuminare la città", e sfilare in un corteo "acceso e rumoroso per le vie della città", per concludere la giornata con la proiezione di foto e video delle iniziative del 13 febbraio scorso. A Livorno, dove si sono susseguiti presidi, flash mob e street parade nel centro per "ribadire i diritti di tutte le donne, native e migranti, alla libertà, all'autodeterminazione, al lavoro, alla rappresentanza politica paritaria, al futuro".
A Torino è stato rimarcato che "l'8 marzo, giornata internazionale delle donne, non è certamente un'occasione di festa, ma un momento di lotta e di rivendicazione di diritti", ed è stato rilanciato l'invito a lottare "contro la Delibera Ferrero che permette ai volontari del Movimento per la vita, associazione cattolica antiabortista, di entrare nei consultori pubblici per influenzare le scelte delle donne" per "pretendere e difendere sanità e servizi pubblici contro la privatizzazione e i pesanti tagli voluti dal governo".
A Genova, il presidio è confluito in piazza S. Lorenzo dove si è unito alla "fiaccolata simbolica" organizzata dal Collettivo Sorellanza e Libertà "Maripose". A Jesi un presidio è stato allestito in piazza Federico II con il titolo: "Facciamo Piazza Pulita"-
A Milano numerosi gli appuntamenti di lotta, tra cui il presidio di piazza Mercanti e piazza Cordusio. Presidio anche a Modena in piazza della Pomposa. A Faenza, le operaie casseintegrate dell'OMSA hanno distribuito la mimosa in piazza del Popolo con il braccio listato a lutto per rimarcare la grave situazione lavorativa in cui versano da oltre un anno: "Siamo qua anche per ribadire l'importanza del lavoro delle donne su cui invece questo governo sta scaricando le conseguenze di un feroce attacco al diritto al lavoro e allo stato sociale che rischia di ricondurle dentro casa sostenendo un lavoro di cura pesante, non riconosciuto né socialmente, né economicamente".
A Molfetta (Bari) invece una catena umana ha occupato il centro cittadino. Anche a Pisa si sono susseguite numerose forme di lotta in tutta la città. A Prato un corteo, con partenza da piazza Mercatale, a Trapani dall'ex piazza Mercato del Pesce è partita una inedita "fiaccolata itinerante". Trieste presidio in Piazza Sant'Antonio a distribuito un volantino dove si poteva leggere: "l'8 marzo scenderemo in piazza anche per smascherare le politiche razziste di questo governo che sfrutta il lavoro di cura svolto per la maggior parte da donne migranti per tagliare i costi del welfare e contemporaneamente trasforma queste stesse donne migranti in 'pericolose' protagoniste dell''emergenza immigrati' oppure le priva della libertà e le rende vittime di violenze nei CIE. Per tutte queste ragioni saremo in piazza l'8 marzo, per rivendicare diritti e libertà, perché i nostri desideri non hanno né famiglia né nazione! Noi non siamo 'italiane per bene': siamo donne di ogni condizione e ogni età, siamo migranti, pensionate, precarie, studentesse, lesbiche, trans, siamo donne che rifiutano il modello di welfare familistico, nazionalista, cattolico ed etero sessista".
La ricorrenza è stata celebrata in modo militante dal PMLI con varie iniziative che vanno da riunioni nelle sedi con militanti, simpatizzanti e amiche del Partito, come a Napoli, Milano e a Londra, a diffusioni in piazza come a Ischia, Capua, Civitavecchia, Borgo San Lorenzo, a partecipazione a manifestazioni di piazza come a Firenze e a Napoli.

9 marzo 2011