A causa della crisi del capitalismo
Novanta milioni di poveri in più nel mondo
In Italia le famiglie più povere mangiano con 155 euro al mese

Nell'aprile scorso la Banca mondiale (Bm), a fronte di una crisi economica che si stava allargando dai paesi più forti a quelli in via di sviluppo e in ogni angolo del pianeta, metteva in allerta sulla possibilità di una crescita esponenziale del numero delle persone spinte alla povertà estrema. Stimava fino a 90 milioni di poveri in più entro il 2010, per un totale di poveri che avrebbe superato il miliardo. La recessione a fine 2008 colpiva soprattutto le nazioni ricche mentre a inizio 2009 dilagava "nelle economie in via di sviluppo e in transizione", su quella parte del mondo già colpita da fame, malattie, disoccupazione, arretratezza, mortalità infantile, mancanza di istruzione.
Secondo le valutazioni della Banca mondiale si considera una condizione di povertà estrema quella in cui una persona ha un reddito di poco più di un dollaro al giorno, una miseria che lo svluppo della crisi avrebbe potuto ridurre ancora di più.
Una previsione che la riunione ministeriale del Comitato per lo sviluppo del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale del 5 ottobre a Istambul ha confermato in pieno. Il comunicato finale sottolinea che "l'impatto della crisi economica globale sulla povertà e sui segmenti più vulnerabili di popolazione sta aumentando in diversi Paesi in via di sviluppo" e il risultato sarà che "90 milioni di persone rischiano di scivolare verso la povertà più estrema in tutto il mondo per fine 2010".
Circa un miliardo di persone su 6 miliardi vive già in povertà e la crescita del numero di poveri è legata alla "mancanza di interventi a favore delle popolazioni più deboli", ha avvertito il direttore della Bm, l'americano Robert Zoellick secondo il quale per incidere nella lotta contro la povertà sarebbero necessari interventi per almeno 100 miliardi di dollari. E ha sottolineato che nonostante le promesse avanzate nel recente vertice del G8 a L'Aquila, sarà "molto difficile raggiungere la cifra, il massimo che sborsano i paesi più sviluppati è di 40 miliardi di dollari".
Fra i paesi che frenano nello stanziare i soldi necessari vi sono gli Usa di Obama, col segretario al Tesoro, Timothy Geithner, che lega il via libera di Washington agli stanziamenti a "un uso efficace e trasparente dei fondi". Ma che ha anche le casse semivuote per lo sforzo finanziario sviluppato per impedire il tracollo dell'economia americana. Lo stesso Robert Zoellick ha ricordato a Istanbul che "la potenza economica Usa è sulla via del declino" e ha chiesto uno sforzo maggiore alle nazioni aderenti al G20, compresi Cina, India e Brasile, le emergenti potenze capitaliste che vogliono contare di più nel mondo ma che hanno comunque al loro interno larghi strati della popolazione in condizioni di povertà estrema.
Non stanno meglio neanche le altre nazioni più forti, a cominciare dall'Italia dove secondo varie indagini le famiglie più povere spendono in generi alimentari solo 150 euro al mese.
Lo ha rilevato un'indagine dell'istituto di ricerca Ketchum-Astra che ha evidenziato come il carrello della spesa sia sempre più vuoto di dolci, carne rossa e surgelati (tra -20% e il -25%), di vino, birra e gelati industriali (tra -14% e -18%) ma anche di pane, condimenti e i formaggi (-13%); un lieve incremento lo hanno registrato solo verdura (+9%) e frutta (+8%). Dall'indagine risulta che in questo momento di crisi il 77% degli italiani sostiene di aver diminuito i propri consumi.
Una situazione confermata da una ricerca condotta dal Banco Alimentare e dalla Fondazione per la Sussidiarietà che ha calcolato in circa tre milioni le persone sotto la soglia di povertà alimentare in Italia. Di queste circa due milioni e 300 mila persone ricevono una qualche forma di aiuto alimentare. Una famiglia di due persone viene considerata "alimentarmente" povera se ha una spesa media mensile in cibi e bevande inferiore a 222,29 euro; è la condizione nella quale si trovano 1.050.000 famiglie. Da notare che la stragrande maggioranza dei poveri, oltre l'80%, è composta da operai, per lo più disoccupati ma anche precari e financo occupati con redditi infimi. La ricerca ha calcolato che le famiglie povere spendono per mangiare 155 euro al mese mentre quelle considerate benestanti in media spendono 525 euro.
Fra le cause di povertà, compresa la povertà alimentare, la principale è la disoccupazione, che incide per il 59%. Altre cause sono i problemi di salute/disabilità per il 30%, morte di un familiare o separazione dal coniuge per il 15%. A sottolineare la gravità della piaga della crescente povertà anche nell'Italia del neoduce Berlusconi basti il dato che fra gli assistiti dal Banco Alimentare vi sono non solo coloro che sono costretti a vivere nei dormitori o dove capita ma anche chi vive in affitto e addirittura chi ha una casa di proprietà ma non un reddito sufficiente per sfamarsi.

14 ottobre 2009