Contro la visita di Bush invitato da Prodi
Il 9 giugno tutti a Roma
Vi saranno due manifestazioni diverse. Quella di PRC, PdCI e Sinistra democratica salva il governo Prodi
Il PMLI parteciperà al corteo che partirà da piazza della repubblica e che denuncia sia Bush sia Prodi
Il 9 giugno, dopo il vertice del G8 in Germania, Bush, sarà a Roma invitato da Prodi, che da mesi anelava a un incontro con l'Hitler della Casa Bianca. Nonostante i numerosi ed eclatanti atti volti a rafforzare l'alleanza politico-militare con gli Usa adottati in questi mesi dal governo italiano, dal Libano all'Afghanistan, da Vicenza al caso Abu Omar, dagli F-35 allo scudo stellare, ancora il dittatore democristiano non aveva ricevuto il sospirato invito alla Casa Bianca, e perciò spera di rimediare ricevendo Bush in casa per rinsaldare i rapporti tra imperialisti con il potente alleato d'oltreoceano.
È un'occasione che tutti gli antimperialisti, i pacifisti e i democratici non si devono far sfuggire, per manifestare nella capitale tutto l'odio e lo sdegno contro il nuovo Hitler e la sua politica imperialista, guerrafondaia e assassina, ma anche contro il governo di "centro-sinistra" del democristiano Prodi e la sua politica militarista e interventista, che prosegue e sviluppa senza soluzione di continuità quella già ampiamente praticata dal precedente governo neofascista del neoduce Berlusconi.
Fino al momento in cui scriviamo, per il 9 giugno a Roma risultano convocate due manifestazioni nazionali distinte: Una dei movimenti contro la guerra non legati o meno legati ai partiti governativi, tra cui il Comitato No Dal Molin, la Confederazione Cobas, la Confederazione Unitaria di Base, il Coordinamento Collettivi universitari La Sapienza, il Forum Palestina, le Donne in Nero, Action-diritti in movimento, molti centri sociali, il leader sindacale della FIOM Cremaschi, ecc., e una promossa dai partiti governativi della cosiddetta "sinistra radicale", PRC, PdCI, Sinistra democratica, Verdi, insieme ad Arci, CGIL e alcune associazioni pacifiste.
La prima, che ha in programma un corteo per le vie di Roma, con concentramento e partenza da piazza della Repubblica e arrivo in piazza Navona (il cui itinerario però non è stato ancora approvato dalle autorità), si basa su una piattaforma politica che è contro il boia Bush ma anche contro - come recita giustamente il documento - "l'organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione 'multilaterale', cioè 'concertata' con le altre potenze". Di conseguenza chiede "il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura delle basi militari Usa e Nato, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere all'uscita dell'Italia dalle alleanze militari". Esige inoltre "la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari", lo stop alle spese militari, allo scudo missilistico e ai nuovi caccia F-35, la destinazione delle relative spese a scuola, sanità, servizi sociali e ambiente, e chiede infine "che il governo Prodi ottenga l'immediata liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo ruolo meritorio in Afghanistan".
Il PMLI aderisce a questa manifestazione, la cui piattaforma giudica sostanzialmente condivisibile, e parteciperà con le seguenti parole d'ordine: "Bush=Hitler go home; Prodi alleato di Bush, vergogna. Lottiamo contro l'imperialismo per l'Italia unita, rossa e socialista".
La seconda manifestazione, invece, non prevede corteo, ma solo la presenza in una piazza romana da definirsi, con interventi e concerti, e già questo ne rivela il taglio meno politico e di protesta rispetto all'altra. Ma quel che è peggio è che si basa su una piattaforma molto generica e ambigua, che attacca solo Bush e lascia completamente fuori il governo Prodi. Anzi, addirittura apre equivoci spiragli ai Democratici Usa, lasciando credere che questi non sono fatti della stessa pasta imperialista dei Repubblicani di Bush: "Con l'altra America fermiamo tutte le guerre di Bush", recita infatti la parola d'ordine degli organizzatori. Inutile dire che non si chiede nemmeno il ritiro delle truppe italiane dalle missioni di guerra, a cominciare da quella in Afghanistan.
Siamo alle solite. Gli esponenti della cosiddetta "sinistra radicale" stanno al governo e si fanno oggettivamente complici della sua politica militarista, interventista e guerrafondaia, tant'è vero che votano regolarmente i provvedimenti che la sostanziano, come il rifinanziamento delle missioni di guerra, e si limitano a borbottare chinando il capo ad ogni nuovo giro di vite imperialista di Prodi, D'Alema e Parisi: l'ultimo e il più clamoroso dei quali è l'invio di altre e più micidiali armi da guerra in Afghanistan senza che essi abbiano accennato a una qualche reazione. Ciononostante questi partiti pretendono di stare nelle piazze e di dettare loro i temi, le parole d'ordine e i confini politici delle manifestazioni antimperialiste e pacifiste, in modo da salvare se stessi, la loro politica opportunista e il governo Prodi di cui sono la copertura a sinistra.
Anche l'appello ad una manifestazione unitaria, "contro Bush e le sue politiche di guerra, che possa favorire una positiva evoluzione delle politiche di governo", firmato da Alex Zanotelli, Lidia Menapace, Rossana Rossanda, Dario Fo, don Vitaliano e altri, non è convincente e sembra mirare piuttosto in nome dell'"unità" a riportare tutti i manifestanti nell'alveo della manifestazione esclusivamente antiBush salvando il governo Prodi. Anche perché molti dei suoi firmatari, tra cui Lidia Menapace, il senatore Fosco Giannini e Heidi Giuliani, tutti del PRC, la senatrice Franca Rame (IDV), Fulvia Bandoli (SD) e Loredana De Petris (Verdi), hanno tutti votato per la continuazione della missione di guerra in Afghanistan a fianco degli Usa e della Nato, ed hanno una bella faccia tosta a invocare l'"unità" in nome della pace e contro la guerra di Bush.
L'unità degli antimperialisti e dei pacifisti è giusta e necessaria, e bisogna fare il possibile per assicurarla, ma non a prezzo di rinunciare ai principi. In ogni caso non si può accettare di coprire il governo Prodi e avallare la sua politica imperialista, interventista e di alleanza con gli Usa, rinunciando a chiedere il ritiro immediato delle truppe dall'Afghanistan e dal Libano e le altre imprescindibili rivendicazioni antimperialiste. Perciò il 9 giugno tutti a Roma per gridare, con il PMLI: "Bush=Hitler go home. Prodi alleato di Bush, vergogna. Lottiamo contro l'imperialismo per l'Italia unita, rossa e socialista".
C'è però il rischio che il governo vieti il corteo. Il rinnegato D'Alema ha già detto: "È una questione di ordine pubblico".

23 maggio 2007