Dura denuncia dell'Associazione nazionale magistrati
Berlusconi delegittima chi combatte la mafia
Respinta l'aggressione del nuovo Mussolini alle procure di Milano e di Palermo

Nell'ormai rovente clima dell'attacco frontale portato dal governo del neoduce Berlusconi alla magistratura, si inserisce l'ennesima provocazione che vede ancora protagonista il premier nero, questa volta con alcune vergognose sortite contro i magistrati impegnati nella lotta alla mafia.
Con l'approssimarsi di alcuni importanti processi che vedono imputato Marcello Dell'Utri (già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa) e la cui udienza di appello ci sarà il prossimo 17 settembre, e altri cinque processi (tra cui quello all'ambiguo ufficiale dei carabinieri e agente dei servizi segreti occulti Mori) dove sta emergendo con sempre maggiore chiarezza il ruolo di Forza Italia come partito di legame con la mafia fin dall'inizio degli anni '90, quando ormai l'influenza andreottiana, capitolata con l'assassinio del suo braccio destro Salvo Lima, andava dissolvendosi.
Il 9 settembre scorso, in un'intervista a "Il Giornale" di famiglia, Berlusconi affermava senza nessuna remora: "So che ci sono fermenti di procure a Palermo e a Milano, si ricominciano a guardare a fatti del '92, '93, '94: fascicoli che riguarderebbero presunti rapporti tra mafia e politica aperti dopo le dichiarazioni di boss pentiti. Follia pura: quello che mi fa male è che gente così con i soldi di tutti, faccia queste cose cospirando contro di noi che invece lavoriamo al bene del Paese".
Le gravi dichiarazioni sulle indagini condotte dai pubblici ministeri di Milano e Palermo in ordine alle relazioni tra mafia e il partito di governo scatenavano, il giorno dopo, la durissima reazione dei vertici della magistratura, in primis dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM): "una grave interferenza su procedimenti in corso, che costituisce l'ennesima manifestazione dell'intolleranza dell'onorevole Berlusconi nei confronti dell'indipendente svolgimento delle indagini e di una giurisdizione autonoma dai voleri della politica". I giudici associati sottolineano, quindi, che non si tratta di una sferzata polemica ordita dal premier nero, ma l'ennesimo velenoso attacco all'indipendenza e all'autonomia della magistratura nell'ottica di sottomettere, come volle Mussolini, i magistrati (e in particolare i pubblici ministeri) agli ordini dell'esecutivo.
Nel continuare a leggere il fermo, deciso comunicato dell'ANM si scorge che la lotta alla mafia "non può tollerare infondate operazioni di delegittimazione dei magistrati e delle forze dell'ordine, esposti in prima linea nell'azione di contrasto alla criminalità mafiosa".
Il sindacato delle toghe esprime, per questi motivi, indignazione per le dichiarazioni inaccettabili espresse dal neoduce Berlusconi, sulle procure di Milano e Palermo: "ancora una volta l'onorevole Berlusconi definisce folli i magistrati che hanno come unica responsabilità quella di esercitare le loro funzioni al servizio del Paese, senza condizionamenti". Appare, dunque, "del tutto inaccettabile - sottolinea l'Anm - che il Capo del Governo affermi che i magistrati impegnati in indagini difficilissime su fatti tra i più gravi della storia del nostro Paese, quali le stragi mafiose dei primi anni '90, sprecano i soldi dei contribuenti. Come se non fosse interesse di tutti fare piena luce, e con ogni mezzo, su vicende gravissime che presentano aspetti ancora oscuri".
Al duro comunicato dell'ANM ha risposto con la solita solfa neofascista il portavoce del Pdl Capezzone che parla dell'instancabile e ripetitiva nenia dei 'giudici politicizzati'. Ben diverso il tenore della nota del CSM che, attraverso la voce del magistrato togato Fabio Roia (Unicost) ha solidarizzato con la magistratura: "C'è una cattiva igiene delle istituzioni: su molte iniziative giudiziarie vengono costruiti teoremi dietrologici per screditarne i risultati". Con buona pace di Vittorio Emanuele Napolitano e del suo reggicoda vicepresidente del CSM Mancino (PD) che ancora una volta hanno taciuto sul grave attacco del neoduce alla magistratura e hanno spinto alla moderazione il CSM con una lettera, il primo, e con il voto di astensione, il secondo.

16 settembre 2009