Il governatore della Bce sposa la proposta della Merkel sul supercommissario
Draghi: "più poteri all'Ue sui bilanci nazionali"
"Ciò comporta una cessione di sovranità nazionale a livello europeo"

Il governatore della Banca centrale europea (Bce), l'italiano Mario Draghi, ha "festeggiato" il compimento del primo anno del suo mandato alla guida della banca della superpotenza imperialista europea con una lunga intervista apparsa il 28 ottobre sul settimanale tedesco Der Spiegel nella quale ribadisce e rilancia la necessità per l'Unione europea (Ue) di mettere sotto stretto controllo i bilanci nazionali, una ulteriore "cessione di sovranità" che sarebbe necessaria per difendere l'euro e le economie continentali ancora invischiate nella crisi.
Dal vertice europeo di Bruxelles del 19 ottobre ha ricevuto il compito di effettuare la vigilanza bancaria nei paesi della zona euro che a regime entro l'inizio del 2014 sarà in grado di monitorare tutte le loro seimila banche. Il ruolo di supervisore, ovvero di cane da guardia per impedire pericolosi fallimenti di banche, è stato affidato alla Bce; un compito da aggiungere a quello della possibilità di acquistare i titoli di stato dei paesi in difficoltà per sottrarli alla speculazione finanziaria ma messi sotto rigido controllo, vedi la Grecia.
Il vertice aveva respinto la proposta della Merkel, o meglio del suo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble di istituire un supercommissario europeo con poteri di veto sui bilanci nazionali nel caso non rispettino la regola europea dello 0,5% massimo di deficit strutturale secondo quanto definito nel Fiscal compact. Questa che rappresenterebbe una nuova aperta ingerenza della Ue negli affari interni dei paesi membri, che già grazie al Fiscal compact hanno dovuto mettere nelle mani dei controllori di Bruxelles le leggi finanziarie nazionali, è una proposta che a Draghi piace molto. E ha pensato di rilanciarla in vista dei prossimi appuntamenti europei.
Il governatore della Bce ha affermato che "i governi sono sulla giusta via. Si sono impegnati a trasferire più competenze sui bilanci nazionali e la politica finanziaria a livello europeo. Per questo, al loro vertice a dicembre, occorre che traducano questa scelte nelle necessarie decisioni concrete". "Se vogliamo restaurare la fiducia nell'eurozona - continuava Draghi - abbiamo bisogno di introdurre regole. Ma questo è soltanto il primo passo. Dobbiamo anche fare in modo di garantire con certezza che queste regole verranno poi rispettate. Questa certezza è drammaticamente mancata in passato, e su questo problema i governi devono lavorare". Discutendo appunto della creazione di una figura coma quella del supercommissario sui bilanci avanzata dalla Germania.
"Io appoggio espressamente questa proposta", sottolineava Draghi, "sarebbe saggio se i governi la prendessero seriamente in considerazione. Di una cosa io sono sicuro: se desideriamo restaurare la fiducia nell'eurozona, è necessario che i paesi che le appartengono cedano una parte della loro sovranità a livello europeo". Una parte ulteriore oltre quella già ceduta col Fiscal compact e l'introduzione della regola del pareggio di bilancio nelle costituzioni nazionali. Questo non basta, affermava Draghi, molti paesi "hanno già adottato delle misure che sarebbero apparse impensabili un anno fa, ma non sono sufficienti". E aggiungeva: "molti governi non hanno capito che hanno già perso da molto tempo la loro sovranità. In passato hanno ammucchiato debiti pubblici troppo alti, adesso sono completamente dipendenti dalla benevolenza dei mercati finanziari". Secondo Draghi sarebbe meglio la completa dipendenza dai supervisori di Bruxelles e le loro ferree regole di bilancio. Per i popoli europei significa cadere dalla padella nella brace.
Draghi non si esimeva infine dal sollecitare i governi a "darsi il dovere di una sana politica economica e finanziaria" e incitava i sei governi "dell'Europa meridionale a portare avanti le loro riforme di successo degli ultimi mesi". La Bce, concludeva, è pronta a fornire aiuti "illimitati" a sostegno dei titoli nazionali per dimostrare la determinazione a difendere l'euro ma questo "non significa che sono incontrollati", saranno concessi solo in cambio di riforme e tagli, di politiche di lacrime e sangue per i lavoratori e le masse popolari. E immediatamente sospesi "se un paese non rispetterà quegli impegni".

7 novembre 2012