Dopo la Lega con Belsito, la Margherita con Lusi, il PDL con Fiorito
IDV travolto dalle inchieste giudiziarie
Di Pietro ha gestito con metodi mafiosi i fondi pubblici al partito

L'Italia dei Valori, partito fondato dal falso moralizzatore Antonio Di Pietro nel 1998 con l'obiettivo dichiarato di "integrare i tradizionali valori di libertà, uguaglianza, legalità e giustizia con i valori nuovi del nostro tempo", appena ha cominciato a conquistare qualche scranno in più in parlamento e a livello regionale, provinciale e comunale, si è trasformato in pochi anni in una vera e propria cosca parlamentare e al pari di tutti gli altri partiti borghesi partecipa alla mangiatoia dei finanziamenti pubblici allestita dallo Stato coi soldi rubati al popolo.
E così, dopo le scandalose vicende inerenti lo sperpero di denaro pubblico che hanno riguardato i tesorieri: Belsito (Lega), Lusi (Margherita) e Fiorito (PDL), ora tocca a Di Pietro e all'IDV rendere conto della gestione dei lauti finanziamenti ottenuti in tutti questi anni.

L'inchiesta di Report
Secondo l'inchiesta del programma Report inerente i finanziamenti e i rimborsi elettorali dell'Italia dei Valori andata in onda domenica 28 ottobre a cura dalla giornalista Sabrina Giannini, Di Pietro, grazie al fiume di denaro pubblico affluito negli anni nelle casse dell'IDV, ha moltiplicato a dismisura il suo patrimonio immobiliare.
Il servizio inizia con una testimonianza dell'ex dirigente IDV Domenico Morace che afferma: "Feci una denuncia querela in Procura che riguardava l'intero partito IDV per il territorio di Bologna e chiedevo di essere sentito sui fondi regionali destinati al gruppo regionale. L'ho chiesto 2 anni fa e non ho mai avuto la soddisfazione di essere chiamato se non in concomitanza, successivamente, alla mia intervista su Affari Italiani". E aggiunge: "Le verifiche che io feci riguardarono le entità di queste somme che Nanni aveva a disposizione e scoprii che si stava parlando di circa 90 mila euro l'anno. A fronte di queste segnalazioni verificai anche che per la mole di denaro che veniva impegnata non c'era un'attività politica di riscontro all'utilizzo di queste somme, oggi con le indagini della magistratura in corso cominciamo a intuire che fine facevano questi denari pubblici".
L'associazione che gestisce i soldi del partito viene fondata nel 2000 e per nove anni, ricorda la Giannini, è composta dallo stesso Di Pietro, dall'avvocato Mario Di Domenico (cofondatore dell'IDV che poi lasciò in polemica proprio per via della scarsa trasparenza inerente la gestione dei soldi del partito, al suo posto è subentrata la moglie di Di Pietro Susanna Mazzoleni, ndr) e dall'onorevole tesoriere Silvana Mura.
La Giannini annota le cifre gestite dall'IDV e sottolinea che "il giorno dopo l'ingresso della moglie di Di Pietro nella società, è il 2004, la Camera approva il piano di ripartizione dei rimborsi elettorali. Arrivano circa 5 milioni di fondi. Come si vede da questo verbale di riunione il rendiconto sarà approvato, anzi auto-approvato, l'anno successivo dal solo Di Pietro. L'unico presente. L'associazione gestisce 50 milioni di euro fino al 2009, quando compare il nuovo statuto".
Segue l'elenco delle proprietà della famiglia Di Pietro periziata dal geometra D'Andrea. Un patrimonio ingente, accresciuto soprattutto dal 2002 in poi, anni in cui crescono i voti del partito e di conseguenza si moltiplicano pure i rimborsi elettorali che vengono gestiti da tre sole persone: Di Pietro, la moglie e l'onorevole tesoriera Silvana Mura. "Per il periodo 2002/2009 la famiglia ha incrementato notevolmente i volumi investiti acquistando beni per un valore complessivo stimato di 3.840.272 euro". Nel dettaglio, in quegli otto anni il boss dell' IDV si intesta 8 nuove proprietà e ne vende 4; la "Antocri Srl" immobiliare di cui è unico socio, ne compra 4; la moglie Mazzoleni 6; la figlia Anna se ne vede intestare 8; il figlio Giuseppe Antonio 7, il figlio Cristiano, ora consigliere regionale in Molise, 3. "In tutto 36 nuove unità immobiliari di varia tipologia acquisite dal 2002 al 2009 dalla famiglia".
Poi c'è la vicenda del 1995 riguardante Maria Virginia Borletti, figlia del produttore milanese di macchine da cucire che decide di donare a Di Pietro e Romano Prodi una parte dell'eredità, quasi un miliardo di lire che non si sa bene che fine abbia fatto.
Fatti e circostanze di fronte alle quali Di Pietro cerca di reagire balbettando: "Prendo atto che a voi interessa più lo stuzzicadenti che la trave. Il nostro partito ha avuto un giudice penale, civile, amministrativo e contabile che ha controllato tutto".

Le inchieste giudiziarie
"Controlli" per modo di dire dal momento che il 10 ottobre il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Regione Lazio, Vincenzo Salvatore Maruccio, è finito nel registro degli indagati della procura di Roma con l'accusa di peculato proprio per essersi appropriato indebitamente di oltre 780mila euro di fondi pubblici. La stessa accusa a cui è chiamato a rispondere anche l'ex consigliere regionale (ora provinciale) Paolo Nanni indagato dalla procura di Bologna per l'uso "disinvolto" di circa 450mila della Regione Emilia-Romagna. Per non parlare dell'europarlamentare Giommaria Uggias, anche lui indagato per peculato, in qualità di ex consigliere regionale della Sardegna fino al 2009; o della cosiddetta "banda dei valori" ossia il gruppo dirigente dell'IDV in Regione Liguria fra cui spicca Marylin Fusco, vicepresidente della Regione nonché assessore all'Urbanistica: indagata nell'inchiesta sui lavori per il porto di Ospedaletti, è costretta a dimettersi, Di Pietro subito dopo la nomina capogruppo in Consiglio regionale, ma viene nuovamente indagata anche per la gestione dei fondi post-alluvione. Per finire con Gabriele Cimadoro, parlamentare di lungo corso dell'IDV, nonché cognato di Di Pietro che risulta indagato per concorso in abuso d'ufficio nell'ambito di un'indagine condotta a Palazzago, in provincia di Bergamo, per la quale sarebbero state iscritte nel registro degli indagati in tutto 54 persone per reati che vanno dall'abuso d'ufficio al falso ideologico e materiale, sino alla tentata concussione.

7 novembre 2012