Mao, Discorso alla prima Sessione plenaria del IX Comitato Centrale del PCC
28 aprile 1969

Quanto sto per dirvi è roba vecchia che già conoscete bene tutti. Non c'è niente di nuovo. Parlerò semplicemente dell'unità. Lo scopo dell'unità è conquistare vittorie ancora più grandi.
Adesso i revisionisti sovietici ci stanno attaccando. Un lancio Tass e l'altro pure, il materiale di Wang Ming1 e la robaccia del Kommunist dicono che non siamo più un partito del proletariato e ci definiscono "partito piccolo-borghese". Dicono che abbiamo imposto l'ordine monolitico e che siamo tornati al tempo delle basi, cioè che siamo retrocessi. Cosa vuol dire secondo loro diventare monolitici? Dicono che si tratta di un sistema militar-burocratico. È un "sistema" secondo la terminologia giapponese. Nel vocabolario sovietico si parla di "dittatura militar-burocratica". Trovando numerosi militari nelle nostre liste ci definiscono "militari". Per quel che riguarda la parte "burocratica", immagino che intendano il gruppo di "burocrati" che comprende me, Enlai*, Kang Sheng e Chen Boda**. In una parola, tutti quelli fra voi che non sono militari apparterrebbero ad una rete burocratica, e noi tutti siamo collettivamente chiamati una "dittatura militar-burocratica". Io dico di lasciarli fare. Possono dire quello che vogliono. Ma le loro parole hanno una caratteristica: evitano di accusarci di essere un partito borghese, mentre invece ci definiscono "partito della piccola borghesia". Noi, d'altro canto, diciamo che loro sono una dittatura borghese e che stanno restaurando il capitalismo.
Se vogliamo parlare di vittoria, noi dobbiamo assicurarci di unire le vaste masse del popolo sotto la guida del proletariato per conquistare la vittoria. La rivoluzione socialista deve ancora essere portata avanti. Restano cose in questa rivoluzione che non sono state completate e che tuttora devono essere portate avanti, per esempio la lotta-critica-trasformazione. Fra qualche anno forse dovremo fare un'altra rivoluzione.
Alcuni dei nostri compagni anziani sono stati nelle fabbriche per toccare con mano la situazione. Spero che in futuro anche voi alla prima occasione andrete a dare un'occhiata. Dovete studiare i problemi delle varie fabbriche. Appare essenziale che la Grande Rivoluzione culturale proletaria venga proseguita. La nostra base non è consolidata. Secondo le mie personali indagini, direi che non in tutte le fabbriche, né in una schiacciante maggioranza di fabbriche, ma in un numero relativamente maggioritario di casi la direzione non è nelle mani dei marxisti autentici, ma neanche nelle mani delle masse operaie. Nel passato la direzione delle fabbriche non era priva di buoni elementi; ce n'erano, di buoni elementi. Fra i segretari, i vicesegretari ed i membri dei comitati del Partito c'erano buoni elementi. C'erano buoni elementi anche fra i segretari di cellula. Ma seguivano la vecchia linea di Liu Shaoqi. Erano tutti a favore degli incentivi materiali, mettevano il profitto al posto di comando e non promuovevano le politiche proletarie. Al contrario, gestivano un sistema di incentivi e cose del genere. Ora alcune fabbriche li hanno liberati e li hanno inseriti nel sistema di direzione basato sulla triplice alleanza. Alcune fabbriche non l'hanno ancora fatto. Ma nelle fabbriche ci sono anche cattivi elementi, per esempio nell'officina "7 febbraio", che si occupa delle riparazioni delle locomotive e delle carrozze a Changxindian. Si tratta di una grande fabbrica con ottomila operai che arrivano a svariate decine di migliaia se comprendiamo anche le loro famiglie. In passato il Kuomintang aveva qui nove sezioni distrettuali, la Lega giovanile "Tre principi del popolo"2 aveva tre organizzazioni ed otto cosiddetti organi operativi speciali. Naturalmente occorre un'analisi accurata perché a quell'epoca non ci si poteva rifiutare di iscriversi al Kuomintang! Alcuni di loro sono operai anziani. C'è qualcuno che ha intenzione di sbarazzarsi di tutti gli operai anziani? Assurdo! Bisogna distinguere i casi gravi da quelli di poco conto. Alcuni erano membri del Kuomintang solo di facciata. Erano costretti ad entrare nel partito. Con loro è sufficiente discutere. Altri invece avevano responsabilità maggiori, mentre una piccola minoranza c'era dentro fino al collo e compì dei misfatti. Bisogna distinguere fra le varie circostanze. Bisogna fare delle distinzioni persino tra coloro che commisero dei misfatti. Se resistono, dobbiamo essere severi. Se fanno un'appropriata autocritica, dobbiamo permettergli di continuare a lavorare; naturalmente non dovremo farli lavorare nella direzione. Se non li si lascia lavorare, che faranno a casa? Che faranno i loro figli e le loro figlie? Tra l'altro, molti degli operai anziani hanno talento, anche se non elevatissimo.
Ho sollevato questo esempio per illustrare il fatto che la rivoluzione non è completa. Pertanto invito tutti i compagni del Comitato centrale, compresi i membri supplenti, a prestare attenzione: dovete intraprendere un lavoro molto meticoloso. Va fatto in maniera meticolosa, non basterà farlo alla bell'e meglio, perché ciò spesso porterà a commettere errori. In alcune località sono state arrestate troppe persone. Ciò è male. Perché così tanti arresti? Non hanno ucciso nessuno, né appiccato incendi, né avvelenato nessuno. Per me, posto che non abbiano commesso alcuno di questi crimini, non vanno arrestate. Ciò è ancor più valido per quel che riguarda chi ha commesso l'errore di seguire la via capitalista. A quelli nelle fabbriche bisogna permettere di lavorare, di partecipare ai movimenti di massa. Dopotutto, chi ha commesso errori li ha commessi nel passato. Sia che fossero iscritti al Kuomintang o che abbiano compiuto dei misfatti, o anche se magari hanno commesso degli errori nel periodo recente, come chi segue la via capitalista. Ma bisogna permettergli di integrarsi con le masse. Sarebbe sbagliato non permettergli di integrarsi con le masse. Ad alcuni non è stato permesso di parlare per due anni, chiusi in "recinti da bestiame". Costoro non sanno più cosa succede nel mondo. Quando riemergono e parlano con la gente, non riescono a dare risposte sensate. Parlano ancora la lingua di due anni fa. Queste persone sono state separate dalla vita per due anni e devono essere aiutate. Bisogna organizzare classi di studio e bisogna discutere di storia con loro e riferirgli il corso della Grande Rivoluzione culturale negli scorsi due anni, e permettergli di risvegliarsi gradualmente.
Uniamoci per un unico scopo: consolidare la dittatura del proletariato. Dovete accertarvi che questo venga applicato in ogni fabbrica, ogni villaggio, ogni ufficio ed ogni scuola. All'inizio non dovete cercare di farlo in modo troppo generalizzato. Potete farlo, ma non dovreste cominciare e poi non preoccuparvene più. Non fatelo soltanto per sei mesi o poco più, così da disinteressarvene successivamente. Dovete fare il bilancio delle esperienze fabbrica per fabbrica, scuola per scuola, organo per organo. Il rapporto del compagno Lin Biao** dice proprio che dobbiamo farlo fabbrica per fabbrica, scuola per scuola, comune per comune, cellula di partito per cellula di partito, unità per unità. È stata sollevata anche la questione di occuparsi di una cellula della Lega della Gioventù dopo l'altra e della Lega nel complesso.
Un'altra cosa di cui abbiamo parlato prima è che dobbiamo prepararci per la guerra. Dobbiamo mantenere la nostra preparazione anno dopo anno. Potrà esserci chi ci domanda: "E se non verranno ad invaderci?". Non ha importanza se verranno o meno, dobbiamo essere pronti. Non aspettatevi che il Centro distribuisca persino il materiale per le bombe a mano. Le bombe a mano possono essere fatte dappertutto, in ogni provincia. Ciascuna provincia può realizzare persino i fucili e le armi leggere. Questo riguarda la preparazione materiale, ma la cosa più importante è essere pronti psicologicamente. Essere pronti psicologicamente significa che dobbiamo essere spiritualmente pronti a combattere. Non dobbiamo essere solo noi del Comitato centrale ad avere questa preparazione psicologica, ma dobbiamo accertarci che l'abbia anche la grande maggioranza del popolo. Non mi sto riferendo però ai nemici della dittatura, come i proprietari terrieri, i contadini ricchi, i controrivoluzionari e gli elementi negativi, perché questa gente sarebbe ben felice di vedere gli imperialisti e i revisionisti attaccarci. Qualora ci attaccassero, per queste persone il mondo si capovolgerebbe e quindi coglierebbero l'occasione per ribellarsi. Dobbiamo essere preparati anche per questa evenienza; nel processo della rivoluzione socialista dobbiamo condurre anche questa rivoluzione.
Potrebbe darsi che qualcuno verrà ad attaccarci, ma noi non combatteremo al di fuori dei nostri confini. Noi non combattiamo al di fuori dei nostri confini. Io credo che non saremo provocati. Anche se ci inviteranno a uscire allo scoperto, noi non lo faremo, ma se verranno ad attaccarci, noi li respingeremo. Dipende se attaccheranno su piccola scala o su vasta scala. Se attaccheranno su piccola scala, noi combatteremo sulle frontiere. Se attaccheranno su vasta scala, allora io sarei a favore di cedere un po' di terreno. La Cina non è un Paese piccolo. Se per loro non c'è nulla, dubito che verranno. Dobbiamo chiarire al mondo intero che abbiamo sia la ragione sia il vantaggio dalla nostra parte. Se invadessero il nostro territorio, credo che sarebbe più a nostro vantaggio e che avremmo sia la ragione sia il vantaggio. Sarebbe facile combatterli poiché cadrebbero nell'accerchiamento popolare. Per quel che riguarda gli aeroplani, i mezzi blindati ed i carri armati, l'esperienza ovunque dimostra che non sono invincibili.
Non è forse vero che per conquistare la vittoria dobbiamo avere più gente? Gente di ogni estrazione, indipendentemente da che montagna o provincia provenga, se sia del Nord o del Sud. Cos'è meglio, unire una parte più ampia del popolo o una parte minore? È sempre meglio unire una parte più ampia del popolo. Le opinioni di alcuni differiscono dalle nostre, ma non si tratta di un caso fra noi ed il nemico. Io non credo, per metterla concretamente, che la contraddizione fra Yang Dezhi e Wang Xiaoyu3 sia di quest'ultimo tipo. La contraddizione fra voi due è una contraddizione fra noi e il nemico o una contraddizione in seno al popolo? Secondo me è soltanto un litigio in seno al popolo. Anche il Centro è piuttosto burocratico: non vi ha prestato sufficiente attenzione. Ma neanche voi avete portato la questione alla discussione del Centro. Una provincia così grande come lo Shandong ha delle contraddizioni in seno al popolo. Non credete che bisogni cogliere quest'opportunità per parlarne? Io penso che anche nella Cina orientale esista la questione delle contraddizioni in seno al popolo. C'è anche il caso dello Shanxi. Voi sostenete una fazione, io ne sostengo un'altra, ma che bisogno c'è di questo incessante litigare? Ci sono problemi anche nello Yunnan, nel Guizhou e nel Sichuan. Ogni località ha un certo numero di problemi, ma le cose vanno molto meglio rispetto all'anno scorso ed all'anno prima ancora. Tu, compagno, non ti chiami Xu Shiyou4? Due anni fa, quando eravamo a Shanghai, le cose furono davvero terribili in luglio, agosto e settembre. Ora tutto sommato andiamo un po' meglio. Sto parlando della situazione generale. In quella vostra Nanchino è comparsa una sedicente "Centrale rossa". Sono stati presi provvedimenti e alla fine hanno deciso di cooperare, non è così? Il gruppo del "27 agosto" e la "Centrale rossa" alla fine non hanno cooperato?
Sono convinto che il problema principale riguardi tuttora il nostro lavoro. Queste due frasi le ho già dette in passato: la risposta al problema delle località sta nell'esercito; la risposta al problema dell'esercito sta nel lavoro politico. Voi non siete nemici implacabili divisi da una lotta all'ultimo sangue, quindi perché combattervi l'un l'altro? E quando si tratta di favori o rancori personali, è una cosa davvero futile. In una parola nulla nella vostra vita passata o presente vi costringe ad essere nemici mortali. Semplicemente vi siete scontrati, avete avuto alcune divergenze di idee, qualcuno magari vi ha criticati o contrastati. Fra coloro che a Pechino spesso si voleva rovesciare c'era Xie Fuzhi. Successivamente questi adottò il metodo seguente: a tutti gli organi che volevano rovesciarlo disse che non aveva niente contro di loro, e che quelli che lo sostenevano non erano per forza buoni elementi.
Quindi non faccio che ripetere le stesse vecchie parole, niente più che unirsi per conquistare vittorie ancora più grandi. In queste parole ci sono contenuti concreti. Che dobbiamo fare? E che genere di vittorie concrete vogliamo? E come faremo ad unire il popolo?
Io ho fiducia in alcuni dei compagni anziani che hanno commesso errori nel passato. In origine era stata redatta una lunga lista di qualcosa come trenta nomi. Pensavamo che andassero eletti tutti membri dell'Ufficio politico. Poi qualcuno ha preparato una lista più breve con meno di venti nomi. Questa volta ci è parso che fosse troppo corta. La maggioranza è centrista. [Risa.] Chi era contro sia la lista lunga che quella breve, ha avanzato una lista media con un numero di persone che andava dalle venti alle trenta. Non restava che eleggere i rappresentanti. Questo non per dire che i membri supplenti del Comitato centrale non siano buoni come i membri effettivi o i membri dell'Ufficio politico in riferimento al livello politico, alla capacità organizzativa ed alle qualità morali e intellettuali; la questione non è affatto questa. Qui c'è qualcosa di sbagliato. Voi potreste dire che è una cosa piuttosto corretta, ma io penso che non sia poi così corretta, che non sia così giusta. Tutti devono essere prudenti e cauti, indipendentemente se si tratta di membri supplenti o membri effettivi del Comitato centrale o membri dell'Ufficio politico, dovete tutti essere prudenti e cauti. Non siate impulsivi e non dimenticatevi come stanno le cose. È dal tempo di Marx che non parliamo della fama personale. Voi siete comunisti, siete quella parte delle masse che è più cosciente, quella parte del proletariato che è più cosciente. Perciò io sono d'accordo con la parola d'ordine: "Primo, non temere le difficoltà; secondo, non temere la morte"; ma non con la parola d'ordine: "Anche se non otterremo nessuna fama, saremo premiati dal duro lavoro; se non otterremo fama per il duro lavoro, saremo premiati dalla sfinitezza". [Risa.] Questa parola d'ordine è l'esatto contrario di: "Primo, non temere le difficoltà; secondo, non temere la morte". Sapete bene quanti di noi siano morti. Tutti i compagni anziani che ci sono ancora sono fortunati ad essere in vita e sono sopravvissuti per puro caso. Compagno Pi Dingjun5, a quell'epoca nello Hubei-Hunan-Anhui, quanti erano con te? E quanti ne sono rimasti? A quell'epoca erano in tanti, ora non ne rimane un gran numero. Allora, quando si combatté duramente nel Soviet del Jiangxi, nel Soviet del Jinggangshan, nel Jiangxi nord-orientale, nello Hunan occidentale e nello Hubei e nello Shanxi settentrionale, ci furono perdite molto pesanti e non rimasero molti dei vecchi compagni. Questo è quello che significa: "Primo, non temere le difficoltà; secondo, non temere la morte". Per anni non avevamo nulla di simile agli stipendi. Non avevamo nessun sistema salariale ad otto livelli. Avevamo soltanto una quantità prestabilita di cibo: tre qian d'olio e cinque di sale. Avere un jin e mezzo di miglio era già qualcosa di eccezionale. E poi la verdura, come potevamo avere verdura ovunque andassimo? Adesso siamo entrati nelle città. Ciò è bene. Se non fossimo entrati nelle città, ora sarebbe Chiang Kai-shek ad occuparle. Ma è anche un male perché ha causato il deterioramento del nostro Partito. Per cui ci sono alcuni stranieri e giornalisti che dicono che il nostro Partito sta venendo ricostruito. Anche noi usiamo questo termine, ma lo chiamiamo rettifica ed edificazione di partito. Effettivamente il Partito va ricostruito. Ogni cellula deve rettificarsi stando fra le masse. Devono andare fra le masse; questo significa che alle riunioni ed alla critica devono partecipare non solo qualche membro del Partito, ma le masse al di fuori del Partito. Chi si rivela essere un elemento non positivo va persuaso ad uscire dal Partito, a ritirarsi. Una minoranza molto piccola potrebbe aver bisogno di provvedimenti disciplinari. Del resto questo non è forse previsto dallo Statuto? Questi provvedimenti devono essere presi anche dall'assemblea di cellula e approvati dal livello superiore. In una parola, dobbiamo usare prudenza. Tutto questo va fatto, va fatto senza ombra di dubbio, ma va fatto con prudenza.
Questo Congresso nazionale sembra essere andato ottimamente. Per come la vedo io, è stato un Congresso di unità e di vittoria. Abbiamo impiegato il metodo di diramare comunicati. Gli stranieri non possono più mettersi a caccia di informazioni sul nostro conto. [Risa.] Dicono che teniamo riunioni segrete. Per la verità siamo sia pubblici che segreti. Io credo che i corrispondenti da Pechino non siano un granché. Forse abbiamo fatto piazza pulita dei traditori e delle spie che erano strisciati fra noi. In passato, ogni volta che tenevamo una riunione, lo si veniva subito a sapere e i manifesti delle guardie rosse la pubblicizzavano immediatamente. Dalla caduta di Wang, Guan, Qi, Yang, Yu e Chuan*** non sanno più niente sulle riunioni del Comitato centrale.
Questo è tutto, più o meno. La Sessione è aggiornata. [Lungi applausi entusiastici.]

NOTE
La fonte dell'opera è Mao Zhuxi Wenxuan (Antologia delle opere del presidente Mao). È presente nel vol. IX delle Opere scelte di Mao Tse-tung pubblicate da Kranti Publications (Secunderabad, Andhra Pradesh, India) e Sramikavarga Prachuranalu (Hyderabad, Andhra Pradesh, India). Trascrizione online ad opera di Maoist Documentation Project (Progetto di documentazione maoista) nel 2004. Le note che seguono sono quelle presenti nel vol. IX dell'op. cit., eventualmente aggiornate dal traduttore in base ad avvenimenti successivi alla data di pubblicazione dello stesso (fine anni '80/primi anni '90). Le note contrassegnate da asterisco sono del traduttore.
Una nota del Wenxuan riferisce che il discorso è estrapolato dalla registrazione della Sessione plenaria, non riesaminata da Mao.
* Zhou Enlai.
** Chen Boda e Lin Biao non si erano ancora smascherati.
*** Wang Li, Guan Feng, Qi Benyu, Yang Chengwu, Yu Liqin e Chuan Cungpi.
1. Si riferisce all'articolo di Wang Ming: Cina: rivoluzione culturale o colpo di Stato controrivoluzionario, pubblicato per la prima volta sul Canadian Tribune il 19 marzo 1969 e successivamente ristampato in opuscolo a Mosca dalla casa editrice dell'agenzia di stampa Novosti. L'articolo enumera "dieci principali crimini commessi da Mao Zedong in Cina" e "cinque principali crimini commessi da Mao Zeong negli affari internazionali".
2. La Lega giovanile "Tre principi del popolo" (o Lega giovanile San Min Zhuyi) era l'organizzazione giovanile del Kuomintang.
3. Wang Xiaoyu, commissario politico dell'Esercito popolare di Liberazione, era presidente del Comitato rivoluzionario dello Shandong dalla sua fondazione il 3 febbraio 1967 fino all'ottobre 1969. Yang Dezhi (1911-1994), che lo sostituì, era stato primo vicepresidente in quel periodo. Al momento della sua destituzione, Wang fu denunciato come membro del gruppo ultrasinistro del "16 maggio".
4. Xu Shiyou (1906-1985) era all'epoca comandante della Regione militare di Nanchino e viceministro della Difesa nazionale. Mao allude alla ribellione militare a Wuhan avvenuta nell'estate del 1967.
5. Pi Dingjun (1914-1976) divenne membro del Comitato centrale al nono Congresso. All'epoca era vicecomandante dell'Esercito popolare di Liberazione a Fujian. Fu trasferito a Lanzhou nel 1970 come comandante locale dell'Esercito popolare di Liberazione; tornò a Fujian nel rimpasto del gennaio 1974.