Su proposta della ministra fascista Meloni
Il governo vara le "comunità giovanili" modello terza repubblica come alternativa ai centri sociali

Oltre che contro i migranti, i magistrati, la scuola pubblica, i lavoratori del pubblico impiego ecc., il 4° governo neofascista Berlusconi è partito a passo di carica anche contro i giovani, con l'obiettivo di isolare e reprimere la parte più ribelle e combattiva e aggiogare saldamente il grosso delle masse giovanili al regime neofascista. Il 1° agosto il Consiglio dei ministri ha approvato infatti un disegno di legge (ddl) presentato dalla ministra della Gioventù, Giorgia Meloni, che istituisce le cosiddette "Comunità giovanili", strumenti chiaramente creati ad hoc per irreggimentare i giovani nella nascente terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.
L'intento del suo ddl, secondo le parole della stessa ministra di AN riportate dal fogliaccio fascista Secolo d'Italia, è quello di "stimolare e organizzare il protagonismo dei giovani motivandoli e creando luoghi di aggregazione lontani dalla cultura dello sballo e dei centri sociali", che sono a suo dire "vere e proprie fucine di violenza politica". L'obiettivo, ha aggiunto la ministra fascista, è di "offrire alle giovani generazioni spazi che rappresentino un'alternativa alla noia e al disimpegno che spesso sono alla base di fenomeni di disagio, soprattutto nelle periferie delle grandi città metropolitane e in alcune realtà del Meridione".
In altre parole questi organismi sono stati progettati a tavolino dichiaratamente in contrapposizione ai centri sociali e ai movimenti giovanili di sinistra e per ingabbiare le pulsioni ribellistiche e di contestazione anti- sistema che il governo neofascista si aspetta in crescita nelle periferie urbane più degradate e disagiate e nel Meridione, a causa della sua stessa politica di macelleria sociale, di affamamento di massa, di crescita della disoccupazione e del precariato e di aumento della repressione poliziesca.
È prevista anche la nascita dell'Osservatorio nazionale sulle comunità giovanili, un organismo istituito direttamente presso la presidenza del Consiglio con il compito di "promuovere e valorizzare il ruolo di sviluppo e integrazione sociale svolto dalle comunità", il che la dice lunga su chi tirerà le fila di questi organismi di stampo demagogico e mussoliniano. Non a caso il neoduce Berlusconi ha dato il suo avallo personale all'iniziativa, esaltandola come ricca di "proposte che hanno tutte il marchio dell'innovazione. C'è bisogno in tante città di questo progetto, spero che ci sia una risposta entusiastica".
Il marchio neofascista e discriminatorio delle "Comunità giovanili" è rivelato anche da due elementi inequivocabili. Il primo è l'obbligo per esse di iscriversi in un apposito registro nazionale istituito presso il Dipartimento della gioventù, e quindi di sottoporsi preventivamente al controllo del governo, senza di che non è possibile accedere ai finanziamenti stanziati dal fondo comunità giovanili, la cui dotazione è di cinque milioni di euro l'anno. Ci saranno cioè comunità di serie A, sottomesse al governo e lautamente foraggiate, e tutte le altre, come i centri sociali ma non solo, che sconteranno la loro volontà di libertà e autonomia essendo trattate come comunità fuori legge da isolare e relegare ai margini della società. Anche perché, ed è il secondo elemento rivelatore, a dirigere l'istituenda Agenzia nazionale per i giovani è stato nominato il fascista Paolo Di Caro, ex vice della stessa Meloni alla presidenza di Azione giovani, l'organizzazione giovanile di AN che la ministra tuttora continua a dirigere. Insomma, le "Comunità giovanili" non saranno altro che il prolungamento delle organizzazioni dei giovani fascisti, che il governo potrà così foraggiare apertamente per usarle al tempo stesso come un bastone (le squadracce fasciste che sempre più scorrazzano indisturbate nelle città ad aggredire giovani di sinistra, centri sociali, gay ed immigrati) e una carota (centri di "aggregazione" capaci di attirare i giovani più spoliticizzati con le loro sedi ben fornite di tutto e finanziate dal governo).
Incredibile la reazione debole e inconsistente della "sinistra" borghese, che non si capisce fino a che punto non vede o finge di non vedere il marchio inconfondibilmente fascista stampato su quest'iniziativa. In pratica l'unica cosa che il PD contesta alla Meloni di tutta questa mostruosa operazione è la nomina di Di Caro; e non perché, si badi bene, è un fascista e un ex dirigente di Azione giovani, ma solo perché la sua è puramente e semplicemente una nomina politica e con essa, come ha squittito Giovanna Melandri, Meloni "dimentica merito e talento".
Se cioè la ministra avesse nominato un non politico il PD non avrebbe trovato nulla da ridire su questi organismi pseudo giovanili modello terza repubblica. Invece la Lega, che di queste cose se ne intende, ha visto subito le ricadute "interessanti" che questa iniziativa potrà avere nei territori, per esempio per camuffare da "centri di aggregazione giovanile" le sue ronde padane e le sue spedizioni punitive razziste e xenofobe. Non per nulla il deputato leghista Paolo Grimoldi, nel plaudire alla proposta della Meloni ha dichiarato: "Finalmente dopo anni di chiacchiere un ministro si occupa concretamente di giovani. Bene il disegno di legge del ministro Meloni, necessario però è coinvolgere il territorio".

17 settembre 2008