Tanti giovani e giovanissimi
In 30mila sfilano a Roma per il ritiro immediato dell'Italia dall'Afghanistan
Slogan contro il governo e Bertinotti. No alle basi, no alle missioni militari
La delegazione del PMLI: "Via il governo Prodi amico degli imperialisti Usa"

Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma
La politica interventista e guerrafondaia del governo Prodi non presenta sostanziali differenze da quella del neoduce Berlusconi. Proprio per questo motivo sabato 17 marzo Roma è stata teatro dell'ennesima manifestazione nazionale, promossa dal Comitato ad hoc, per il ritiro delle truppe imperialiste italiane impegnate nelle missioni di guerra all'estero, in particolare dall'Afghanistan. Per i manifestanti il rapimento del giornalista Mastrogiacomo è stato motivo in più per chiedere con forza l'immediata uscita dei militari italiani da quel teatro di guerra e la libertà (quella vera) per il popolo afghano.
Il rumoroso e colorato corteo, composto da circa 30mila manifestanti, in gran parte giovani e giovanissimi, si è mosso da piazza Repubblica per giungere sino a piazza Navona. Tanti gli striscioni, i cartelli, le bandiere e le parole d'ordine. Bersagliato duramente il presunto "governo amico" del dittatore democristiano Prodi, ma anche i finti pacifisti come Giordano e Diliberto e lo stesso guardiano della Camera Fausto Bertinotti, beccati soprattutto da coloro che nell'aprile scorso gli diedero il voto anche e soprattutto per veder finire la partecipazione dell'Italia alle imprese imperialiste e guerrafondaie ai quattro angoli del mondo, sia pure camuffate da "missioni di pace" col cappello Onu o Nato a seconda dei casi. Risparmiati, per ora, quei pochissimi parlamentari che, pur non mettendo in discussione il sostegno al governo, magari perché "non c'è di meglio" (sincerità opportunista all'ennesima potenza), promettono di votare contro il rifinanziamento della spedizione tricolore in Afghanistan.
Tra gli slogan, scritti o gridati: "Mai più un voto di guerra", "No alle basi", "No Dal Molin", "Yankee go home".
Il PMLI era presente con una piccola delegazione di militanti e simpatizzanti, tra cui una giovane compagna alla sua prima manifestazione nazionale col Partito, provenienti da Toscana, Lazio e Campania e guidata dal compagno Federico di Roma. Fieramente venivano sventolate le bandiere dei Maestri e del Partito e veniva tenuto alto un cartello con queste parole d'ordine: "Via subito l'Italia da Afghanistan e Libano. Via l'Italia dalla Nato, le basi Usa e Nato dall'Italia, il governo Prodi amico degli imperialisti Usa". Al concentramento iniziale è stato allestito l'ormai tradizionale banchino di propaganda curato mirabilmente dai compagni romani del Partito, grazie al quale è stato venduto un libro del PMLI sulla Grande Rivolta del '68 nonché alcune copie de Il Bolscevico.
Al solito vergognoso silenzio di regime da parte dei mezzi di disinformazione nazionali, si è sommato l'apparente "infortunio" di Repubblica che nella breve e seminascosta cronaca del corteo, a firma g.d.m., ha scritto che in piazza c'era "Marco Ferrando, segretario del Partito marxista-leninista". Non può che trattarsi di errore voluto perché non è possibile che il 2° quotidiano d'Italia e primo dell'Unione non sappia distinguere tra il trentenne PMLI e il neonato PCL, partito ufficialmente trotzkista capeggiato appunto dall'ex dirigente ed ex parlamentare del PRC Ferrando.
Gli oratori al comizio finale (tra cui il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, lo stesso Ferrando e altri) hanno attaccato duramente il governo, senza però esimersi dal farsi un po' di pubblicità personale e soprattutto senza indicare una strategia pienamente condivisibile.
La scontata assenza dei partiti della "sinistra" parlamentare, come i DS, il PdCI, i Verdi e Rifondazione (se si eccettua la "Sinistra critica" del PRC e singoli iscritti ai partiti di Giordano e Diliberto) ha evidenziato la frattura, ogni giorno più profonda, tra movimento per la pace e "sinistra" istituzionale. Tale frattura contiene in sé elementi sia positivi che negativi. Di negativo c'è lo scarso risalto dato all'evento dai media, che si muovono solo in presenza dei cosiddetti grandi partiti o di qualche incidente o provocazione; di positivo c'è che i militanti più avanzati dei partiti della "sinistra" parlamentare si discostano sempre più da essa, diventando più suscettibili di essere "catturati" nella nostra orbita d'influenza, cioè conquistati alla lotta di classe per il socialismo.
Questa manifestazione rappresenta dunque un buon inizio per un nuovo e radicato movimento per la pace, autonomo dai partiti governativi e istituzionali, e che potrebbe avere grandi potenzialità. Spetta ai marxisti-leninisti sudare le classiche sette camicie per orientarlo sulla strada di un corretto antimperialismo e antinterventismo.
Ed è proprio questo che si sono sforzati di fare le compagne e i compagni del Partito presenti alla manifestazione di Roma. A loro ha indirizzato una lettera di ringraziamenti la Commissione per il lavoro di organizzazione del Comitato centrale del PMLI in cui si legge fra l'altro: "Dobbiamo al vostro spirito di sacrificio e alla vostra combattività politica rivoluzionari e marxisti-leninisti se il nostro amato Partito ha potuto far conoscere ai 30mila manifestanti qual è la nostra posizione sull'Afghanistan, sulla poltica estera e militare del governo Prodi e sul governo stesso. Dopo la storica manifestazione di Vicenza è la seconda volta che noi portiamo in piazza con molto coraggio e determinazione la parola d'ordine Via il governo Prodi amico degli imperialisti Usa".

21 marzo 2007