RIFIUTA L'EUROPA IMPERIALISTA AFFAMATRICE E INTERVENTISTA
LOTTA PER L'ITALIA UNITA ROSSA E SOCIALISTA
ASTIENITI, NON VOTARE, VOTA NULLO O BIANCO

L'aggressione imperialista alla Repubblica federale jugoslava ha messo a nudo la natura, gli scopi e l'operato dell'Unione europea (Ue), un'alleanza che si arroga il diritto insieme agli Usa di imporre con le armi la sua volontà ai paesi del mondo che non accettano il dominio e le decisioni dell'imperialismo occidentale. Si è smascherata davanti agli occhi del popolo italiano, macchiandosi degli stessi crimini imputabili all'imperialismo americano.
Entrambi e di comune accordo, l'Ue e gli Usa, hanno preso a pretesto la "pulizia etnica" contro il popolo kosovaro albanese attuata dal regime capitalista, nazionalista e fascista del rinnegato e macellaio Milosevic per ingerirsi negli affari interni di un paese sovrano e per piegarlo a suon di bombe e missili al loro volere e al tempo stesso cogliere l'occasione per mettervi un piede dentro.
Oggi quest'Unione di 15 Stati capitalisti è divenuta una superpotenza mondiale, attualmente in ascesa, che può competere allo stesso pari con gli Usa e il Giappone sui piani economico e commerciale mentre rimane seconda dietro agli Usa in quelli politico e militare. Cosciente di ciò, anche sulla spinta di D'Alema e Dini, sta già facendo passi decisivi per adottare una "politica di difesa comune", divenuta ormai una necessità improcrastinabile per emanciparsi completamente dagli Usa e per poter svolgere nel mondo un ruolo di primo piano in base ai propri "interessi vitali" e alla propria strategia egemonica. Attualmente questa "politica di difesa comune" si regge sull'Unione dell'Europa occidentale (Ueo) che ha ottenuto degli spazi in proprio e all'interno della Nato.
Quell'Europa che veniva propagandata come il regno della pace in realtà, come si vede nei Balcani, attua una politica estera interventista e guerrafondaia ed è alla ricerca di una autonomia dagli Usa anche sul piano militare.
Nei cinque anni trascorsi dalle ultime consultazioni europee sono stati varati la moneta unica europea, l'euro, la Banca centrale europea (Bce), il Trattato di Amsterdam ad integrazione di quello di Maastricht, il "patto di stabilità", mentre nella quasi totalità dei casi, 13 paesi su 15, i socialisti e i socialdemocratici, cioè i liberali di "sinistra", hanno preso in mano le redini governative degli Stati nazionali. Tutte svolte definite "epocali" dai governanti europei ma che in realtà non hanno messo in discussione, bensì rafforzato, la linea antipopolare e antidemocratica dell'Ue.
Tutto il processo di integrazione economica e monetaria è stato gestito dai grandi monopoli europei che, raggiunto un alto livello di sviluppo e dovendo affrontare una feroce concorrenza dei monopoli Usa e giapponesi, avevano bisogno di un mercato unificato e di un ordinamento istituzionale sovranazionale capace di assicurare loro un'espansione su scala planetaria. Una integrazione che ha minato la sovranità economica e finanziaria degli Stati membri dell'Ue, in particolare degli 11 che hanno aderito all'euro.
L'Ue è un inferno per i lavoratori e le masse popolari. Per portare a compimento l'Unione economica e monetaria i rappresentanti dei monopoli europei hanno imposto agli Stati membri vincoli ferrei senza precedenti nella storia dei singoli paesi e della comunità europea, che si sono concretizzati nella torchiatura delle masse e nello smantellamento di ogni conquista economica e sociale dei lavoratori. Ne sanno qualcosa le masse del nostro Paese che nel nome dell'Europa hanno dovuto sopportare stangate finanziarie di lacrime e sangue. A partire dal governo Andreotti nel '91, per passare dal governo Amato ('92), Ciampi ('93), Berlusconi ('94), Dini ('94 e '95), Prodi ('96 e '97), fino ad arrivare alla Finanziaria '98, varata da Prodi e attuata dal governo D'Alema, che ora dovrà presentare il conto anche delle ingenti spese sostenute nell'aggressione alla Serbia.
Il risultato in Europa sono i 64 milioni di poveri e i quasi 20 milioni di disoccupati, le disuguaglianze economiche e sociali, territoriali e di sesso, il pugno di ferro della politica reazionaria e fascista del trattato di Schengen contro gli immigrati.
Il parlamento europeo non toglie nulla al carattere imperialista dell'Ue e non può far nulla, anche se lo volesse, per cambiarlo e mutarne l'indirizzo. Anzi ne aggiunge un elemento che serve a rafforzarlo, ossia l'inganno elettorale, con cui si dà, una volta ogni cinque anni, l'illusione ai popoli di poter incidere e determinare la politica della superpotenza europea. Ancora adesso, dopo l'Atto unico del 1986, il Trattato di Maastricht del 1991 e quello di Amsterdam del 1997, dove si prometteva di lavorare per dargli più poteri fino a quelli legislativi, l'assise di Strasburgo rimane un semplice strumento di facciata, che non ha nemmeno le stesse attribuzioni che normalmente sono concesse ai parlamenti nazionali borghesi. Nell'Ue a decidere, sulla base degli interessi dei monopoli e delle multinazionali europei, sono il Consiglio europeo formato dai capi di Stato e di governo, la Commissione nominata dai governi nazionali, che vedrà come prossimo presidente il tecnocrate democristiano e anticomunista Prodi, il supergovernatore della Bce e il suo direttorio composto da magnati delle banche centrali nazionali.
Stando così le cose il PMLI invita le elettrici e gli elettori ad astenersi (non votare, votare nullo o bianco), il prossimo 13 giugno alle elezioni per il parlamento europeo. Sul piano elettorale è questo l'unico modo per rifiutare l'Europa imperialista, affamatrice e interventista, e per non dare il proprio consenso ai partiti che sostengono l'aggressione alla Serbia o che non la denunciano come una guerra imperialista in quanto fanno parte integrante dell'imperialismo.
Sul piano elettorale l'astensionismo è il voto che esprime il consenso e l'appoggio al PMLI, il solo Partito italiano che combatte l'Ue e la sua politica guerrafondaia e affamatrice.
Di fronte alle elezioni europee non si può avere un atteggiamento tattico, ma di principio. Poiché il nocciolo della questione è la scelta a favore o contro l'Ue e non quella di dove collocarsi politicamente ed elettoralmente all'interno di essa. Compito del proletariato e delle masse popolari e di tutti gli autentici anticapitalisti non è quello di stare dentro l'alleanza imperialista dell'Ue, costituendone la "sinistra" come fanno Bertinotti e Cossutta, ma di combatterla dall'esterno e distruggerla. Essa va rifiutata, come vanno rifiutati e puniti tutti i partiti che la sostengono, ne nascondono la natura e ingannano le masse.
L'Ue è irriformabile. Parlare di "Europa sociale", di "un'altra Europa", di "una Europa autonoma dagli Usa" è puro inganno, che serve unicamente ad offrire una copertura a "sinistra" all'imperialismo europeo, dare ad esso una base di massa e spingere in una palude gli antimperialisti, gli "antagonisti" e i pacifisti.
Il PMLI è cosciente che il contributo più grande, più concreto e più efficace che si possa dare alla lotta contro l'imperialismo europeo è quello di combattere risolutamente contro l'imperialismo italiano e il governo guerrafondaio del rinnegato D'Alema, che attualmente ne asseconda i voleri, per l'Italia unita, rossa e socialista. Sono questi mostri che ci stanno di fronte e ci sbarrano la strada verso la libertà, il benessere sociale, l'emancipazione sociale e il socialismo. Infliggere duri colpi all'imperialismo di casa nostra implica la cacciata del governo D'Alema e l'uscita dell'Italia dall'Ue, dalla Ueo così come dalla Nato. Battersi per un'Europa realmente dei popoli e socialista rimane un dovere per la classe operaia, le masse lavoratrici e popolari, le ragazze e i ragazzi rivoluzionari e per chiunque si professi antimperialista e aspiri ad un'Europa senza più sfruttati e sfruttatori. I marxisti-leninisti italiani faranno la loro parte perché un giorno venga instaurata la Repubblica popolare socialista d'Europa.

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 25 Aprile 1999