Dal 1° gennaio è entrato in vigore nella Ue il famigerato Fiscal compact, mentre la macelleria sociale tramortisce la masse popolari
Il liberismo diventa la legge suprema dei governi europei
Inaccettabile cessione di sovranità ai mercati e alla Ue

 
Dal primo gennaio sono diventate operative le nuove norme dettate dal famigerato Fiscal Compact ("Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'unione economica e monetaria" - Tscg). L'accordo è stato firmato a margine del Consiglio europeo del marzo 2012 da 25 Paesi membri dell'Ue (ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca). L'Italia ha provveduto alla ratifica del trattato lo scorso 19 luglio, seguita da altri 11 paesi dell'eurozona (Austria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Germania, Grecia, Portogallo, Slovenia, Spagna) e da 4 paesi fuori dall'eurozona (Danimarca, Lettonia, Lituania e Romania).
Il trattato prevede l'obbligo di pareggio di bilancio - inserito nelle Costituzioni nazionali degli Stati firmatari o in leggi egualmente vincolanti - che stabilisce pesanti sanzioni per chi non lo rispetta; un percorso a tappe forzate per la diminuzione del rapporto debito/Pil, che dovrà scendere di almeno un ventesimo l'anno. Le nuove regole del Patto sono collegate al Trattato istitutivo dell'Esm (il Fondo salva Stati) al quale possono ricorrere solo quei paesi che hanno ratificato il Patto di Bilancio Europeo all'interno dei propri ordinamenti costituzionali.
Larga parte delle disposizioni contenute nel Trattato, che si snoda in un corpo di 16 articoli, riprende parametri già adottati dall'Ue con il Patto europlus (con il quale ha avuto inizio l'iter legislativo del Patto di Stabilità), il Six Pack (il pacchetto legislativo per il "rafforzamento della governance e della disciplina di bilancio") ed il Two Pack (che instaurava ulteriori misure sulla sorveglianza del budget nei paesi dell'Eurozona), introducendo nuove disposizioni "vincolanti e permanenti".
Infatti, il Fiscal Compact strapperà le politiche economiche dalle mani dei governi, riducendole alla mera applicazione di una regola di pareggio di bilancio che verrà strettamente sorvegliata dalla Commissione europea e dalla Corte Europea di Giustizia. Il liberismo diventa così la legge suprema dei governi europei: l'antipopolare provvedimento, messo in atto per guadagnare competitività e "rassicurare i mercati", costerà ancor più lacrime e sangue ai lavoratori e alle masse popolari europee per molti anni a venire. Vediamo dunque di capire meglio.

Le misure del Fiscal Compact
Per quanto riguarda il bilancio annuale, l'articolo 3.1 del Trattato impone agli Stati europei la cosiddetta "regola d'oro" che consiste in un impegno vincolante da parte di ciascun paese firmatario. Il deficit strutturale annuale non potrà superare lo 0,5% del Pil, cioè molto al di sotto del tetto fissato dagli accordi di Maastricht (3%). Mentre per quei paesi con un rapporto debito/Pil al di sotto o pari al 60%, il margine di tolleranza è elevato all'1%. Il trattato fissa così una regola quantitativa immutabile che toglierà agli Stati europei ogni possibile libertà di azione e margine di manovra in termini di politica fiscale. Esso vieta a ciascun paese dell'Unione europea di spendere ogni anno più di quanto viene incassato, pena "meccanismi automatici di correzione" che possono comportare una multa pari allo 0,1% del Pil dello Stato inadempiente, da versare al Fondo salva-Stati.
Inoltre l'Ue stabilisce che anche quando un paese è in recessione economica (il che avviene puntualmente in regime capitalistico), il governo non potrà comunque attuare politiche volte a sostenere l'economia ma dovrà imporre misure ferocemente liberiste e affamatrici per chiudere il bilancio annuale in pareggio o in avanzo. Questo è quanto prevede l'articolo 5 che afferma: "la parte contraente che sia soggetta a procedure per disavanzi eccessivi ai sensi dei trattati su cui si fonda l'Unione europea predispone un partenariato economico e di bilancio che comprenda una descrizione dettagliata delle riforme strutturali da definire e attuare per una correzione effettiva e duratura del suo disavanzo eccessivo."
La Commissione europea agirà come organo di controllo e vigilanza ma, secondo quanto previsto dall'articolo 8, paragrafo 1, gli Stati firmatari potranno mettere in discussione le decisioni prese dalla Commissione, portandole dinnanzi la Corte di Giustizia europea, qualora reputino che un Paese abbia violato le direttive del Patto di bilancio (alla faccia della "solidarietà" tanto sbandierata dall'Unione europea!).
Alla Corte di giustizia spetterà poi il compito di decidere se applicare i provvedimenti sanzionatori nei confronti degli Stati considerati inadempienti. I meccanismi di correzione potrebbero essere bloccati qualora vi fosse una maggioranza qualificata contraria (ogni Stato dispone di un numero di voti proporzionale alla propria popolazione e al proprio peso economico, ad esempio Francia e Germania dispongono di 29 voti ciascuno). Basterà però che le decisioni della Commissione siano sostenute da 52 voti ossia solo da due paesi che diventeranno praticamente arbitri del destino delle nazioni più in difficoltà.
L'Esm, interverrà poi per far rientrare all'interno della soglia dello 0,5% i paesi che se ne saranno discostati, per forzarli al pareggio di bilancio.
Il secondo pilastro del Fiscal Compact prevede che, qualora il rapporto debito/Pil di un Paese superi il 60%, la quota eccedente dovrà obbligatoriamente essere ridotta ogni anno di un ventesimo. Ciò significa che in un paese come l'Italia, con un rapporto debito/Pil che supera il 126%, sarà necessario tagliare il debito pubblico di almeno 45 miliardi ogni anno per i prossimi 20 anni.

Ulteriore cessione di sovranità ai mercati e alla Ue
L'Ue ha presentato l'antipopolare trattato come una misura necessaria per rafforzare la disciplina fiscale e porre argine alla crisi economica e finanziaria che imperversa in Europa, sanzionando i Paesi colpevoli di aver gonfiato la spesa pubblica. Secondo la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il trattato sarebbe una pietra miliare "per la risoluzione delle crisi dei debiti sovrani perchè induce gli Stati a mantenersi sul cammino del consolidamento delle finanze pubbliche". Dello stesso parere il tecnocrate liberista borghese Monti e il segretario del PD Bersani che, a scanso di equivoci, assicura di non voler "rinegoziare il fiscal compact né nessuno degli accordi raggiunti nell'ultimo anno".
Checché ne dicano i politicanti borghesi, i dati mostrano chiaramente che prima dello scoccare della crisi economica e finanziaria e delle misure di lacrime e sangue imposte dall'Unione europea, il deficit medio degli Stati membri era solo del 1,5%. Mentre paesi come la Spagna e l'Irlanda, adesso in profonda recessione, erano in surplus.
Ciò che i popoli europei hanno vissuto sulla propria pelle in termini di progressivo smantellamento delle protezioni sociali e dei diritti dei lavoratori, ridotti al minimo dallo scoccare della crisi economica e finanziaria, acquista adesso un fondamento giuridico supremo. Infatti, con l'inserimento della regola di pareggio di bilancio all'interno delle Costituzioni, i popoli europei saranno costretti a subire per i prossimi vent'anni stangate antipopolari straordinare ogni anno, qualunque cosa succeda e qualsiasi governo le rappresenti. È questo il vero volto dell'Unione europea imperialista, secondo la quale il "dio mercato" ha sempre ragione. Così se la produzione subirà un calo, per rientrare all'interno dei vincoli dettati dall'Ue, i governi si impegneranno ad attuare le cosiddette "riforme strutturali": controriforme delle pensioni, riduzione del salario minimo e delle protezioni contro il licenziamento, precarietà, disoccupazione e una sempre più marcata disuguaglianza tra i paesi del sud e del nord dell'Unione.

9 gennaio 2013