Sei motivi fondamentali per delegittimare l'Unione Europea imperialista

Documento del Comitato centrale del PMLI

 

Il 12 giugno le elettrici e gli elettori italiani saranno chiamati ad eleggere il nuovo parlamento europeo. Sarà il primo parlamento dell'Unione europea entrata in vigore ufficialmente dal 1° novembre dell'anno scorso, in sostituzione della vecchia Cee, dopo la ratifica del Trattato di Maastricht da parte dei dodici Stati membri.

Di fronte alla totale omologazione imperialista di tutti i partiti parlamentari, supportata dal martellante bombardamento imbonitore dei mass-media di regime, è difficile per l'elettorato capire in realtà per che cosa si vota e quali siano natura e scopi dell'Unione europea.

Nessuno osa contestare il processo di integrazione economica, politica e militare della superpotenza europea. Anzi tutti lo considerano un processo ormai irreversibile, una strada da cui non si può tornare indietro pena l'esclusione dell'Italia dal novero di quegli Stati ``democratici e liberali'' che lavorerebbero per il benessere dei popoli e la pace nel mondo.

Noi marxisti-leninisti non ci siamo omologati all'imperialismo europeo e invitiamo fermamente l'elettorato cosciente e antimperialista a fare altrettanto. L'unico modo oggi per contrastare l'ascesa dell'Unione europea è quella di delegittimarla, toglierle cioè quel consenso popolare a cui tanto aspira. In questo senso il 12 giugno c'è solo una spada da impugnare, quella dell'astensionismo (non votare, votare nullo o bianco), l'unico modo a livello elettorale con cui poter esprimere la lotta di classe e antimperialista.

Il nostro astensionismo alle elezioni europee ha un altro carattere rispetto alle consultazioni nazionali, politiche e amministrative. In Italia siamo astensionisti per una scelta tattica in quanto riteniamo che attualmente non è più necessario e conveniente utilizzare anche il parlamento e le altre istituzioni borghesi per attaccare, indebolire e disgregare l'ordinamento statale capitalistico e sviluppare la lotta di classe fino all'insurrezione socialista. Mentre in Europa siamo astensionisti per una questione di principio, strategica, poiché non accettiamo l'Unione europea e non vogliamo che essa venga legittimata dal voto del popolo italiano e diventi una realtà politica e istituzionale così forte da impedire il processo di emancipazione dei popoli e reprimere il cammino verso il socialismo. A monte di tutto ciò c'è la scelta a favore o contro l'Unione europea e non quella di dove collocarsi politicamente ed elettoralmente dentro di essa. Votare un qualsiasi partito vuol dire dare il consenso all'Unione europea e premiare i partiti che la sostengono.

L'Unione europea imperialista va quindi delegittimata da parte dell'elettorato attraverso l'astensionismo. Qui di seguito esprimiamo sei motivi fondamentali per delegittimarla su cui invitiamo i sinceri antimperialisti, i rivoluzionari e tutti coloro che vogliono il socialismo, a riflettere e a confrontarsi.

1 - L'UNIONE EUROPEA E' UN'ORGANIZZAZIONE MONOPOLISTICA E IMPERIALISTICA, NEMICA DEI POPOLI DEI DODICI STATI DEL VECCHIO CONTINENTE CHE LA COMPONGONO.

L'Unione europea è nata in funzione degli interessi dei rispettivi monopoli che stanno dietro i governi nazionali e ne dettano la linea per potersi espandere e conquistare nuovi mercati nel mondo intero in competizione con gli Usa e il Giappone.

Le sue istituzioni sono fortemente antidemocratiche, conformi e subordinate alle esigenze, agli interessi e alla volontà dell'imperialismo europeo, nemiche dei popoli, tutte formate da rappresentanti della borghesia nominati con il pieno accordo dei monopoli. Per questo l'Unione europea non potrà mai essere ``democratica'', ``progressista'', ``trasparente'' e ``pacifica'' come in maniera ingannevole reclama la sinistra del regime neofascista.

Con oltre 50 milioni di poveri e 19 milioni di disoccupati ``ufficiali'' l'Unione europea rappresenta un inferno per i lavoratori e le masse popolari. Un nemico da abbattere per le donne, per le quali si chiede la reintroduzione del lavoro notturno in fabbrica ed un maggior impegno a rafforzare la concezione, la pratica e il ruolo borghesi della famiglia; per i giovani a cui viene precluso l'accesso al lavoro e al salario pieni e al diritto allo studio sacrificato sull'altare dell'alleanza scuola- imprese; per gli immigrati, oppressi, sfruttati, impiegati come bestie da soma nei lavori più infami, insalubri e meno retribuiti, quando l'``economia tira'', respinti al mittente appena si presenta la crisi, tanto più se grave ed estesa come quella attuale.

2 - L'UNIONE EUROPEA E' FONTE DI DOMINIO, OPPRESSIONE, RAPINA E SFRUTTAMENTO DEI POPOLI DEL TERZO MONDO E DEL CENTRO E DELL'EST EUROPEO

L'Unione europea guarda con occhio particolare ai paesi dell'Africa, dell'America Latina e del sud-est asiatico. Essa aspira ad un ruolo egemone nel Mediterraneo, visto ancora come ``mare nostrum'' e ``prolungamento dell'Europa''. Attraverso gli accordi economici e politici con i paesi ACP, di Africa, Caraibi e Pacifico, legati all'Unione europea dalla Convenzione di Lomé, nonché con il legame a doppio filo instaurato con quelli del Maghreb, del Medioriente e del sud-est asiatico, l'Unione europea perpetua il regime coloniale, attraverso un neocolonialismo economico e militare. Dietro le cosiddette ``missioni umanitarie'' attuate in nome del ``diritto- dovere di ingerenza'' di fatto si nascondono vergognosi accordi interimperialisti per la spartizione del mondo e per il saccheggio delle risorse e delle ricchezze nazionali dei paesi più deboli e più poveri.

Il crollo del muro di Berlino, la dissoluzione dell'Urss e la scomparsa dei paesi revisionisti dell'Est hanno altresì offerto alla superpotenza europea un'occasione irripetibile e inimmaginabile soltanto qualche anno prima. Con la sollecita creazione di appositi strumenti economici e finanziari come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi dell'Est (Bers), gli accordi economici e produttivi bilaterali e multilaterali, la concessione dello status di paesi associati, il viatico a sedere ai tavoli delle organizzazioni del capitalismo e dell'imperialismo mondiali, il varo di una politica estera e di sicurezza per il controllo e il dominio dei Balcani e dell'Est, denominata ``patto di stabilità'', l'Unione europea sta stringendo a sé i paesi dell'Europa centrale e orientale in vista di una loro progressiva inglobazione. La dipendenza economica e politica di questi paesi dall'Unione europea, che prospetta loro una sofferenza e uno sfruttamento mai conosciuti fino ad oggi, ha raggiunto un punto tale che uno dopo l'altro li sta spingendo a rompere ogni indugio e a chiedere l'ingresso nell'Europa imperialista.

3 - L'UNIONE EUROPEA OBBLIGA L'ITALIA A PERSEGUIRE UNA POLITICA FERREAMENTE LIBERISTA, ANTIPOPOLARE, IMPERIALISTA E NEOCOLONIALISTA.

Le manovre finanziarie di lacrime, sudore e sangue dei governi Andreotti VII, Amato e Ciampi nonché l'attivismo internazionale con le campagne del Golfo e in Somalia hanno tratto linfa vitale dall'appartenenza del nostro Paese all'Unione europea. Non che la politica interna ed estera italiana sarebbe stata di segno opposto, tuttavia l'adesione a questa alleanza imperialista presuppone dei vincoli ferrei che vanno rispettati senza discussioni o mediazioni.

Governo e parlamento del regime neofascista firmando e ratificando il Trattato di Maastricht hanno permesso che la politica economica e finanziaria dei prossimi anni sia quella dettata da Bruxelles, pena vere e proprie sanzioni, hanno accettato di contribuire a pagare i costi della grande Germania egemonista e dilapidato le riserve valutarie nel vano tentativo di mantenere la lira nel Sistema monetario europeo, di avere entro il Duemila una moneta unica e una Banca centrale europea che rispecchieranno i rapporti di forza a nostro sfavore con le economie dei paesi più forti.

Nello specifico il prezzo dell'adesione dell'Italia all'Unione europea lo hanno già pagato gli operai di Bagnoli e dell'Ilva di Taranto vittime della ristrutturazione della siderurgia comunitaria, gli agricoltori e gli allevatori gettati sul lastrico da una politica agricola comune iniqua, delle quote e della messa a riposo forzata delle terre, il martoriato Mezzogiorno che annovera regioni tra le più povere d'Europa, verso le quali i tanto sbandierati contributi comunitari appaiono sempre più delle chimere.

L'espansione internazionale della superpotenza europea e il varo della politica estera comune hanno altresì rinverdito i mai sopiti appetiti imperialisti e neocolonialisti della borghesia nostrana. L'Italia si è sentita legittimata, grazie ai posti di dirigenza e gli incarichi ricevuti in sede comunitaria, a fare la voce grossa nel Mediterraneo, nei Balcani, nel Golfo e in Somalia ritagliandosi un proprio spazio nello scacchiere imperialista mondiale e ingerendosi negli affari interni di popoli e paesi sovrani.

Per contro noi marxisti-leninisti ribadiamo il nostro appoggio antimperialista militante, totale e incondizionato, alle lotte di liberazione nazionali condotte dai popoli di tutto il mondo per l'indipendenza e la libertà dall'oppressione esercitata dalle superpotenze imperialiste.

4 - L'UNIONE EUROPEA OBBLIGA L'ITALIA A PARTECIPARE A UNA QUALSIASI GUERRA LOCALE, REGIONALE O MONDIALE PER LA RISPARTIZIONE E PER L'EGEMONIA DEL GLOBO.

I fautori dell'integrazione europea dichiarano che i loro progetti in campo militare non hanno niente a che fare con operazioni belliche e che la loro ispirazione è profondamente pacifica. Intanto affidano all'Unione dell'Europa occidentale (Ueo) nuovi e più ampi poteri, braccio armato della superpotenza europea e pilastro della difesa comune, ribadiscono la validità del suo trattato istitutivo che all'articolo 5 prevede l'automatica entrata in guerra nel caso un paese membro dovesse essere oggetto di una aggressione armata, varano il primo nucleo del futuro esercito comune, reclamano eserciti professionali in tutti gli Stati membri. Come si spiega tutto ciò se non con la sete dell'imperialismo europeo di potersi ingerire e espandere anche militarmente in nuove zone del mondo?

Quale membro della Ueo l'Italia ha partecipato attivamente all'aggressione militare imperialista all'Irak e ha addirittura diretto operativamente l'accerchiamento della Bosnia e il blocco navale contro la Serbia e il Montenegro, violando la Costituzione ed esponendo il Paese a malaugurati pericoli di ritorsioni e rappresaglie.

E questo può essere considerato solo l'inizio. Nel mondo crescono le contraddizioni interimperialiste, in particolare tra Usa, Unione europea e Giappone, per il dominio assoluto del globo. Al momento esse si esplicano nelle ripetute guerre commerciali tra i vari blocchi ma all'orizzonte già se ne intravedono delle nuove e ben più pericolose per la pace e l'indipendenza nazionale, che potrebbero scatenare nuove guerre imperialiste, questa volta armate.

5 - IL PARLAMENTO EUROPEO E' UN ORGANO, PERALTRO SENZA POTERI FONDAMENTALI, FUNZIONALE ALLA POLITICA IMPERIALISTA DELL'UNIONE EUROPEA.

Le ``nuove attribuzioni'' del parlamento europeo concesse dal Trattato di Maastricht non ne mutano il ruolo di semplice assemblea consultiva. Neppure quando e se avrà nuovi poteri l'assemblea di Strasburgo potrà cambiare nella sua sostanza. E' e rimarrà una sovrastruttura di questa alleanza imperialista al servizio dei governi e dei monopoli europei, composto da politicanti borghesi gratificati con stipendi da nababbi, privilegi a non finire, viaggi di piacere e assenteismo legalizzato, che fanno inorridire di fronte alla povertà e alla miseria a cui sono condannati strati sempre più larghi della popolazione europea.

In questo quadro l'astensionismo come lo intendiamo noi marxisti- leninisti colpisce al cuore l'Unione europea imperialista, le fa venir meno il consenso delle masse, chiamate in causa meccanicamente ogni 5 anni solo per dare legittimità democratica all'alleanza imperialista europea, la isola e ne smaschera l'essenza e il suo progetto economico, politico e istituzionale.

6 - L'UNIONE EUROPEA E' UN GROSSO OSTACOLO ALLA AVANZATA E ALLA VITTORIA DEL SOCIALISMO IN ITALIA, IN EUROPA E NEL MONDO.

L'Unione europea porta alla fascistizzazione, alla militarizzazione, alla repressione poliziesca su grande scala, fomenta il razzismo, lo sciovinismo, l'irredentismo. Moltiplica cioè quanto sta già avvenendo in Italia con l'avvento della seconda repubblica neofascista e col governo neofascista e piduista Berlusconi che si profila. Ciò pone un grosso ostacolo allo sviluppo della lotta per il socialismo nel nostro Paese, nel continente e nel mondo intero.

Noi marxisti-leninisti siamo favorevoli a un'Europa senza più barriere, siano esse fisiche o economiche, per facilitare la fratellanza fra i popoli facendo godere alla collettività e non a un pugno di pescicani capitalisti i frutti di tale unione. Ma ciò è impossibile se non si raderà al suolo l'imperialismo e non si realizzerà il socialismo; battersi per l'Europa dei popoli e socialista rimane un dovere per chiunque si professi antimperialista e aspiri ad un'Europa senza più sfruttati e sfruttatori. I marxisti-leninisti italiani faranno la loro parte perché un giorno venga instaurata la Repubblica popolare socialista d'Europa.

Nell'immediato occorre rilanciare la parola d'ordine dell'uscita dell'Italia dall'Unione europea, dalla Ueo così come dalla Nato; combattere politicamente e nelle piazze in primo luogo l'imperialismo italiano e europeo che sono quelli che ci stanno di fronte e ci sbarrano la strada verso la libertà, l'emancipazione sociale e il socialismo; ricercare l'unione del proletariato e dei lavoratori europei su lotte comuni quali quelle contro la disoccupazione, la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali a parità di salario, la difesa dell'ambiente, mettendo a nudo tutte le gravi responsabilità che pesano come macigni sulle spalle del capitalismo e dell'imperialismo.

Per noi marxisti-leninisti il rapporto con questa Europa dei monopoli è e rimane una questione di principio, ideologica e di classe. Il PMLI in quanto Partito del proletariato, del socialismo, dell'internazionalismo proletario, dell'antimperialismo e dell'antifascismo si è battuto fermamente ieri contro i Trattati di Roma e la Cee e si batte oggi con la stessa determinazione contro il Trattato di Maastricht e l'Unione europea. Abbiamo sempre rifiutato la superpotenza europea. Non l'abbiamo mai accettata perché quello che a noi interessa è il bene del nostro popolo e di tutti i popoli dell'Europa e del mondo. Quello che vogliamo distruggere sono invece i monopoli, i loro Stati e le loro alleanze reazionarie e imperialiste.

Il Comitato centrale del PMLI

Firenze, 25 Aprile 1994