Ocse e Fmi: "Usa verso la recessione"
L'economia è ferma

Nelle valutazioni economiche recentemente pubblicate, l'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, registra una crescita inferiore alle previsioni per i Paesi industrializzati e rilancia l'allarme che arriva dalla difficile situazione economica americana che va verso la recessione e rischia di trascinare al fondo gli altri paesi. Secondo il capo-economista dell'Ocse, Jorgen Elmeskov, "la crisi dei mercati finanziari non svanirà presto", avrà impatti negativi in particolare sulle banche e sugli investitori. Sulla stessa lunghezza d'onda si sono espressi gli esperti del Fondo monetario internazionale.
Secondo i dati dell'Ocse negli Usa il prodotto interno lordo salirà solo dello 0,1% nel primo trimestre del 2008 mentre per il secondo semestre è prevista una crescita zero. Un peggioramento di mezzo punto rispetto alle previsioni che l'organismo aveva fatto solo tre mesi fa, a fine 2007. Il rapporto afferma che negli Usa "può essere ancora troppo presto parlare di recessione, ma con il passo delle attività economiche, assestato così al di sotto del potenziale, è chiaro che lo stallo si sta rapidamente accentuando". Il baratro della recessione si avvicina.
Le continue turbolenze finanziarie e le conseguenze della crisi dei mutui hanno valicato i confini degli Stati Uniti, sottolinea l'Ocse, perché "l'economia reale non è al riparo dalle turbolenze finanziarie" e quindi "le prospettive di breve termine dell'economia mondiale sono peggiorate". In particolare l'Ocse taglia anche le stime della variazione congiunturale del pil in Europa e ritiene che sarà pari soltanto a +0,5% nel primo trimestre 2008 e a +0,4% nel secondo.
Stessa analisi da parte del Fmi che nel documento preparato per le riunioni economiche di primavera afferma che la crisi dei mutui subprime, che ha travolto i mercati finanziari, ha inferto un duro colpo all'economia statunitense. Secondo il Fondo, "gli indicatori per l'inizio del 2008 suggeriscono che l'economia resta molto debole, certamente vicina a una possibile recessione" e che i rischi in questo senso sono "chiaramente aumentati". Nelle stime del Fmi il pil Usa nel corso del 2008 dovrebbe comunque crescere dell'1,5% che è comunque uno 0,4% in meno rispetto alle stime precedenti; anche nel 2009 le stima è ridotta di un punto, e secondo il Fmi, l'aumento negli Usa sarà solo dell'1,7%.
Un segnale delle difficoltà dell'economia americana è dato dal valore del dollaro che dall'inizio del 2002, sottolinea il Fmi, "si è deprezzato di circa il 25% in termini reali, in uno dei più consistenti episodi di svalutazione da dopo Bretton Woods", dalla conferenza che nel dopoguerra definì un sistema di regole e procedure per la politica monetaria internazionale. In altre parole quella del dollaro è la crisi più forte degli ultimi sessanta anni.

2 aprile 2008