E' controllato, secondo il quotidiano inglese "Guardian", da oscure società offshore
Grazie a Mussolini il Vaticano ha un impero immobiliare di 650milioni di euro
Frutto della cifra pagata dal regime fascista in cambio della firma dei Patti lateranensi

Un'inchiesta del quotidiano inglese Guardian porta alla luce un vero e proprio impero immobiliare controllato dal Vaticano attraverso società off-shore in terra inglese e non solo: con un'accurata inchiesta giornalistica durata mesi il famoso giornale londinese ha seguito le tracce di questo tesoro immobiliare del Vaticano, e la cosa non è stata agevole perché il giornale si è dovuto ripetutamente scontrare con una serie di ostacoli giuridici frapposti dallo Stato vaticano appositamente costituiti per mantenere la più assoluta segretezza sui suoi legami con la società British Grolux Investment Ltd che, consultando i registri immobiliari di svariati paesi, risulta formalmente titolare dell'ingente patrimonio.
Della società risultano formalmente soci i banchieri cattolici inglesi John Varley e Robin Herbert i quali però non hanno nemmeno voluto rispondere alle domande dei giornalisti mentre il segretario della società John Jenkins ha chiarito che la reale titolarità della società dipendeva da un trust, ovvero un contratto di gestione patrimoniale di diritto anglosassone, di cui i due banchieri britannici erano semplici gestori, ma rifiutandosi di dire chi fosse proprietario del capitale della società.
Il Guardian ha perciò scoperto dopo ulteriori ricerche che la menzionata società altro non è che una società di comodo, in quanto il suo capitale è interamente controllato da un'altra società, la Profima SA creata in Svizzera ed avente ora sede legale presso la banca JP Morgan di New York.
La Profima appartiene al Vaticano sin dalla sua fondazione negli anni '30 e salì alle cronache durante la seconda guerra mondiale quando i servizi segreti britannici resero noto, accusandola di svolgere attività finanziarie contrarie agli interessi degli Alleati, che il banchiere Bernardino Nogara - direttore dell'Amministrazione speciale della Santa Sede sin dal 1929 - l'aveva gestita dalla sua fondazione investendovi una somma equivalente agli odierni 65 milioni di euro, somma data dal governo fascista italiano in contanti alla Santa Sede ai sensi dell'articolo 1 della Convenzione finanziaria (parte integrante dei Patti lateranensi) stipulata nel 1929 per la riparazione dei sedicenti danni di guerra ai danni dell'ex Stato pontificio che era stato menomato di territori nel 1860 e completamente invaso nel 1870.
In poche parole, il Vaticano esportò in Svizzera il capitale così ricevuto da Mussolini, costituì e capitalizzò la Profima ed acquistò tramite di essa immobili in vari Stati europei diversificando così territorialmente i suoi investimenti, curando sempre però di effettuarli al sicuro in nazioni di solida tradizione capitalista come la Gran Bretagna, la Francia e la Svizzera, tanto che oggi tale patrimonio complessivo ammonta a circa 650 milioni di euro con prestigiosi locali e edifici nella City londinese come la sede della gioielleria Bulgari o la sede della banca di investimenti Altium Capital, ma anche blocchi di appartamenti in Francia e Svizzera.

10 aprile 2013