Reportage del delegato del Comitato centrale del PMLI
A Gori, con emozione alla casa natale di Stalin e al museo a lui dedicato
Invitato sul palco della manifestazione commemorativa di Stalin e intervistato dalle tv. La direzione del museo mette in mostra i doni del PMLI. Stupore e ammirazione generali verso il PMLI e "Il Bolscevico". La "Reuters" pubblica una foto con i doni del Partito posti davanti alla casa di Stalin
Coronata con grande successo la commemorazione del grande Maestro del proletariato internazionale nel 60° della scomparsa

Con grande gioia rivoluzionaria e un'emozione internazionalista proletaria non ancora sopita redigo questo resoconto della missione svolta in Georgia, patria di Stalin, nel cuore del Caucaso, a cavallo di Europa e Asia, a nome e per conto del CC del PMLI. Il 5 Marzo 2013, 60° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale, "rimarrà per sempre negli annali della storia del PMLI". Questo primo commento rilasciatomi telefonicamente dal Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, appena sono tornato nel nostro Paese, mi rimarrà per sempre nella testa e nel cuore, così come non scorderò mai tutto l'appoggio ricevuto dal compagno Mino Pasca.
Applicando lo stile e la linea del Partito, con lo stesso spirito di sacrificio e di iniziativa mostrati dagli impareggiabili compagne e compagni in tutta Italia nell'ultima campagna elettorale astensionista e nelle manifestazioni per Stalin, abbiamo colto un altro grande successo, mostrando, a quasi 3.000 chilometri di distanza, quanto sia immensa la forza ideologica, politica e organizzativa del nostro Partito, che come un potente magnete ha attirato le attenzioni dei difensori di Stalin e dei sinceri comunisti locali.
Spero, con questo reportage, di fare rivivere al meglio alle militante e ai militanti del PMLI, ai simpatizzanti e agli amici e ai lettori de "Il Bolscevico" le emozioni di questi due giorni intensissimi, faticosissimi ma pregni di gioia marxista-leninista.

L'arrivo a Tblisi e la realtà georgiana
Per motivi logistici e di collegamenti aerei internazionali la base di partenza della missione è stata Tblisi, la capitale della Georgia, 1.500.000 abitanti. Già dall'arrivo in piena notte, percorrendo i 14 chilometri che separano l'aeroporto Novo-Alexeyevka dal centro di quella città che ospitò il giovane Stalin nel suo seminario, fino ai giorni seguenti, l'impatto con la Georgia è stato devastante. Una capitale ferma all'epoca sovietica come strutture e infrastrutture, innovative e all'avanguardia allora e diventate oggi obsolete, le strade per lunghi tratti divelte o piene di buche, perennemente allagate dalle copiose piogge e dalle nevi che si sciolgono, palazzi e semplici abitazioni fatiscenti; interi quartieri decrepiti, muri scrostati.
Qui è lampante di come il capitalismo non abbia portato nessun paradiso. Balza agli occhi una povertà che si taglia a fette e che colpisce in particolare gli anziani costretti a stare tutto il giorno per strada, sotto temperature polari, a chiedere l'elemosina o a rovistare nei cassonetti, mentre i "più fortunati" li trovi nelle vie a vendere oggetti personali per pochi lari (la moneta locale) o cibarie varie (qui si vedono esclusivamente donne), mentre gli uomini con le loro auto inquinanti anni '80 fanno i taxisti, naturalmente a nero. I senza-lavoro più o meno giovani li trovi attaccati alle macchinette slot-machine, alla ricerca di vincite illusorie per arrivare almeno al giorno dopo.
Insomma tutte vittime sacrificali del capitalismo, cresciute "in un sistema che garantiva almeno pane, casa e lavoro - mi ricorda con tristezza uno dei tanti taxisti anziani incontrati - e impoveriti nel nuovo sistema economico liberale".

A Gori, città natale di Stalin
All'indomani mattina sfidando le difficoltà linguistiche, trovare qualcuno che parli inglese o altre lingue occidentali è pressoché un miracolo, e le indicazioni approssimative scritte esclusivamente nell'illeggibile per noi alfabeto locale, nonché un'abbondante nevicata e il gelo pungente mi imbarco su uno dei tanti minibus che fanno la spola tra Tblisi e Gori, spostando centinaia di lavoratori e studenti. Tra le due città corrono 70 chilometri di autostrada dritti, in teoria liberi, ma in questo periodo completamente innevati e ghiacciati. Il minibus su cui viaggio impiega un'ora e mezzo per percorrerli zigzagando tra auto capovolte o tamponate. L'arrivo a Gori, città di circa 60 mila abitanti, mi dà le stesse sensazioni negative di Tblisi. Povertà di molti e ricchezza di pochi.
Stessa fatiscenza e abbandono che, non a caso, sembrano un po' interrompersi una volta imboccata la lunghissima Stalin avenue, il grande viale intitolato al Maestro del proletariato internazionale. Il camminamento centrale è intervallato da scalinate e strutture in marmo bianco e fontane, ai lati gli alberi danno una gradevole parvenza di parco cittadino. Da qui intuisco subito come la città natale di Stalin sia rimasta tuttora fedele al suo "Soso" e come si tenga da queste parti all'uomo e personaggio storico non a caso definito da Lenin il "magnifico georgiano".
Una postazione della polizia governativa sulla sinistra mi indica che sono giunto al grande complesso dedicato a Stalin, che inizia con la sua casa natale; una semplice abitazione in legno a un piano, dove nacque il 21 dicembre 1879, sormontata fin dagli anni '30 da una struttura a colonne in stile neoclassico. L'esterno è ancora quello originale dei Djughashvili, così come la disposizione dei mobili all'interno. Mentre l'interno della casa è stato restaurato, intonacato e imbiancato, negli anni '60. Delle piccole scale portano ad un seminterrato dove il padre di Stalin svolgeva il mestiere di calzolaio.
Dietro la casa natale si staglia una splendida statua del grande Maestro, che con il suo sguardo sembra accompagnare i visitatori che si recano al museo di Stato sito di fronte e posizionato all'interno di un grande palazzo con torretta in stile sovietico, a lui intitolato e aperto ufficialmente nel 1957. Il museo fu poi chiuso nel 1989 e riaperto definitivamente nel 1993.
Il museo di Stalin e la sua gestione prima della visita ci ponevano non pochi punti interrogativi. Le notizie che avevamo erano contrastanti anche se c'era la presa di posizione del nuovo presidente georgiano, il miliardario filorusso Bidzina Ivanishvili, di voler trasformare il museo di Stalin in un museo "dei crimini di Stalin". Lo avranno già fatto? Entro e chiedo della biglietteria, ottengo la possibilità di scattare foto e accetto di avere una guida personale in lingua inglese. La guida è una giovane ragazza che insieme ad un poliziotto mi invitano a depositare lo zaino che avevo a tracolla, all'interno del quale c'era la dotazione degli omaggi di Partito: alcune copie dei numeri 1 e 7 de "Il Bolscevico" speciali su Stalin, dei manifesti realizzati sempre per il 60° Anniversario della morte, i 2 dvd (2003 e 2013), le spille commemorative, nonché tre copie della splendida targa in italiano e in inglese realizzata ad hoc a firma del CC del Partito su cui si legge: "5 marzo 2013, 60° Anniversario della scomparsa di Stalin. All'immortale Stalin, artefice a fianco di Lenin, della Rivoluzione d'Ottobre, dell'edificazione del socialismo in Urss, grande Maestro del proletariato internazionale, il perenne ricordo riconoscente del Partito marxista-leninista italiano impegnato ad applicare i suoi insegnamenti universali nella lotta di classe per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista. Con Stalin per sempre contro il capitalismo, per il socialismo!". Non avendo certezze su come sarebbe stato accolto il nostro dono e su quello che avrei visto all'interno, non potendo portare niente in mano con uno stratagemma eludo guida e poliziotto e mi nascondo una copia della targa sotto il pesante maglione. Mi servirà, eccome, poco più tardi.
La visita al museo si apre salendo una bellissima scalinata coperta da un grande tappeto rosso. In cima un'altra grande statua di Stalin scruta il nostro passaggio. La mostra sulla vita e l'opera di Stalin si sviluppa cronologicamente attraverso sei enormi stanze. Dallo Stalin giovane, all'organizzazione dei primi atti rivoluzionari, passando dalla Rivoluzione d'Ottobre, al rapporto ombelicale con Lenin, alla collettivizzazione socialista, all'edificazione del socialismo, al rapporto con le masse operaie e lavoratrici, alla gioiosità verso giovani e giovanissimi, agli stretti legami con poeti, scrittori e musicisti, fino alla grande guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo, agli omaggi e encomi ricevuti per il suo 70° compleanno nel 1949, terminando con gli ultimi anni di vita, congresso del PCUS del '52 e maschera mortuaria in bronzo. Tutto attraverso foto bellissime, prime pagine di giornali dell'epoca, busti, ritratti, dipinti di inestimabile valore, oggetti personali del grande Maestro del proletariato internazionale, compreso l'ufficio originale utilizzato al Cremlino e tutto illustrato con notevole correttezza storica, ideologica e politica. Di testimonianze sui cosiddetti "crimini di Stalin" nemmeno l'ombra. Anche i commenti e le spiegazioni della guida si fanno sempre più partecipi man mano che capisce chi si trova di fronte. Con vanto mi mostra la teca, all'interno della sala dedicata esclusivamente ai regali ricevuti da Stalin da tutto il mondo nel '49 per il suo 70° compleanno, con quelli provenienti dall'Italia: un servizio di tazze e piatti delle donne comuniste italiane, una collezione di pipe, del pregiato vino con tanto di erogatori.
Personalmente mi soffermo sui regali di Mao che coprono un'intera teca, affiancata da drappi rossi con gli auguri in cinese. Poco più avanti il maestoso dipinto che ritrae Stalin e Mao nel loro incontro di Mosca.
Usciti dal museo il programma prevede la visita alla casa natale di Stalin già descritta. La guida mi fa entrare e mi spiega. All'uscita un giovane russo si aggrega a noi per vedere l'ultima attrazione del complesso museale dedicato a Stalin, il vagone verde da lui utilizzato per i suoi spostamenti in treno all'interno e all'esterno dell'Unione Sovietica. "Stalin aveva paura di volare - mi spiega la guida -, preferiva il treno. A costo di passarvi intere settimane". E a questo scopo il suo vagone era una vera e propria abitazione con tanto di bagno, cucina, camere da letto, ufficio personale e sala riunioni. In questo modo, su una struttura all'avanguardia tutta in acciaio e pesante ben 83 tonnellate, Stalin aveva raggiunto sia Yalta che Teheran per partecipare alle due conferenze internazionali con gli alleati durante la guerra di liberazione dal nazifascismo.
Dentro il vagone ho tirato fuori per la prima volta la targa del PMLI invitando il giovane russo, che nel frattempo si era qualificato come stalinista convinto, a fotografarmi. Lui stesso mi ha chiesto subito dopo di contraccambiargli il favore, facendosi fotografare anche lui con la targa. A quel punto anche la guida rimasta sorpresa dalla visione ha iniziato a chiedermi notizie sul Partito e prima di uscire ha chiesto al russo di fotografarci insieme. Terminata la visita siamo rientrati nel museo e ho detto alla guida che a quel punto dovevo lasciare dei doni per la direzione del museo. Li ho tirati fuori tra la sorpresa generale e spiegato uno per uno il loro significato. L'entourage del direttore del museo Stalin mi ha comunicato la sua assenza in sede, ringraziato per i doni e mi ha dato appuntamento per l'indomani. Sono ormai le quattro del pomeriggio e conviene rientrare, a Tblisi.

L'Anniversario della morte di Stalin
Il 5 Marzo riparto da Tblisi alla volta di Gori. Un mazzo di garofani rossi e una composizione floreale sempre rigorosamente rossa trovati e trasportati non senza difficoltà mi accompagnano verso il complesso di Stalin. Oggi piove solo a tratti ma non nevica. In compenso spira un vento fortissimo e gelido. Decido di apporre il mazzo di fiori alla base della statua di Stalin con la targa commemorativa e i 2 numeri speciali de "Il Bolscevico". Il fortissimo vento purtroppo mi spazza via tutto, ma attira l'attenzione di un comunista georgiano che dopo avermi chiesto da dove venivo inizia ad aiutarmi. Insieme decidiamo di alzare fiori e targa dalla base agli stivali della statua. La polizia che già ci seguiva da lontano ci intima di togliere il tutto dalla statua e riappoggiarli alla base. Dopo una breve trattativa accettano la nostra soluzione e il comunista georgiano mi chiede di farsi fotografare con i 2 numeri speciali su Stalin.
Sistemato il primo omaggio floreale del Partito mi dirigo verso la casa natale per deporvi il secondo. Da poco era iniziata la manifestazione commemorativa dell'Organizzazione stalinista regionale georgiana, i cui militanti avevano già srotolato il loro striscione inneggiante a Stalin, dispiegato al vento le bandiere rosse e deposto corone e mazzi di fiori proprio di fronte agli scalini, in quello che sarebbe diventato il palco per i discorsi celebrativi. Senza indugio mi faccio avanti e depongo anch'io fiori, targa e "Il Bolscevico" suscitando l'attenzione e la curiosità generale. Si forma un capannello intorno a me, mi chiedono da dove vengo e perché sono lì. Chiamano il leader dell'Organizzazione Alexander Lursmanashvili che approva la nostra partecipazione e ci invita a stare sul palco. Da quella postazione privilegiata dispiego lo splendido manifesto e in un lampo mi trovo addosso telecamere, microfoni, macchine fotografiche e taccuini delle reti internazionali presenti. Mi presento con: "Viva Stalin, vengo dall'Italia e vi porto il saluto fraterno e militante del Partito marxista-leninista italiano, l'unico Partito che difende strenuamente la vita e l'opera del grande Maestro del proletariato internazionale" ripetendolo anche in inglese. Le TV mi chiedono le generalità e se posso rilasciare interviste. In sequenza rispondo alle domande della Reuters, Associated Press (AP), TV di Stato georgiana e una TV russa, tutte colpite dal fatto che siamo venuti dall'Italia esclusivamente per essere lì il 5 di marzo. Mi chiedono perché celebriamo Stalin, quale è stato il suo ruolo nella storia, quale è l'attualità di Stalin.
Al termine delle interviste, che sono state seguite con interesse dai manifestanti, una donna mi mostra un enorme anello d'oro con l'effige di Stalin. L'ho baciato d'istinto e lei quasi in lacrime mi ha abbracciato calorosamente. Un altro comunista georgiano dopo avermi chiesto, in un italiano decisamente stentato ma sufficiente per capirci, da che parte d'Italia venivo, ha tenuto a dirmi che negli anni '60 e '70 era stato più volte in Toscana e in particolare a Empoli dove aveva rapporti con il PCI locale. Ha voluto una copia de "Il Bolscevico" e parlato dei rapporti tra Stalin e Togliatti. Un membro del PC georgiano, di Tblisi, mi ha mostrato la tessera della sua appartenenza al KGB per oltre 25 anni dicendomi che lui è nato e morirà comunista. Ha implorato una copia del manifesto del Partito su Stalin: "sono anni che non ne vedo uno bello così".
Euronews nel suo servizio serale ha mostrato i fiori e la targa del PMLI di fronte alla casa natale di Stalin, mentre la Reuters ha pubblicato una foto in cui sono esposti il numero 7 de "Il Bolscevico" e i fiori del Comitato centrale. I media italiani l'hanno vergognosamente ignorata. Mentre dal palco si susseguivano gli interventi e i discorsi celebrativi con tanto di megafono, tra l'altro apprendo che nello scorso dicembre ad Alvani, cittadina nel nord-ovest della Georgia, è stata inaugurata una nuova statua di Stalin, mi sposto per vedere cosa succedeva davanti al museo. I nostri fiori erano ancora al loro posto ma la targa era sparita, troppo bella per resistere. Tiro fuori l'ultima rimasta e la riposiziono. Di lì a poco una numerosa scolaresca di Gori in visita speciale al museo ha attorniato gioiosamente la grande statua di Stalin. Incuriositi dalla targa sui fiori si sono subito messi in posa per essere fotografati, prima da soli e poi con un membro dell'Organizzazione stalinista locale che mi ha manifestato la sua speranza nelle giovani generazioni georgiane. "Possono dare molto - ha detto - se seguiranno gli insegnamenti del grande Stalin".
Il tempo scorreva inesorabile e io dovevo recarmi all'incontro con il direttore del museo. Mi fanno attendere un po'; il direttore, mi dicono, "sta aspettando l'interprete per poterla ricevere". Dopo poco vengo prelevato e condotto tra diversi corridoi del palazzo in direzione. Al tavolo del suo studio trovo la direttrice Liana Okropiridze, una donna sulla sessantina, affiancata dal suo braccio destro, anche lei donna che conoscendo l'inglese svolgeva la funzione di interprete. "Lei non è solo la mia segretaria - mi dice la direttrice del museo - ma la più grande conoscitrice di Stalin di tutta la Georgia". L'incontro è intenso e proficuo. La direttrice mi ringrazia per i graditi doni del Partito, tanto apprezzati che a solo 24 ore di distanza facevano già parte della mostra temporanea allestita nella prima sala, in splendida compagnia di quadri, foto e oggetti originali pervenuti per l'occasione da tutta la Georgia e dalla Russia. Li vedo dal monitor di ordinanza dello studio della direttrice e fanno un figurone. "Il Bolscevico" n.7 e il manifesto affissi, mentre di fronte su un tavolino campeggiavano i 2 dvd e il n.1. Un successo enorme, un riconoscimento internazionale senza precedenti nella storia del Partito.
Naturalmente mi pongono domande sul PMLI e "Il Bolscevico", parlo delle nostre manifestazioni in tutta Italia per celebrare Stalin, mi chiedono cosa ne penso del museo e mi spiegano il loro difficile ruolo di mediazione con il governo. Le invito a non cedere nella difesa di Stalin. Ci salutiamo fraternamente. "L'anno prossimo - mi dicono - torni e porti una delegazione del suo Partito. Sarete nostri ospiti". Prima di uscire voglio tornare a vedere dal vivo i nostri materiali esposti e con grande soddisfazione vedo che suscitano l'interesse dei visitatori. Molti dei quali erano presenti già ore prima alla manifestazione di fronte alla casa natale di Stalin. Mi riconoscono in diversi e mi chiedono se ho ancora giornali, manifesti, targhe. Tutto esaurito, al di là di ogni più rosea previsione.
Seppur molto soddisfatto di questa incredibile due giorni mi ricordo che in piazza mi avevano detto che una splendida statua di Stalin troneggiava nel lato arrivi della stazione ferroviaria di Gori. Sarà quello il mio saluto finale al grande Maestro del proletariato internazionale. Riprendo il viale Stalin nel senso opposto, tre chilometri a piedi per arrivare alla stazione. Mi affianca un pullman anni '60 pieno di comunisti che erano venuti a Gori per celebrare Stalin. Dalla radio interna echeggiavano l'inno dell'Unione Sovietica e canti inneggianti a Lenin, Stalin e il socialismo. Anche loro mi avevano riconosciuto e mi offrono di salire per tornare a Tblisi. Li ringrazio e li saluto a pugno chiuso.
Arrivo alla stazione pressoché deserta. Sono pochissimi i treni per/da Gori e per questo una sala d'attesa è stata chiusa; all'interno come in una grande teca che la protegge ecco stagliarsi l'enorme statua di Stalin. Mi ritengo soddisfatto e stanchissimo mi dirigo a riprendere uno dei tanti ormai familiari minibus per ritornare a Tblisi.
Da lì a poche ore nella notte dovrò ripartire per tornare in Italia. Felicissimo e orgoglioso di questa missione impegnativa e faticosa ma entusiasmante com'è la causa per cui si è battuto Stalin e continuiamo a batterci noi marxisti-leninisti italiani contro il capitalismo, per il socialismo.

Erne
13 marzo 2013