Caritas, Fondazione Agnelli e Treellle vogliono abolire gli insegnanti di sostegno

A metà giugno dalla Caritas, organismo della Conferenza Episcopale italiana, ma anche dalla Fondazione Agnelli, che tra i dirigenti ha personaggi della famiglia Agnelli, ma anche l'ex-sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, (PD); Gianni Letta, esponente del PDL, il commissario europeo Mario Monti, il nuovo Valletta, Sergio Marchionne, e da Treellle che tra i soci fondatori ha sciacalli dell'alta finanza italiana come Fedele Confalonieri, Pietro Marzotto, Marco Tronchetti Provera, è arrivata la proposta di abolire la figura del docente di sostegno.
La proposta è stata avanzata durante la presentazione del Rapporto "Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte", tenuta a Roma. A sostenerla, oltre a Valentina Aprea, PDL, presidente della commissione Cultura della Camera, e prima firmataria del progetto di legge per la trasformazione delle scuole in fondazioni private e per la "riforma" dello stato giuridico dei docenti, anche a Maria Letizia De Torre, PD, segretaria della stessa commissione.
Con un colpo di spugna verrebbero cancellate circa 100 mila cattedre in Italia: un attacco devastante che, se portato a termine, metterebbe in ginocchio decine di migliaia di lavoratori e l'intera scuola pubblica italiana, con una ricaduta insostenibile sui precari, sugli alunni disabili, sulle loro famiglie.
Il sistema che attualmente prevede in Italia l'integrazione degli studenti disabili nelle classi delle scuole pubbliche è stato definito nel Rapporto un "inaccettabile spreco di risorse e di competenze". Lo spreco per i magnati dell'alta finanza italiana sarebbero i circa 4 miliardi di euro che il ministero spende annualmente per le retribuzioni dei docenti di sostegno, più gli stanziamenti degli enti locali per i 25.000 operatori, assistenti individuali o alla comunicazione, necessari all'integrazione degli studenti disabili a scuola.
La dimostrazione che i docenti di sostegno e i tecnici sono superflui Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, la troverebbe nel fatto che, nonostante le spese sostenute dallo Stato "l'Italia è il paese dove i disabili hanno maggiori difficoltà a trovare lavoro, malgrado gli obblighi previsti per legge".
C'è da chiedersi cosa c'entrino i docenti di sostegno con l'alta disoccupazione dei disabili in Italia, che piuttosto è da ricondurre alla mancanza di volontà del governo di intervenire per risolvere il problema, come non si interviene sull'enorme tasso di disoccupazione generale che affligge i giovani italiani. Argomento, comunque, ipocrita dal momento che sulla sorte dei 100 mila docenti e dei 25 mila assistenti Gavosto non spende una parola.
Evidentemente l'oggetto del contendere è un altro. Le organizzazioni ecclesiastiche e le Fondazioni private da qualche tempo guardano con grande interesse al bacino degli studenti disabili italiani, grazie ai quali intendono lucrare impossessandosi dei fondi pubblici destinati alla loro istruzione. Buttare fuori dalla scuola decine di migliaia di lavoratori è condizione essenziale per appropriarsi di quelle risorse pubbliche.
A pagare sarebbero in prima persona anche i circa 200 mila studenti disabili della scuola italiana che non vedrebbero più garantito un effettivo diritto allo studio. La proposta di trasmettere le basi della didattica "speciale" a tutti i docenti in servizio nella scuola pubblica italiana è un pannicello caldo. Infatti, se i docenti hanno già enormi difficoltà a seguire l'istruzione di classi con un sempre maggiore numero di studenti, non è pensabile che essi da soli possano anche occuparsi dell'istruzione degli studenti che gioco forza verrebbero abbandonati ed isolati in un fondo di classe.
Non si capisce poi dove si troverebbero i fondi per formare circa un milione di docenti italiani sulle questioni specifiche dell'handicap, dati i drammatici tagli a cui la Gelmini e il governo hanno sottoposto la scuola italiana.
I magnati della finanza italiana hanno anche elaborato una proposta per accompagnare alla porta la categoria del docente di sostegno.
I 100 mila docenti, la stragrande maggioranza precari, verrebbero divisi in due categorie: quelli da "normalizzare", semplicemente abolendo gli elenchi degli specializzati sulla didattica per l'handicap, praticamente cancellando il loro titolo di studio e riassorbendoli sulle classi di concorso nelle quali sono specializzati. Attualmente, infatti, in Italia il docente di sostegno è dapprima uno specializzato su una qualsiasi classe di concorso per insegnare nella scuola italiane e solo dopo può conseguire, se lo sceglie e lo paga profumatamente, anche la specializzazione sul sostegno.
La proposta prevede che una seconda categoria individuata nei "più preparati", non si sa da quale commissione, che manterrebbero in qualche modo i benefici del titolo di specializzazione conseguito, ma verrebbero trasformati "in tecnici esperti operanti all'interno di uno sportello unico, a livello locale, per assistere le famiglie non solo per la formazione scolastica dei figli disabili ma anche per la loro integrazione sociale", operanti in Centri risorse per l'integrazione (Cri), ci pare di capire al servizio dei privati, non si comprende con quale tipo di contratto e funzioni dal momento che il contratto di docenza e le relative funzioni per forza di cose verrebbero a cadere.
Una terza categoria, la aggiungiamo noi, la più numerosa è composta da precari verrebbe semplicemente a perdere il posto di lavoro poiché la perdita delle cattedre di sostegno non potrebbe mai essere riassorbita sulle altre specializzazioni possedute dai docenti .
Un devastante progetto privatistico e aziendalista che preme per affiancarsi agli altri come il progetto Invalsi, la Fondazione per il merito, le premialità per gli insegnanti già in voga nella scuola italiana grazie alla gerarca di viale Trastevere, Mariastella Gelmini, PDL, e che hanno lo scopo principale di appropriarsi dei fondi destinati alle esigenze reali dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle famiglie italiane, promuovendo una scuola meritocratica, sempre più gerarchica e fascistizzata. Solo una grande mobilitazione di studenti e lavoratori e della scuola potrà fermare ora lo scempio della scuola pubblica. Ma per ottenere questo risultato e riuscire ad abrogare tutte le controriforme che sono state approvate nell'ambito dell'istruzione e dare un altolà agli sciacalli privati appoggiati da questo governo urge un nuovo 25 Aprile per mandare a casa il nuovo Mussolini e tutti i suoi gerarchi!

20 luglio 2011