Mobilità per 640 lavoratori dello stabilimento siciliano della Fiat
Accordo al ribasso a Termini Imerese
Landini cede a Passera e a Marchionne
Incentivi tagliati del 30%

Non c'è nulla ma proprio nulla di che gioire. Dopo oltre 40 anni la Fiat chiude lo stabilimento di Termini Imerese e se ne va dalla Sicilia. Il nuovo Valletta, Sergio Marchionne due anni fa annunciò che entro la fine del 2011 la fabbrica siciliana sarebbe stata chiusa e così ha fatto senza nessuna proroga, respingendo qualsiasi trattativa tesa a salvare e rilanciare produzioni e occupazione. L'intesa sottoscritta il 26 novembre presso il ministero dello sviluppo economico con l'intervento diretto del ministro Passera, tra i rappresentanti di Fiat e dei sindacati di categoria FIOM, FIM, UILM, FISMIC e UGL sugli incentivi e gli ammortizzatori sociali per accompagnare i cosiddetti "esuberi" alla pensione, non è affatto soddisfacente, è un accordo al ribasso lesivo anch'esso dei diritti dei lavoratori. Anzitutto perché conferma e decreta come minimo il taglio di 640 posti di lavoro sui circa 2 mila tra dipendenti di Termini e dell'indotto; non è una perdita da poco in un territorio come la Sicilia dove la fame di lavoro è fortissima. E poi perché l'indennità di "buonuscita" concordata è una miseria nemmeno sufficiente a sopravvivere.
Nel dettaglio l'accordo governo, sindacati, Lingotto prevede per i 640 lavoratori che nei prossimi sei anni matureranno la pensione: un incentivo complessivo medio di 22.850 euro, ossia 460 euro al mese per quattro anni, più il mancato preavviso e il "premio di fedeltà". In pratica i lavoratori riceveranno 4.445 euro nel primo anno e 5.921 euro per gli anni successivi. Il costo complessivo per il Lingotto sarà di 21,5 milioni di euro. Gli altri due anni che mancano per la pensione saranno ricoperti con la cassa integrazione. La Fiat si è mostrata tirchia e avara con i lavoratori del suo ex stabilimento siciliano. Sulla base di una tabella che in casi analoghi ha applicato (lo ha fatto anche di recente per la vicenda dell'Iribus di Avellino) avrebbe dovuto sborsare per coprire l'intero importo degli incentivi oltre 30 milioni di euro. Invece, in modo del tutto ingiustificato Marchionne non voleva dare più di 15 milioni, cioè la metà del dovuto. In questo modo 200 lavoratori dei 640 "esuberi" sarebbero rimasti senza sostegno economico. La lotta intrapresa dai lavoratori con un presidio permanente dei cancelli della fabbrica e la mediazione (al ribasso) imbastita dal neoministro Corrado Passera (ex vicepresidente della Intesa/San Paolo, banca di riferimento della famiglia Agnelli) ha fatto salire il contributo della Fiat di 6 milioni di euro. Ma all'appello ne mancano altri 8,5 pari al 30%.
Il giudizio della FIOM di Landini è di insoddisfazione, ritiene che l'accordo sia insufficiente ma alla fine ha piegato il capo e l'ha firmato. "La Fiat ha approfittato della situazione - ha detto Enzo Masini. Responsabile del settore auto - e ha imposto una riduzione delle tabelle che solitamente usa in questi casi. Nemmeno il Governo è riuscito a farle fare retromarcia. Rimane l'amarezza per un dispetto che Fiat ha voluto fare ai lavoratori. Abbiamo firmato - ha aggiunto - per senso di responsabilità". Sta di fatto che la posizione sostenuta dalla FIOM fino a poco tempo fa "non un posto di lavoro vada perso" e "la Fiat non può andarsene senza una valida alternativa" è stata lasciata cadere con una facilità che stupisce..
Positivi invece i commenti degli altri sindacati collaborazionisti. Ecco cosa dice Bruno Vitali segretario FIM: "Finalmente - afferma - abbiamo raggiunto un importante punto d'intesa sulla mobilità, che sarà pari al 70% di quanto era stato richiesto, ovvero di quella che tradizionalmente Fiat ha dato ai lavoratori". Secondo Eros Panicali, segretario UILM "è stata una mediazione positiva quella del governo perché abbiamo raggiunto un buon risultato". "Siamo soddisfatti - sostiene da par suo Antonio D'Anolfo dell'UGL - di aver salvaguardato tutti i lavoratori che possono andare in mobilità. La somma era soddisfacente anche se ora dobbiamo lavorare per il futuro dello stabilimento con l'ingresso di Di Risio".
Già, "sistemata" la partita dei cosiddetti "esuberi" si apre quella ben più importante che riguarda il futuro produttivo e occupazionale della stabilimento di Termini e del suo indotto, una partita che coinvolge oltre 1.300 lavoratori. In pista come è noto c'è l'ipotesi, unica e sola, della azienda molisana Dr Motor di proprietà di Massimo Di Risio. Con Di Risio i sindacati di categoria hanno sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico un accordo che, sulla carta, prevede: la produzione di 60 mila auto all'anno a regime nei prossimi cinque anni con l'assunzione entro il 2016 di 1.312 dipendenti . Nel 2012 dovrebbero cominciare ad entrare nella nuova fabbrica 241 operai, mentre le prime automobili dovrebbero uscire entro l'anno successivo. Il governo ha già garantito due anni di cassa integrazione a zero ore agli ex operai Fiat per completare i tempi di allestimenti degli impianti e avviare le produzioni. L'imprenditore molisano potrà avvalersi di copiosi finanziamenti pubblici da parte della Regione (200 milioni di euro complessivi) e di interventi infrastrutturali, ad esempio nell'area portuale per favorire il ricevimento e la spedizione e delle merci.
Tutto bene? Sarà il tempo a dirlo. Questo Di Risio, sponsorizzato dal presidente della Regione Raffaele Lombardo che, con la sua proposta di rilevare lo stabilimento di Termini ha permesso, tra l'altro, alla Fiat di defilarsi in modo relativamente indolore, è un personaggio che suscita dubbi sulla sua affidabilità. La sua storia di industriale è piena di ombre. Il suo patrimonio non sembra essere particolarmente solido. Sarà in grado e soprattutto avrà la volontà di rispettare gli impegni che andrà a sottoscrivere?
Non è la prima volta che un imprenditore spregiudicato (a caccia di prebende pubbliche e con scopi speculativi immobiliari) acquista un'azienda per poi portarla in poco tempo al fallimento. Sarebbe una tragedia economica e sociale per Termini Imerese, e non solo.. Chi di dovere, a cominciare dalla Fiom, dovrà vigilare!

7 dicembre 2011